" RIASSUNTO ESTIVO TRAIL "

" RIASSUNTO ESTIVO TRAIL 2014 "

Ieri Santo Stefano e ieri l’altro un Natale nuovi da aggiungere ai miei ricordi di prossimo anziano, nel frattempo ne prendo le distanze macinando chilometri di corsa e se possibile superando dislivelli via via più importanti. Un regalo che ho chiesto al mio Personal Babbo Natale ? Niente dolori strani o fastidi improvvisi, strappi muscolari o peggio distorsioni alle caviglie, che le ginocchia mi sorreggano ancora per chissà quanto tempo, basta polmoniti , fasciti e speroni calcaneari, insomma questa volta nel sacco, caro BN, niente Lego o trenini Lima, soldatini o mandorlati, libretti di favole o carbone dolce, ma tanta salute. L’inverno ( se ci sarà ) passerà presto e io devo farmi trovare pronto al richiamo della natura, della corsa, della corsa in natura. Adesso che ho più tempo a disposizione per togliere il fango dalle Salomon e per mettere i pensieri nero su bianco, mi volto indietro per capire quanto fatto e dare il giusto senso alle 24 corse ufficiali del 2014 che mi hanno visto partire con entusiasmo, combattere in maniera strenua e presentarmi al traguardo distrutto ma da felicissimo finisher  . Per tutte c’è un pensiero dentro di me da accarezzare continuamente,  per alcune c’è anche quel qualcosa in più da fermare e trattenere in una memoria che non si vuole ancora allontanare dalla viva realtà . Così mi accingo a fare una rivisitazione mentale degli aspetti che in vario modo hanno offerto degli spunti emozionali legati soprattutto al paesaggio, all'ambiente, alle condizioni meteo o a qualcosa d’altro che ognuna di esse ha offerto alla mia sensibilità di trailer per diletto. Le corse di sola salita generalmente non offrono, mentre si è impegnati nello sforzo,  molta apertura a visioni più o meno panoramiche, infatti, più la strada si fa ripida più lo sguardo si abbassa, e così è stato anche in queste occasioni; viene da sé che le corse di una certa distanza ti permettono invece di godere di tutto quello che ti circonda, di filtrarlo, di considerarlo, di selezionarlo, di apprezzarlo o al contrario disprezzarlo, tempo per pensarci su non ne manca di certo, come al solito io a disposizione ne ho un pochino di più. Allora partiamo con questo riassunto estivo e sentimentale, mi sembrerà di tornare a scuola per un importante tema sulla …


3^ 10 MIGLIA AVIANO-PIANCAVALLO
sabato 29 giugno

Da Aviano per entrare in natura ci vogliono un paio di chilometri di asfalto, una strada immobilizzata per l’occasione e poi incomincia il fango di giornata che ci accompagnerà per quasi tutta la lunga salita. Sono i primi giorni d’estate ma le premesse non depositano a favore di una stagione al top; anche stanotte la pioggia avrà sicuramente costretto tutta la fauna locale e specialmente la più minuta a un fuggi fuggi verso la propria tana. Il nostro è un fuggi fuggi scaramantico, nella speranza di tenere il più possibile lontana la pioggia, non solo per il periodo della corsa ma anche per il “ terzo tempo “ che ci aspetta.
Il tradizionale OPQ ( Ognidun Porta Qualcossa ) post-corsa si dimostrerà anche questa volta all’altezza della sua fama con tavoli pieghevoli imbanditi di ogni ben di Dio grazie alla fantasia culinaria e bibitoria di tutti i partecipanti. Per chi legge, intendo i soli partecipanti triestini che per il terzo anno sono arrivati da queste parti con un pullman dedicato, che una volta scaricato il gruppo a valle, ha atteso l’arrivo alla spicciolata di tutti, a monte ovvero a Pian(o)cavallo. La parte migliore, la corsa la offre quando si abbandona decisamente la zona boschiva e si esce a percorrere un crinale erboso dove per almeno una volta è consentito voltarsi e ammirare, nubi permettendo, pianura e paesi sottostanti; so che si vede anche la laguna di Venezia, magari in altra occasione darò più tempo a questa possibilità. Quando il pendio si raddrizza si può , posso, finalmente di nuovo correre ( c’è un tratto a metà salita che si poteva, ho potuto, pure correre )  lungo una carrareccia e poi di nuovo sull’asfalto per arrivare nella triste realtà di una civiltà turistica piuttosto dimessa. Magari sarà soltanto una mia sensazione che l’uggia di questa giornata porta ad accrescere. Ho fatto meglio dello scorso anno, ma poco importa, anche oggi, come ogni volta, sono venuto per allenarmi alla corsa successiva.

