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100 GIORNI A BOTTAZZO: IL DIARIO »
MERCOLEDI’ 12
DICEMBRE 2012
Le
Vie del Carso chiamano a raccolta e il popolo dei karsters
risponde alla 3^ adunata. Allettante
la proposta anche in questa circostanza oltremodo motivata dai numeri
che si mescolano liberamente fino a incastrarsi quasi per logica a
formare un disegno premeditato dal destino. 12 del 12 del 2012 alle
ore 12 e 12 minuti e 12 secondi, ci aggiungi 100 giorni e fanno il
primo giorno di primavera alle ore 21, 3 minuti, 13 secondi quindi il
21 marzo 2013, quasi incredibile perché se sommi la prima data avrai
un totale di 56 e la seconda ti darà 57 quindi uno in più come
dall’anno 2012 al 2013, o no? Per quel che mi riguarda, 56 sono gli
anni che faro il prossimo anno in quanto sono nato nel 57!
Coincidenze? Certo perché anche 12 del 12 sommato fa 24 come pure…
21 del 3.
Meglio
lasciar perdere queste elucubrazioni mentali e…partire.
Il lavoro condiziona le mie intenzioni e allora la mia prima mi vede
solitario alla partenza da Jama.
Troppo banale inaugurare con un approccio semplice, semplice e così
mi ritrovo a salire le balze del M.Carso lungo una delle Linee
Vertikali di ancor recente memoria. C’è ancora neve che dopo 4
giorni di temperature rigide ha preso la consistenza del ghiaccio.
Bisogna fare attenzione a dove mettere i piedi, ora un sasso, ora dei
rametti, ora un mucchio di foglie che fermano momentaneamente le
Vibram . Non vi so dire che sensazione salire, salire a lume
di…città.
Arrivo alla cima e appena adesso accendo la frontale per lasciare un
segno sul quaderno e rendere omaggio al monte che domina la Valle e
che due anni fa ci ha visto numerosi e protagonisti di un anno
indimenticabile. Riprendo la corsa per arrivare con numerose derapate
fino alla Sella del Monte Carso. Qui volevo scendere direttamente a
Bottazzo per il sent.46 ma l’emozione mi nega le indicazioni che
ahimè, così al buio, per me non ci sono. Scendo per il 25 e poi
decido per il 13, mi dico che porterà fortuna ( dal momento che le 2
precedenti …vie
del Carso mi hanno visto costretto a rinunciare ben prima della
conclusione ) , almeno questa è la mia speranza. E così mi ritrovo
a rendere omaggio a un altro simbolo della Valle, a Emilio Comici,
qui ricordato dal Cippo eretto in suo onore. La serata è frizzante e
le luci di Bottazzo riempiono già il mio sguardo e il mio cuore,
rivolti a un grande abbraccio alla maestosità della Valle. Cotanto
richiamo spirituale si fa devozione transitando al 3°
simbolo della Valle, la romita chiesetta di S.Maria in Siaris, dove
un ringraziamento al Divino per tanta maestosità diventa una prece
tanto doverosa quanto infinita. Abbandono il silenzio del bosco per
il vociare del torrente, è un invito alla rincorsa per arrivare,
magari con un po’ di fiatone, alla prima meta. La luce è accesa
sul grande libro nuovo delle firme ma c’è anche una musica che mi
infastidisce, lei non c’entra niente con questa storia; cerco di
ignorarla, ma spero sia soltanto un caso. Accidenti sono senza
occhiali, spero di aver scritto tutto e bene. Entro nell’ancor
vuota locanda, soltanto i gestori; il mio arrivo ha posto fine alla
ludica sfida e si sono dati premura per prepararmi un tè bollente.
Fra poco arriverà il gruppo serale che ufficialmente darà il
secondo via alla 100 giorni a Bottazzo. Non è una sfida, è il
piacere di…ve
lo dirò un po’ alla volta. Mi appresto al rientro che già
l’avanguardia del gruppo si sofferma al reciproco saluto.