1^ DOLOMITI SKY RUN
sabato 5 luglio

E’ la prima edizione, le incognite sono tante, alla fine sembreranno commenti in realtà diventeranno critiche. La Dolomiti Sky Run vedrà gli specialisti ( ma sono convinto che la maggior parte non lo è ) dell’ultratrail percorrere i sentieri dell’Alta Via n.1 delle Dolomiti. Bazzecole! Dal paesino di Ferrara di Braies in provincia di Bolzano ( Alto Adige ) alla città di Belluno ( Veneto ) senza un attimo di tregua, tutto d’un fiato, senza dormire, insomma sono più di 130 km e quasi 12000 metri di dislivello positivo, più o meno come salire ancora il Monte Bianco dopo aver già raggiunto la vetta dell’Everest. Però, c’è un però riservato a chi si presenterà con minori ambizioni, a chi non ha i km nelle gambe, a chi, per predisposizione, non li ha nelle corde o a chi vuol vivere questa esperienza in maniera più “ rilassata “ quindi, l’Alta via n. 1 ,si fa in tre ovvero in tre si farà l’Alta Via n.1.
La staffetta godrà di una poco gloriosa partenza ben 2 ore dopo il pomposo start dei  quasi 300 singles. Si poteva veramente risparmiare ai ( sigh! ) 14 staffettisti della prima frazione l’anonimo avvio svoltosi nel nulla, semplicemente equiparandoli agli altri trailers. Maurizio se ne va con il nostro, di Roberto e mio, incoraggiamento e l’arrivederci, soltanto mio, al Passo Falzarego, dove ci sarà il primo cambio, a che ora non si sa, ma di sicuro al buio. Anche Roberto se ne va, con il mio arrivederci al Passo Duràn, dove ci sarà il secondo cambio, da effettuarsi, lo spero vivamente per tutti e tre, ad un’ora decente dal momento che sarò io a cedergli il simbolico testimone.
So che dormirò molto poco in questa breve notte. Sacco a pelo nel furgone di Maurizio, parcheggio al Falzarego che vede alternarsi le automobili di accompagnatori, rumorosi motori di passaggio, chiacchiere a voce alta di gente, anche se poca, che attende l’amico al passaggio, tuoni in lontananza, pioggia a scrosci, un accenno di grandine e poi tutti i pensieri che ne conseguono; dalla preoccupazione per Maurizio, per una notte da rallysta senza navigatore su un percorso, a un certo punto, reso più difficile ,oltre che dalle intemperie, dalla presenza di neve, che già di suo non da riferimenti, immaginarsi in una notte da lupi senza pelo, alla fioca luce delle zipke; alla preoccupazione per me su quali saranno le condizioni meteo che troverò all’uscita dal furgone; alla vestizione, cercando di non sbagliare abbigliamento, farà freddo, pioverà, mi serviranno i ramponcini, quanta acqua metto nel camelbak, cos’altro potrà servirmi; all’ora del cambio, all’ora del cambio, all’ora del cambio…. La sveglia programmata alle 3, mi da’ l’o.k. per prepararmi e poi indugio in attesa del cellulare di Maurizio dal Lagazuoi che arriva alle 3 e mezza ma non da lassù bensì dalla postazione del cambio. Fuori, fuori, scarpe,scarpe, pipì,pipì, zaino, zaino, frontale, frontale,….sì,sì c’è tutto. 3 e tre quarti, Maurizio tutto bene? Sì bene, bene, vaiiiiiiiii….Dove? Per dove? Prima che facesse buio avevo cercato il passaggio fra le zolle per raggiungere la strada e poi la carrareccia per l’Averau, ma adesso, complice la fretta mi sto incasinando e quasi mi faccio male prima di partire. Bene, adesso che sono avviato e si sale regolarmente posso ricomporre, anzi comporre le idee e cominciare a infilare pensieri dietro pensieri, ne sfileranno davvero tantissimi nel tempo della mia frazione. Mi fa compagnia Camilla, una ragazza di Feltre che ha chiesto di partire con me dal momento che il suo primo compagno di staffetta sembra che navighi, a causa di contrattempi vari, nelle retrovie e mediti il ritiro. Da subito capisco che il suo passo è molto più veloce del mio e da quando farà giorno in poi, la inciterò diverse volte a proseguire senza dovermi attendere inutilmente, non lo farà fino all’ultima salita, quella che porta al Carestiato, lungo la quale si sfogherà di tutto il fervore agonistico represso. Ma intanto non soltanto il buio ci nega l’intorno anche una bassa nebbia ( o sono nuvole? ) ci nasconde la piana di Cortina e tutto quanto sta più in basso di noi. Non piove! Che sollievo, ma le previsioni davano miglioramenti per la giornata e così sarà, dal suo sorgere, il sole, con la sua luminosità e il suo tepore, mi farà compagnia per tutto il tempo del mio agone. Questa zona, nonostante la pluridecennale attività escursionistica, non la conosco, le uniche nozioni che ho assimilato sono quelle dell’ultima ora, grazie alla lettura di testi e alla memorizzazione del percorso su un paio di topografiche. Così , via correndo, faccio la conoscenza di luoghi e monti celeberrimi e celebrati. Passo Giau, Lastoni di Formin, Croda da Lago, Forcella D’Ambrizzola, Casera Prendèra e così via. Già al transito nei pressi del sito mesolitico di Mondevàl, il Pelmo, di fronte al mio sguardo, si fa ancor più imponente di quello che conosco e mi faccio spaventare dall’enormità della distanza che ottengo dalla triangolazione fra A, il sottoscritto, B, le pendici del Pelmo dove giace il Rifugio Città di Fiume e C, oltre la Civetta, dove mi attende il Vazzolèr; più in là poi, per me, c’ è soltanto l’ignoto. Il buio iniziale ha celato alla mia vista panorami che non conoscevo ma anche le mie difficoltà ad affrontare le salite con maggior piglio ( o è una tattica incentrata al risparmio, ipotizzando un impegno maggiore nella risalita al Coldai e in seguito al Carestiato? ). Certo che adesso le gambe girano piacevolmente mentre si scende alla volta del Città di Fiume e della Forcella Staulanza e ancora per un po’ e più avanti prima d’iniziare la risalita al Col de Baldi. Le prime ore del mattino sono già piene di luce e lo spettacolo della grazia montanara mescolata alla possanza alpina riempie il cuore, rallenta così il mio passo ma non il mio respiro che si fa affannoso nella risalita al Coldai. Alla fine questa si rivelerà la parte più dura del mio percorso. Per fortuna al ristoro del Sonino, anche qui sufficientemente fornito e comprensivo della cortesia e disponibilità degli addetti, mi rimetto un po’ in sesto. Sono le 9 e un quarto, mi sembra un’ora buona anche se sono in viaggio ormai da 5 ore e mezza, una vaga ondata di ottimismo mi assale, ipotizzando la scorrevolezza del tragitto fino al Vazzolèr. Ma non avevo fatto i conti con i nevai sotto la Parete delle Pareti, la Nord della Civetta e soprattutto con i singles, che via via il tempo scorre si sono fatti sempre più numerosi. Fra file al rallentatore, passaggi obbligati, trekkers teutonici nel posto sbagliato al momento sbagliato, mancate indicazioni e altro ancora, tutto questo fa sì che il tempo si dilati di un’enormità. A questo punto dovrei smettere di fare calcoli sul tempo che potrei impiegare, ma non posso non pensare a chi mi aspetta al Passo Duràn senza la certezza di un’ora di partenza e con un’ inaspettato
( ma nemmeno tanto,oggi è il 5 luglio ) caldo pomeridiano incombente. Al Vazzolèr mi fermo abbastanza, mangio, bevo tanto e soprattutto e finalmente riesco a …svuotarmi del superfluo ( me lo sono portato dentro da troppe ore, accidenti a me ). Alla ripartenza mi sembra di volare, ovvio sono in discesa, ma anche quando, dopo poco, si torna a salire, mi sento rigenerato e la forza che mi fa andar su è ben diversa  da  quella che avevo per la salita al Coldai. Come già detto, la signora Camilla e qui che prende il largo, mi spiace per lei, non aveva senso che stesse tanto tempo assieme al mio misurato incedere, infatti mi precederà al Passo Duràn di ben 1 ora e 40 minuti, distacco inflittomi in “ soli “ 10 km e mezzo; se solo mi avesse salutato al sorgere del sole sarebbe arrivata al cambio con un tempo decisamente buono, brava, brava Camilla chiunque tu sia. ( l’ho conosciuta soltanto la sera prima perché compagna di staffetta della concittadina Lara ). Prima di arrivare al Rifugio Carestiato e abbandonarmi alla volata, ci sono ancora due forcelle da superare ma anche conche detritiche, sfasciumi, baranci, conoidi, mughiere, un altro nevaio, piani erbosi… che spettacolo! Sono sotto la Molazza, vìs a vìs vedo il Rifugio ma devo penare ancora per un po’. Ed eccomi nella civiltà, qui arrivano anche i domenicali ma anche i sabatini visto che impacciati escursionisti non ne mancano di certo anche in questa giornata pre festiva. Non ricordavo che per scendere al Passo Duràn bisogna ancora fare qualche tratto di carrareccia in salita ma ormai sono alla fine, non certo allo stremo e allora arrivo in picchiata dove Roberto, ormai rassegnato a partire col torrido pomeridiano, riceve il mio incoraggiamento per un abbrivio che è soprattutto morale. Ci vediamo a Belluno! Alle 22.50 di sabato 5 luglio, Maurizio da una parte e il sottoscritto dall’altra sospingiamo   ( o e lui a trascinarci? ) il nostro compagno  di staffetta verso il traguardo, agognata meta finale di una magnifica cavalcata attraverso lo splendore delle montagne patrimonio dell’umanità.