Scendendo mi fermerò spesso per alzare gli occhi alle mille luci in
cielo che in un eccezionale brillio accolgono le luci più soffuse
che si fanno largo fra le sagome scure del bosco per una discesa che
si fa via via più accogliente.
GIOVEDI’
13 DICEMBRE 2012
Oggi
è giovedì e più o meno alla stessa ora ripercorro in salita la
discesa di ieri. Eh sì , proprio ieri il sentiero 1 in direzione
Gorni
Konec o
Rifugio Premuda era una lastra di ghiaccio. Sprovveduto me a non
averci pensato , fatto sta che sono riuscito a cadere malamente e per
fortuna una volta soltanto ma per una botta e un dolore indicibili.
Allora stasera sto correndo verso Bottazzo calzando un paio di
jazzini
sopra le trailshoes
, ma durante la giornata la temperatura è salita e gran parte del
ghiaccio di ieri si è sciolto, poco male, con i ferri ai piedi mi
sento più sicuro. La serata è un piacere per lo spirito, il brusio
del torrente mi accompagna fino al suo vociare e all’urlo finale
della cascata. Sono soltanto 15’ ma che piacevoli! E intanto che
l’acqua per il tè inizia a bollire mi predispongo alla scrittura,
stavolta con gli occhiali ma il sudore copioso che inonda la mia
felicità me li fa appannare, così anche oggi non sono sicuro di
quello che ho scritto. Ma, ha tanta importanza? Ciò che conta è che
anche stasera ho incontrato un amico, con lui abbiamo condiviso il
momento dell’incontro, del saluto, del tè, delle quattro
chiacchiere con il gestore e poi per finire anche la discesa verso
l’uscita. Avevo programmato un altro rientro ma avrei dovuto farlo
da solo. Ne sarebbe valsa la pena? Penso che in questo frangente
abbia avuto senz’altro più valore il simbolico abbraccio di una
corsa chiacchierata assieme.
VENERDI’14
DICEMBRE 2012
Oggi
parto un po’ più tardi di ieri tanto so che la locanda è chiusa e
posso fare le cose con più calma. Dal Rifugio Premuda decido di
salire per il sentiero 15 al Prà de
Mocò, fino in Ciclabile e poi fino
alla terza galleria, prima della quale scenderò per il ripido
sentiero 1 a Bottazzo. La serata è buia e particolarmente umida. Le
luci sottostanti sgomitano per uscire dalla leggera coltre di caligo
che le avvolge. La pila frontale tenuta bassa a causa del fondo
accidentato e scivoloso, il 15 è anche ripido. La pila frontale
rivolta in alto per cercare i segni bianco/rossi sugli alberi, è un
gioco. La pila frontale che coglie il defilarsi di un capriolo,
insisto sul suo allontanarsi, non è una fuga, se ne va senza paura
dal mio disturbo. Che emozione ma non è una novità da queste parti
e nemmeno per me, proprio domenica scorsa durante un’improbabile
uscita fra i refoli di bora e i 20 cm di neve fresca dalle parti
della mia Muggia, una famigliola aveva salutato il nostro, eravamo in
tre, incedere veloce, attraversandoci l’itinerario. La Ciclabile
mai così muta e così poco appariscente si trasforma in un enorme
tapis roulant
che ben presto mi porta, qual muta locomotiva, a transitare dal
Casello Modugno. Da ovest entra quella strana luce opalina che
accompagna questa serata. La discesa verso Bottazzo mi vede molto
accorto a causa del fondo alquanto scivoloso. Ci arrivo sano e salvo
e trovo un altro amico per un altro simbolico abbraccio. Mi aiuta con
il Librone, ( lo chiamerò così anche in seguito ) ancor più
stasera le lenti si offuscano e sto già pensando alla prossima volta
di portarmi la lente dei francobolli. Mah! Sono soltanto 5’ di
sosta, siamo entrambi sudati e non vogliamo prestarci ai rigori del
tardo autunno. Ci scambiamo le nostre sensazioni, lo facciamo fino al
ponte e poi scelte diverse ci dividono. Ma sarà soltanto per questa
sera.