2° VERTICAL MILE MATAJUR
domenica 27 luglio

Un drone con la sua microcamera sorvola i 15’ di ritardo della partenza dal Villaggio degli Orsi,  ci segue dall’alto, ci riprende e ci saluta quando attraversiamo il ponte sul Natisone e, dopo aver attraversato una sonnacchiosa Stupizza, andiamo ad infilarci in quel budello di sentiero c.a.i. numero 725, che letteralmente in apnea ci farà riemergere appena nei pressi della romita chiesetta di San Lorenzo in località Mersino Alto, una pia presenza per un presupposto conforto spirituale da cogliere mentalmente al fine di scindere pensieri agonistici da pensieri edonistici. Se non fosse stata di mio gradimento, questa vertical tenzone, non mi sarei ripresentato al via dell’ edizione n° 2 ,certo è che se prendi in mano il foglio 041 della Tabacco, impressionano le strettissime isoipse che indicano l’effettiva ripidezza del percorso. L’umidità che troviamo sotto il cappello silvano opprime non poco e la secchezza delle fauci mi fa desiderare fin da subito un opportuno risciacquo che arriva appena usciti allo scoperto, cioè a San Lorenzo. Da qui in poi è tutto più agevole e piacevole e la ritrovata freschezza ( ? ) mi permette di apprezzare la ricca flora che accompagnerà il mio sguardo fino alla cima del Matajur. In vista del traguardo e dei concorrenti che mi precedono, ma che non riuscirò più a rimontare, trovo pure il conforto , oltre che dell’acqua della Marsinska Planina anche quello delle tre femmine di casa, moglie ,figlia e cagnetta che ognuna a modo loro festeggia il mio passaggio e incoraggia il mio incedere ( almeno penso e spero in cuor mio che sia così ). Lassù si arriva alla spicciolata, ma si arriva ed è un bel arrivare e un ancor più bel vedere; se oggi la visibilità fosse stata ottimale avrei potuto accarezzare la mia Muggia con il suo mare, le rocce con i bagnanti su di esse accoccolati a prendersi un pezzo di questo sole. Sole che accompagnerà la mia tranquilla discesa al Rifugio Pelizzo e al ricongiungimento familiare per un rientro, alla festa di Pulfero, ancora pedestre fino a Mersino e poi, una volta tanto,  automobilistico.

42^ CAMIGNADA POI SIE’ REFUGE
domenica 3 agosto

Lo scorso anno per festeggiare i 150 anni del Club Alpino Italiano quest’anno per ricordare i 140 anni del C.A.I. …di Auronzo e sono di nuovo qui, alla Camignada anche per cercare di abbassare il mio best  fermo dal 2006 alle 4 ore e 45’ . Ma non solo l’aspetto agonistico mi porta ad Auronzo, ci sono degli amici che ormai riesco ad incontrare soltanto in queste occasioni e allora ci torno volentieri, una volta per stagione, primavera esclusa e tanto basta per mantenere vivo anche quell’ amore per la montagna che qui fra le celebrate Dolomiti assume contorni diversi ma comunque precisi ( le Carniche e soprattutto le Giulie godono da parte mia di un affetto senza dubbio più profondo ). La Paola ,nella sua immensità ,ci ha ospitato anche in questa estate come a febbraio e oggi, prima domenica d’agosto, sarà un’altra giornata da incorniciare. La voglia di far bene , per il solo fatto di sentirsi bene, è tanta e anche il meteo ci concede una importante tregua in questa estate imbrogliona. Alla partenza un grande abbraccio d’incoraggiamento con gli altri triestini e poi via, inizia la dolce sofferenza della salita. Non ho assolutamente necessità di particolari tatticismi, cerco solo di mantenere un’andatura il più possibile costante nell’arrampicarmi sapendo quale sarà il mio finale, la Val Giralba mi è consona nel suo sviluppo e agevolerà come sempre l’approccio alla volata dell’Ansiei.
Oh quanto vorrei farla tutta di corsa …questa volta, ma non sarà così anche…questa volta. Le ho provate tutte, quest’anno addirittura il cambio gomme, ops, cambio scarpe, passando a quelle da strada ai “ box “ in fondo alla Giralba al primo accenno di asfalto e prima di iniziare la ciclabile. Piccolo inutile sotterfugio, i piedi doleranno lo stesso ma non sarà questo a rallentare il mio rush, come al solito a singhiozzo che mi costerà alcuni sorpassi.  Ormai il best time rimane quello di 8 anni fa ma vediamo di rimanere almeno sotto le 5 ore, mi aggrappo al passo di una ragazza che sembra più veloce di me. Non parole, non sguardi, le rubo la speditezza e lei cede e io la sopravanzo. Perso il punto di riferimento devo arrangiarmi e così stringo i denti ma li faccio stringere anche a lei incoraggiandola a raggiungermi per concludere assieme entro le ore 13.00. Sono oramai all’ingresso del Palaghiaccio e il display mi dice che rimarrò sotto quell’ora. Mi fermo per un’ ultimo strattone alla ragazza e ringraziandola della collaborazione la sospingo verso il traguardo per un doveroso anticipo che mi gratificherà con il tempo di 4 ore 59 ‘ 56”.50. Davvero per un pelo! Ma tanta fatica meritava almeno un piccolo significativo premio ,che non sa certo di consolazione, e così è stato. Grazie Camignada per avermi regalato un'altra splendida giornata da ricordare.

2° VARMOST VERTICAL CHALLENGE
sabato 9 agosto

“ Agosto moglie mia non ti conosco “ . E’ soltanto un modo di dire ma per certi versi ( miei ) è un po’ vero; ebbene sì quest’ anno dedicherò  tutti i week end a una competizione, ma a parte uno, la moglie mi accompagnerà negli altri tre. Fatta la prima, competizione ed edizione eccomi alla 2^ della “ scialpinistica “ estiva del Varmost, un vertical da fare tutto d’un fiato lungo la traccia ricavata nell’erba oltremodo alta della pista del Varmost. Siamo tutti molto veloci perché è in arrivo la pioggia e si vuole rientrare a valle prima di prendercela tutta. Ma intanto bisogna salire, eccome che si sale, questa in stagione è pur sempre una pista rossa e anche se non ha la pendenza di una nera gli strappi continui fanno selezione ed è un bel vedere la lunga teoria multicolore dei runners che spingono chi sulle ginocchia chi sui bastoncini, tutti sono piegati per il massimo sforzo e nell’intento di mantenere un assetto che permetta una progressione meno faticosa possibile, soltanto pochissimi corrono, beati loro, forse più per l’età che per la corsa in sé. I cronometristi sono lì ad attendere il tuo sprint in quel tratto finale, l’unico dritto e dove tutti possono veramente correre, ma questa volta il mio si spegne in questi ultimi metri sopraffatto dal vano sforzo di riprendere chi mi precedeva. Alla fine ha poca importanza questo gesto, ciò che conta è che mi sento bene e sono già pronto per la prossima tenzone. Anche stavolta il tè e la crostata in Rifugio sono un toccasana per addolcire lo sforzo una volta consumato. Prima di scendere quietamente, accarezzo con lo sguardo le cime che mi circondano e per loro il mio è un arrivederci a fine mese per il magico tradizionale appuntamento della Sky Race. A metà discesa arriva la pioggia, ahimè ci costringe a una sosta al Som Pradas, poco male, una fresca birra alla spina ci sta tutta e dopo ,anche la pioggia non è nemmeno un fastidio. Il grande tendone ci ripara dall’ acqua che promessaci sin dal mattino adesso scende copiosa ma la festa non viene rovinata e l’euforia generale non manca, complice anche qualche bis e qualche ter a base di spumose bionde.
Forni di sopra è sempre all’altezza della sua fama in fatto di ospitalità.