SABATO
15 DICEMBRE 2012
Ha
piovuto tutto il giorno. Sono le 6 di sera e sta piovendo a dirotto.
Chiedo a mia moglie se vuol venire con me a Bottazzo. Sì! Splendido!
Una volta tanto non si è posta il problema del brutto tempo,
sicuramente in questo momento il suo desiderio di camminare e molto
più forte e vivo del suo spirito di conservazione. Allora attrezzati
da pioggia ci avviamo alla volta del punto di partenza che avevo
deciso fosse il Prà de Mocò.
Traffico del sabato sera ancora più incasinato a causa di questa
pioggia che copiosamente continua a infastidire e impensierire.
Incredibilmente è un attimo. Il tempo di spegnere il motore e
scendere dall’automobile: non piove più. Vi dico subito che non
pioverà più per tutta la serata. Per la prima volta, dopo 4 giorni,
penso a qualcosa di magico che insiste intorno a questo luogo per
regalarci innumerevoli sensazioni pensando poi da qui alla fine cosa
succederà. Sì di acqua ne è venuta giù veramente tanta. Scendendo
al Rifugio Premuda per il torrente, pardon! sentiero 15, ne siamo
consapevoli. Attraversando il ponticello sul Rosandra tale
consapevolezza viene rafforzata dalla visione del suo scorrere e dal
rumore, sì questa volta si tratta di vero e proprio rumore, che
rilascia la sua impetuosità sì da assordarci. Anche il Ponte degli
Alpini trema alla visione di tanta acqua così vicina da sfiorarlo.
Il sentiero 1 è talmente zuppo che talvolta dobbiamo spostarci di
lato a evitare quei minuscoli laghetti che vi si sono formati ( non
sono pozzanghere! il fascino della Valle è inalterato anche col
brutto tempo: sono minuscoli laghetti ). Abbiamo con noi, come sempre
quando andiamo a camminare, Perla, la nostra fedele compagna di
avventure alpine; poverina odia l’acqua ma ama tanto la natura. A
Bottazzo interrompiamo la partita a scacchi fra il bianco e il nero
del gestore ma, almeno per noi, ne valeva la pena . Il piatto di
affettati misti sposato ad una fresca Lasko
non poteva essere niente di meglio accetto per dare brio e sostanza a
questa serata decisamente diversa. Un qualcosa di …materiale
questa sera ha avuto il sopravvento sulla spiritualità del momento,
alla faccia di tutta quell’acqua sino a un’ora prima caduta. E
poi ci meravigliamo al racconto delle prodezze scacchistiche del
gestore e non solo, anche quelle al biliardo gli rendono onore: ci
sono vittorie e trofei da ricordare con nostalgia. Complimenti!
Optiamo per un rientro morbido o quasi, privo di rivoli più o meno
gonfi sotto i piedi, quindi decidiamo di risalire la cementata fino
al Casello e di lì per Ciclabile a incontrare il 15 che scende a
Moccò. C’è una fine nebbiolina, dobbiamo talvolta puntare i
nostri fari per trovare il segno c.a.i. al momento giusto. Rientro
morbido …o
quasi, l’ultima breve discesa è un percorso di guerra irto di
ostacoli: radici e sassi, fogliame scivoloso e acqua che scorre ma
l’infantile piacere di fare splish
splash non ha paragoni in una serata
così familiarmente intima.