1° ULTRA VERTICAL MONTE CUARNAN
domenica 24 agosto

Dopo l’antipasto di 15 giorni fa ecco servita una primizia agostana,un altro Vertical ,e di quelli tosti, va in scena a Gemona; sì di nuovo qua ,dopo il debutto di maggio nel Trail  dei 3 Castelli un’altra sfida a una delle 2 montagne simbolo delle Prealpi Gemonesi, il Cuarnan, la meno ostica e meno elevata rispetto al dirimpettaio Chiampon. Ma saranno pur sempre 1000 metri di dislivello e in poco più di 4 km per raggiungere il Bivacco Pischiutta poco sotto la cima sovrastata dalla imponente mole del Redentore. Con molto coraggio ma con accortezza gli organizzatori spostano la gara, causa maltempo imperversante dal sabato pomeriggio alla domenica mattina. Avranno ragione perché la pioggia ritornerà giusto giusto a gara conclusa e quando ormai tutti saranno rientrati per pasta party e premiazioni al riparo di un più che opportuno tendone. Ma ritorniamo al Vertical che ha il suo avvio sulle ghiaie del torrente Vegliato, subito dopo ci si sposta su sentieri segnati dal c.a.i. e per l’occasione segnalati dagli organizzatori. Nonostante questo accorgimento c’è chi preferisce altre traiettorie, forse invogliato dall’idea di raggiungere il monumento a ricordo del grande Gilles, sì proprio l’indimenticabile ferrarista Villenueve, posto su una curva della strada che sale alla Malga Cuarnan dove convergono un paio di sentieri. L’errore del  capofila coinvolge alcuni inseguitori, tra cui il sottoscritto, che a testa bassa e in piena accelerazione, non hanno trovato di meglio che rimanere in scia e quindi sbagliare a loro volta. Una volta accortisi dell’errore non c’è stata alcuna intenzione di ridiscendere; non è stata presa in considerazione nemmeno la possibilità di deviare lungo la strada fino al ristoro poco più avanti ( non c’erano certezze in merito l’esatta posizione ); alla fine è prevalsa l’idea di seguire il più saccente del gruppo lungo il sentiero c.a.i. che portava senz’altro al Bivacco quindi all’arrivo. A quel punto si sperava in un inserimento nel percorso originale magari più in alto, inserimento che si è verificato in quella che era stata indicata come via di discesa. Grande meraviglia, a quel punto constatare che il ristoro incontrato era quello finale, dove c’era pure il deposito borse. Tutto da ridere o da piangere visto che a quel punto si vedeva distintamente l’arco gonfiabile dell’arrivo e che tutti abbiamo voluto raggiungere e oltrepassare in ogni caso, regolarmente, ben inteso, non certo dalla parte opposta. Tutto bene a questo punto ?  Penso di sì, visto che non c’è stato alcun taglio di percorso, anzi l’allungamento ci ha oltremodo penalizzati, al prossimo anno la verifica. La pioggia era già in vista verso Nord, ma una volta quassù non potevo fare a meno di andare fino alla vicinissima cima del Cuarnan per vedere quello che a maggio non mi era stato concesso, la salita lungo la cresta Ovest una volta abbandonato il sentiero c.a.i. 716, 3 mesi prima la nebbia mi aveva lasciato soltanto la traccia da seguire e la sensazione della ripidezza di quelle verdi balze, il panorama era rimasto compresso nel fondovalle e a me non era rimasto che sfiorare il Redentore e proseguire. Adesso è diverso, posso consolarmi dello smacco agonistico con il piacere della conquista
“ alpinistica “  che per noi del c.a.i. ha sempre un significato e un piacere particolari.
Mio fratello ha corsa fuori gara ed è venuto su regolarmente, adesso si scende assieme per la mia personale salita sì da capire dove ha avuto inizio il…dramma! Scherzi a parte, senza volerlo ho aggiunto un motivo in più per ritornare a Gemona, per ritornare sul Cuarnan, magari in tempi meno sospetti. Complimenti ai fotografi del Circolo Fotografico Gemonese che presenti all’arrivo sono riusciti a cogliere e immortalare efficacemente anche la gara non gara di un vertical trailer, bellissime le immagini dell’atletico incedere del concorrente con uno sfondo, peraltro panoramico, che non c’entrava niente con la 1^ edizione dell’Ultra Vertical del Monte Cuarnan.

10^ SKY RACE DOLOMITI FRIULANE
domenica 31 agosto

Ed ecco l’ultima domenica d’agosto, un evento per me che da dieci anni, tante sono le edizioni, mi vede alla partenza della Sky Race delle Dolomiti Friulane ovvero al Troi dei Sclops che tradotto dal friulano vuol dire Sentiero delle Genziane, insomma per farla breve con mio fratello siamo fra i 14 senatori di questa corsa che si svolge a Forni di Sopra dal 2005, l’anno del mio inizio. Dopo le ultime due edizioni sul tracciato ridotto a causa del maltempo si torna all’antico o meglio alle origini e non si poteva sperare di meglio per festeggiare la decima edizione, anche gli organizzatori, in questo senso, ci tenevano molto anche se la strana estate di quest’anno non dava di certo spazio a previsioni certe. Ma questa domenica fa un’ eccezione e addirittura il sole, seppur nel suo tepore piuttosto che calore, ci accompagnerà a singhiozzo per tutta la gara. Ma preferirei non parlare di gara e nemmeno di corsa, questa nel Parco delle Dolomiti Friulane è ormai un piacevole rincontrarsi con una natura che conosci a memoria e nonostante ciò ogni volta ti regala sensazioni uniche, sembra essere lì ad aspettare il tuo passaggio per un reciproco tacito saluto o, come il più delle volte è successo negli anni, per l’incoraggiamento a salire fino alla Forca dell’Inferno, a fare attenzione in Val di Brica fino alla Valbinon, a suggerirti un’andatura tranquilla fino all’Urtisiel, e adesso a divertirti mentre ti getti a capofitto da quest’ultima forcella, sui ghiaioni prima e gli scalini dopo, verso il Giaf e ancora più giù fino al Tagliamento, a non mollare quando gli ultimi 3 chilometri dovrebbero sospingerti al traguardo e ogni volta invece devi stringere i denti per non lasciare indietro qualche brandello del tuo corpo stremato.  Stremato ma contento perché anche questa volta sei arrivato in fondo e ti senti bene, il fisico reagisce ottimamente e noi hai certo bisogno di distenderti per ovviare ai crampi come in altre occasioni occorso; ti senti bene nell’animo consapevole di aver dato tutto te stesso per fare il meglio possibile per te stesso e va bene anche quel pizzico di agonismo che non guasta mai quando vai a rileggerti il tempo impiegato. Prima dello scatenarsi degli elementi c’è la festa di tutti gli anni nel mitico tendone con l’eccezionale birra delle Foglie d’Erba e ancora prima, c’è un attimo per ritornare lassù con la mente ripensare alle cime che a un certo punto ti sembrava di  raggiungere e toccare per una girandola di emozioni. Una emozione invece si stacca dalle altre, in Val di Suola mentre si va su al Pacherini, la Sua Strada, la Sua Via, l’immancabile saluto a Mauro Conighi, il cui sorriso, il cui pensiero, la cui anima riposano simbolicamente in quel tumulo di pietre che ogni volta mi sento di sfiorare a ricordo perenne. Ciao Mauro, ciao Troi, ciao Forni, alla prossima.

GORSKI TEK NA ČRNA PRST
sabato 6 settembre

E’ giunto il momento di rilanciare, come nel poker, prima di vedere le carte altrui devo giocare bene le mie e allora ecco un altro Vertical, di quelli tosti, perché qualsiasi corsa di qualsiasi tipo in Slovenia non risparmia e regala niente. Črna Prst, “ Dito Nero “  m 1844, di nuovo a Piedicolle ( m 520 ), terza volta in poco tempo ma oggi per scatenarsi sui 1320 m di dislivello. Scatenarsi forse non tanto ma la salita è adrenalina pura, ma facciamo qualche passetto indietro. Il caffè nella sosta di Most na Soči ( Santa Lucia ), dopo la scarrozzata mattutina da Trieste, è accettabile, sono le 7.00 e diventa ottimo quando vedi i locali scolarsi una Laško da mezzo, ci sarà tempo anche per noi ma dopo, dopo… Le  solite formalità, ritiro pettorali, consegna borse per il trasbordo via teleferica fino al Rifugio sotto la cima, incontro con altri triestini, un poco di riscaldamento ed eccoci sparati lungo il tratto d’asfalto che ci allontana da Podbrdo. Un graditissimo incitamento folcloristico con una fisarmonica abilmente manovrata da una simpatica vecchina del posto che sulle note di Na Golici ci esorta a salire ed è quello che noi facciamo. L’arrivo è racchiuso dentro a una persistente cappa umida materializzatasi sottoforma di nuvolone, pioverà o non pioverà? Lasciamo le ultime case per prato ripidissimo e più sopra, alternandone altri a sentieri nel bosco, si sale inesorabilmente verso il grigio più grigio di questa mattinata settembrina con i prodromi d’autunno. Nei vertical quando hai preso il tuo ritmo, quello che poi manterrai fino alla fine, si rimane in pochi e tutti in fila e tutti a cercare di sopravanzarsi, ti passa uno, poi tu ne passi due, poi magari ti ripassano o tu passi uno nuovo; ci si vede nel zigzagare della mulattiera, quelli sopra ti sbeffeggiano, quelli sotto ti imprecano e tu nel mezzo cosa fai? La schiena è curva, sei completamente annacquato e lievi folate gelide ti sferzano, sono dolci frustate che sollecitano ( o solleticano? ) il tuo incedere. Conosco il percorso e adesso vedo il Rifugio, ben 9 metri sotto la cima, lì davanti c’è l’arrivo, sorrido, sì sorrido perché presto sarò lì anch’io, sicuramente un ottimo planinski čaj ad attendermi e poi, dopo il cambio d’abiti, magari una radler con una fetta di strudel e poi giù, altri 1320 m di dislivello, per un’altra forma di tortura, ma a quel punto chi se ne frega. Ragazzi che volata, incredibile l’adrenalina che hai dentro quando vedi lo striscione,cavolo ho un pettorale in fin dei conti, devo onorarlo e allora ne risucchio tre prima di fermarmi. E’ finita! Ma? Finale con sorpresa. Le borse con il ricambio non sono arrivate! Siamo a 1800 e più metri di quota, il Tricorno che non si vede ovviamente ma so dov’è soffia su di noi un vento gelido e per di più sembra che voglia incominciare a piovere. Le borse con il ricambio non sono arrivate! Incidente tecnico, teleferica rotta, auto ferma, rovesciata prikolica , prime borse sì, altre no….un CASINO! Altro che planinski čaj, altro che radler e strudel, qui bisogna filare e di corsa, questa volta sì di corsa e con l’adrenalina in tasca. Per fortuna c’è ancora qualcuno che riesce a ragionare e nella sua lucidità estrema si fa dare dai gestori alcuni sacchi per le immondizie, quelli cosiddetti condominiali, che si rivelano l’unico indumento utile in momenti come questo, un eccezionale antivento alla faccia del windstopper più hi tech del momento.
Probabilmente questa teoria di pupotti neri che se ne scende in fila indiana saranno apparsi alquanto ridicoli agli occhi degli sparuti escursionisti che ancora salgono per pranzare in Rifugio, ma noi divertiti adesso, più che imperterriti, andiamo a raggiungere il nostro di pranzo che copioso ( si può dire pranzo copioso o è meglio abbondante ? ) consumeremo all’aperto e sotto il sole ebbene sì, mentre lassù al nord ancora vortici minacciosi stanno decidendo sul da farsi, da sud, dagli appicchi del Porezen la giornata vuole riprendersi e d’accordo con questa vallata darci un piacevole arrivederci al prossimo anno. Il caffè del dopo pranzato lo consumeremo ovviamente a Most na Soči, questa volta seduti e senza la fretta delle ore 7.00.