DOMENICA
16 DICEMBRE 2012
Oggi
è domenica la gita dovrà essere completa, un bel giro ad anello,
tante ore, tanto camminare, pranzo dal sacco, finalmente Bottazzo di
giorno dopo quattro sere consecutive, niente pioggia, forse sole…
forse. Insomma le premesse per una piacevole domenica ci sono tutte.
Siamo quelli di ieri sera perché la…
signora ci ha preso gusto. Dalla pianura muggesana si capisce subito
che lassù a San Servolo la visuale sui Golfi non sarà granché,
infatti persiste una bassa nuvolaglia che nega il bel panorama.
Nemmeno i coloratissimi parapendio quest’oggi daranno sfoggio dei
loro virtuosismi, allora non resta che incamminarci blandamente,
all’ora di pranzo perché siamo partiti tardi, verso il Ricovero
del M.Carso per un pan e formajo
vecchia maniera. Una volta in postazione riscontriamo l’inadeguatezza
a fini mangerecci del tavolo e delle panche tutte zuppe d’acqua e
così, una volta tanto di comune accordo, decidiamo per un pasto
caldo in quel di Bottazzo, l’appetito non ci mancherà di certo.
Cerchiamo di accorciare la discesa il più possibile e per far questo
una volta arrivati in Sella prendiamo la diretta del sentiero 46, una
ripida discesa ma su terreno ancora abbastanza stabile che ci
consente un rapido scollinamento con scorci di selvaggia bellezza e
un punto di vista piacevolmente diverso della nostra meta intermedia.
Gnocchi col gulasch e lasko
decisamente un piatto più sostanzioso di quello che avevamo portato
appresso. Ma a far da contorno a queste pietanze è stata la presenza
di due amici ( che per la privacy non citerò ), retroguardia, a ben
capire, di un gruppo più numeroso, colà convenuto per una delle
tante feste che seguiranno durante i 100 giorni, gruppo alla
spicciolata dispersosi. La tavola era impegnata anche da un
personaggio calcistico quindi i discorsi presi al volo dal
sottoscritto vertevano più o meno su quel tema. Ma la mia curiosità
nello stare inevitabilmente a sentire quei discorsi era data dalla
serietà ( o presunta tale ) dei due amici nell’affrontare quei
discorsi per niente legati a temi tecnici bensì a temi
filosofico-razionali. E qui mi fermo perché mi ci vorrebbero non so
quante altre pagine per solo estrapolare l’essenza di quel connubio
peraltro fuori luogo visto il motivo per cui una domenica mattina di
dicembre sono finito con la mia cagnetta e la mia signora nella
locanda sull’Antica Via del Sale. ( E’ proprio vero che c’è
sempre qualcosa da imparare dagli…anziani!
). Dovevamo ritornare a Sočerb
passando per Beka
quindi la risalita più ovvia era quella del percorso Jamarun e
allora su in marcia. Transitare per Beka
è sempre un piacere, un gradevole ritorno memore delle
indimenticabili Linee Verticali. Beka,
un paese un po’ scomposto se vogliamo ma la serenità che il luogo
sa offrire è sempre piacevole anche nella stagione forse più triste
per eccellenza. E poi l’Altopiano di San Servolo ha sempre un
fascino particolare con i suoi animali allo stato semi-brado che
pascolano tranquilli in contrasto forse con l’asprezza del suolo e
la contorta bellezza della vegetazione che lo schiaffo della bora
modella a suo piacimento. Il sole non s’è visto ma nemmeno la
pioggia anche se il vento di scirocco avrebbe potuto darcene un
assaggio. A quest’ora del pomeriggio non c’è nemmeno più la
foschia mattutina e adesso sì che possiamo di nuovo godere della
bellezza di questo panorama ad angolo giro.
LUNEDI’
17 DICEMBRE 2012
Oggi
sarebbe giorno lavorativo ma gli eventi, ahimè, mi trattengono a
casa. Dopo una mattinata interlocutoria e in previsione di un tardo
pomeriggio-sera impegnato si anticipa il pranzo casalingo per
consentire una sgambata digestiva. Una cosa breve breve, un’andata
e ritorno tanto per gradire una Valle autunnale finalmente normale in
una giornata normale. Adesso che ripenso a quell’ora e mezza di
meditazione attiva posso scrivere di come alle volte non sia soltanto
la natura a fare la bellezza di un luogo ma siamo noi stessi a
renderla diversamente bella a seconda del nostro stato d’animo e
del nostro porci di fronte ad essa. L’attenzione del fotografo,
accucciato sul suo cavalletto posto su un masso piatto ma affiorante
in mezzo al torrente, che riprende la breve rapida di un’acqua oggi
limpida e dall’impeto decisamente smorzato rispetto a ieri e ieri
l’altro mi fa pensare alla simbiosi che si crea fra l’artista e
il soggetto, in questo caso la natura dell’acqua, c’è tutto
l’amore e il rispetto di entrambi, sì l’acqua si cheta
dolcemente e si lascia fotografare e in quel click! c’è tutta la
delicatezza di un animo sensibile. Sensibili sono pure gli animi di
quei due ragazzi appollaiati sullo sperone di roccia che si protende
sul Rosandra; fra una pagina e l’altra del loro studiare è
inevitabile che l’amorevole gesto di un semplice bacio faccia sì
che la Valle diventi in quel momento la loro Valle, il loro Rifugio,
il loro fantastico Rifugio per un’occasionale fuga forse scolastica
o forse no. E una fuga dal lavoro è quella che si concede il nostro
amico, lo fa veramente di corsa per portare anche lui il suo
amorevole gesto di quotidiana presenza fin lassù dove a rapire il
suo sentimento è il fuggevole bacio fra la Glinščica
e la Griža.
Un uomo e una donna che scendono a valle coi loro sorrisi che
riempiono le loro frasi di circostanza, sono gli sguardi di chi si
conosce da poco o appena e che magari vorrebbe si ripetessero. Il
loro dialogare troverà la fine a Gorni
Konec oppure…le
loro mani torneranno a salutare assieme il paesino di Bottazzo? La
sofferenza di chi ha faticato per venire fin quassù. Le sue parole
intrise di mestizia per un dolore che lo attanaglia da tempo e non
gli da tregua. Avrebbe voluto venir su di corsa ma pure il cammino
gli è nemico. Un incoraggiamento a non mollare. Arrivederci amico.
Adesso è il nostro turno. Tre momenti diversamente consecutivi ma
quello che ci accomuna noi tre, Perla compresa, è che ci stiamo
muovendo, camminiamo, camminiamo a modo nostro e assieme e se
camminiamo vuol dire che viviamo, come l’aria e l’acqua di questa
valle che rendono viva la Valle. Adesso scendiamo. E’ repentino il
passaggio di una donna, agile e leggera nel suo incedere,
probabilmente anche lei sta scappando da qualcosa. Oh immaginazione
mia, perché mi porti continuamente a immagini fallaci? Non può il
suo essere altro che un banalissimo momento di svago? Un’andata e
ritorno tanto per gradire una giornata normale…che
bello però esser capaci di renderla ogni volta speciale.
MARTEDI’
18 DICEMBRE 2012
Sono
ancora in automobile, mi fa compagnia la piccola Perla, come sempre
ignara di ciò che la aspetta ma lei è sempre stata pronta a
seguirmi dappertutto in montagna. Pensavo di partire da San Lorenzo e
già facevo mente locale su cosa dovevo mettermi addosso prima
d’incamminarmi. Allora, le scarpe da trail…le
scarpe…da…trail…Nooooo!
Dimenticate le scarpe! A Muggia non si torna, vorrebbe quasi dire
rinunciare all’uscita. Non se ne parla nemmeno. Rapida decisione di
fermarsi al Prà de Mocò
e per questa sera fare una puntatine tranquilla con ai piedi le
scarpe che uso ogni giorno per andare al lavoro. Poco male si tratta
sempre di un paio di scarpe, anche se più che decennali, pur sempre
invernali, robuste, comperate ancora su da Papi.