1° ČAVEN VERTIKAL KILOMETER
domenica 21 settembre

Ci siamo lasciati 15 giorni fa con un pranzo all’aperto e anche oggi concludiamo le nostre fatiche con un altro bel pranzo all’aperto in un luogo incantevole come la Selva di Ternova, seduti sulle panche davanti al Rifugio Bavčer che si protende sulla Valle del Vipacco lasciata da un paio d’ore ormai per risalire in tutta fretta, si fa per dire, le balze del Čaven. Che giornata incantevole questo primo giorno d’autunno, calda al punto giusto, soleggiata, bella compagnia, ottima organizzazione, veramente piacevole sotto tutti i punti di vista. E poi il percorso, in questo ambiente è davvero splendido e piacevolissimo, un vero divertimento, non occorre scomodare parole come fatica, duro, impegnativo, sforzo e via dicendo. Godiamoci ogni metro di questa prima edizione che senza bisogno di andare in montagna ti propone a un’ora di automobile da casa un 1000 e poco più metri di dislivello e venirci per me è quasi naturale, adoro questo luogo così vasto e allo stesso tempo così raccolto che ti regala le cose piccole della natura per uno sguardo prostrato e allo stesso tempo le ampie bellezze del suo panorama se hai l’accortezza di raddrizzare la schiena ogni tanto e voltarti, ne vale davvero la pena, specialmente quando superi le ultime alpine roccette, esci dal bosco e il prato finale ti dice che fra poco sei arrivato, ma prova a volgere lo sguardo, il Gran Ciglione a nord e il Nanos a est contornano la grande curva che il  Vipacco compie 1000 m più in basso al cospetto di Aidussina, un vero spettacolo. Sicuramente il mio sudore avrà irrorato, anche se non c’era bisogno,  la fauna rigogliosa di questo versante sud del Čaven, un piccolo tributo da pagare o un modesto obolo da offrire per poter accedere alla bellezza di questo posto, in entrambi i casi, grazie!

5° VERTICAL KM BRATINA
domenica 28 settembre

Finalmente l’estate è arrivata! Anche se oggi è il 28 settembre, qui ad Auronzo di Cadore, paradossalmente dicono che oggi è la giornata più bella dell’estate 2014. Non ci sono parole per descrivere quanto sopra detto perché basta dire dove ci troviamo e qualsiasi persona può immaginare cosa abbiamo trovato al nostro arrivo stamattina, ma a dire il vero anche l’approccio, cioè la strada che abbiamo percorso per venire da Trieste alla Val Marzon è stato una continua e piacevole meraviglia nel vedere le montagne amiche  finalmente felici. E come non essere felici oggi con tutto quel sole a coccolarle dopo tutta quell’ acqua che le ha per tanti giorni irrorate e completamente ripulite? Val Marzon ancora con l’automobile e poi a piedi, un po’ di corsa e un po’ anche no, su per la Val de le Cianpedele fino alla Forcella de Rinbianco e poi attraverso la naturale porta aperta sui Cadini per inerpicarci fino alla altrettanto porta aperta del Rifugio Fonda Savio. -  “ Scusate è qui la festa? “ – “ No! Guardi, per la festa deve tornare in Val Marzon, prendere l’automobile, ritornare in Val d’Ansiei , girare a destra direzione Cortina, risalire fino al Lago di Misurina e poi ancora un paio di chilometri fino al laghetto de Antorno, lì c’è il solito ristorante dove c’è la festa. Praticamente quello laggiù in fondo. “ – “  Orpo! Ora che ci arrivo è già finita! “ – “ Per far prima, se vuole, può scendere da questa parte, 30’ ed è già arrivato, veda lei.” – “ Grazie ah! “ Grazie ragazzi del C.I.M., grazie che anche quest’anno ci avete riservato ( a noi fortunati di avere simili amici ) un'altra indimenticabile giornata in questo patrimonio che sarà anche dell’UNESCO ma per gli amanti della montagna, quelli veri e sinceri, è un patrimonio di inestinguibile spiritualità. Non puoi non sollevare gli occhi alle cime e al di sopra di esse per dissetare il tuo sguardo di cotanta magnificenza. Anche qui siamo tanto piccoli ( ma dobbiamo rimanere così ) di fronte alla grandezza della natura. Che ognuno di noi la rispetti fino in fondo e a modo suo ringrazi chi ce l’ha donata.

2° UCKA VERTICAL 
sabato 25 ottobre

Lo scorso hanno mi sono portato a casa una delle più belle corse in assoluto e, ahimè, complice una discesa malandrina, anche la testa rotta e ricucita con 4 punti di sutura. Il mio ego si aspetta una rivincita. Intanto la giornata è soleggiata ed è già qualcosa in più, fa freddo ma in riva al mare da dove si parte, fa una giornata tiepida, tipicamente autunnale, a ricordarlo c’è anche la Festa dei Marroni a Laurana, ma quella è un’altra cosa. Noi siamo qui per quest’altro Vertical ( forse mi piacciono come tenzoni ) di 1400 m, si parte dal mare appunto e si arriva sulla cima più alta dell’Istria, il Monte Maggiore con i suoi 14010 metri di quota. Fa piacere che gli organizzatori ti riconoscano e ancor più piacere che ti chiedano come stai, è di buon auspicio, sarà sicuramente una bella giornata. C’è tanta gente pronta a schizzare in avanti e in su per prendere una posizione favorevole prima dell’inizio dello stretto sentiero. Ma tanta gente frenerà più in alto quando prima di arrivare alla Sella il percorso si impenna in modo considerevole per superare la Vrata, la Porta. Ci troviamo in un Parco Naturale e qui sembra davvero incredibile come pur trovandoci quasi a picco sul mare l’ambiente sia del tutto montano, a cominciare dalle faggete i cui maestosi esemplari  si protendono verso l’infinito del cielo, alle rocce calcaree che anche qui la secolarità del tempo ha modellato assegnando loro fantastiche sembianze animali o umanamente terrifiche, alla fauna artatamente occulta ma che so osservarci con discrezione o timore. E’ un vero piacere dare il meglio di sé in un connubio naturale così estremo per il solo piacere di arrivare lassù prima di qualcun altro o guardando all’etica olimpica per il solo gusto di esserci. Però la crestina finale, abbandonati i bastoncini, si affronta a 1000 all’ora con le mani a spingere sulle ginocchia  e tutto perché la coda dell’occhio mi rimanda la sagoma di un concorrente in rimonta, ah l’agone, questo nemico della passione. Ma dopo il traguardo, quando l’avversario sconfitto ti porge la mano e ti fa i complimenti da vero sportivo e tu contraccambi, quel che conta e che entrambi dispensiamo sorrisi e non solo a tutti ma anche a tutto. Quassù fa freddo ma per fortuna qui la borsa del ricambio è arrivata e dopo essermi rilassato, rifocillato e ricambiato mi godo i 360° dell’eccezionale panorama, oggi si può, oggi si deve, questo è il premio più bello a cui si poteva aspirare e adesso attenzione alla discesa. Si va giù in compagnia e ben consapevole dell’impegno diverso che mi aspetta resto nei ranghi, anzi mi attardo perché le chiacchiere così dispensate fanno allegria, anche quando riconosco il punto  dove sono caduto lo scorso anno e riconosco il masso che mi aveva ferito. Acqua passata, oggi non succederà niente, non può succedere niente ( no posso esser mona per due anni de fila ) , succede soltanto che la giornata non finisce al pasta-party con la tavolata dei triestini ultimi a sciogliersi ma a Laurana alla “ Marunada “ tipica festa locale dedicata alle castagne, non importa se anche loro quest’anno sono poche e non di qualità quel che conta è che sia festa.

2° CALVARIO ALPINE RUN 
domenica 23 novembre

Dopo i fasti organizzativi dell’Euromarathon e un mese esatto senza agonismo ho bisogno di dare sfogo alla mia indole sportiva; corpo e mente reclamano l’impegno di un trail , magari poco lontano da casa, con un chilometraggio e dislivello equi, tipologia del percorso come sui sentieri flyschoidi di casa, perfetto, è quello che ci vuole per riempire una luminosa giornata autunnale. Lo splendido sole mattutino allontana le ultime brume che insistono sulla vicina Soča e il suo scorrere, la temperatura innalzandosi diventa gradevole, davvero condizioni ideali per le due orette di corsa previste. Tuttavia, in questa generale piacevolezza c’è una discriminante negativa: il fango! Eh sì, l’argilla, che le piogge dei giorni scorsi ne hanno incrementato volume, consistenza, appiccicosità ci aspetta oltremodo insidiosa lungo gran parte del percorso. Spesse volte in allenamento mi è capitato di correre su tappeti simili, ma trattandosi di allenamento ho sempre cercato, nel limite del possibile, di aggirare questi ostacoli, oggi no, nel limite del possibile, cerco di non andarci dentro del tutto, ma quando ciò diventa quasi inevitabile mi rendo protagonista di evoluzioni acrobatiche ed  equilibrismi circensi per i quali non resta che prenderla con la giusta dose di spirito. Succede questo anche agli altri concorrenti, e chi più chi meno tutti la buttano sul ridere, c’è poco da fare, o si hanno le ali o ci si immola al dio della terra ovvero del fango. Per fortuna ci sono anche i lati piacevoli di questa corsa che ci regala delle belle finestre sulla pianura e Gorizia da una parte e sul Collio dall’altra. Insomma anche se l’ultima salita, e ce n’erano diverse quest’oggi, portava sul…Calvario, con la sua natura ma soprattutto con la sua storia, alla fine di tutto non si è trattato di una vera e propria Passione anche perché quello che ci entusiasma in questo genere di corse è proprio la…passione.       

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