Ehh vaaai! C’è la luna stasera, per la precisione un quarto di
luna che ci accompagna. In Ciclabile vorrei quasi spegnere la
frontale ma mi serve per non perdere di vista la bestiuza
che trotterella alle mie spalle e ogni tanto rallenta per olfattare.
All’uscita della seconda galleria due zipke
che mi si fanno incontro, una coppia, nel vero senso della parola, lo
scoprirò poi dalle firme sul libro. Ormai la decisione di una serata
soft è
presa quindi una volta al Casello non faccio altro che scendere per
la strada. C’è un po’di monotonia in questa corsa/camminata, mi
manca il solito entusiasmo, che sia per via delle scarpe? Faccio
tutto di fretta giù a Bottazzo, la firma e la fuga, soltanto uno
sguardo furtivo oltre il vetro ma senza disturbare la solitaria
presenza dei gestori che sono più concentrati sulla briscola che su
chi fa delle tenebre occasionale nascondiglio. Mi spiace ma stasera
non posso fermarmi nemmeno per un tè e allora giù per il sentiero 1
a testare la resistenza delle ataviche cittadine Columbia
Made in Vietnam. Il Ponte degli Alpini per lasciar fuori il transito
davanti al Premuda. E siamo già sul 15. Perla abbaia a qualcuno di
cui non me ne ero accorto. Ma è sempre la stessa coppia della
Ciclabile ripresa nella conclusione dei rispettivi giri. Ma Perla
abbaiava per allertarmi o per far festa al reincontro? Mah! Fatto sta
che siamo ben presto di ritorno e senza scarpe rotte. Ahh,
xe proprio vero che una volta i fazeva tuto più mejo e la roba
durava de più!
MERCOLEDI’
19 DICEMBRE 2012
Ma di
giorno è un’altra cosa specialmente se il giorno è soleggiato,
l’aria è fine e in lontananza si vedono le montagne innevate. I
colori tristi che in questo periodo il Carso regala non mi dicono
granché e le sensazioni positive devo andarle a cercare più in là
o in me, nell’azzurro del cielo, nel blu del mare, nel bianco della
neve, nei raggi del sole, nei miei passi veloci, nel mio ansimare,
nel voltarmi a cercare con lo sguardo la fedele compagna che con la
lingua di traverso e gli occhi languidi sembra implorare maggior
comprensione. Ma andiamo su assieme, un po’ di corsa, un po’
camminando, ci fermiamo ogni tanto per una foto, per un respiro
profondo. Il sentiero bianco-azzurro da Jama
tira su che è un piacere, è sempre tutto come prima, le solite
pietre, i soliti alberi contorti, le solite curve secche, la solita
ripidezza: è proprio un bell’ impegno. Ed eccoci al Riparo del
M.Carso. Do’ da bere all’assetatissima Perla. E poi metto il
sigillo sul libro; è il 3°
dall’ inizio dei 100 giorni a Bottazzo. Mi viene l’idea di fare
in contemporanea ai giorni per Bottazzo altri sul M.Carso che so,
almeno 50 di giorni. Poverino, dopo l’anno a lui dedicato sembra
che tutti o quasi se ne siano dimenticati, non si respira nemmeno più
l’aria frizzante di quel periodo, anche il Riparo sembra
fatiscendere un po’ alla volta. Vedo segnato un misero passaggio
ogni tre giorni. Peccato aver portato tutto il nostro entusiasmo da
un’altra parte. Pensateci! Di corsa alla Sella e poi avanti per il
46 e adesso a rotta di collo fin sul fondo. Mi fermo talvolta, Perla
non ce la fa, mi sento un po’ in colpa e penso che anche lei sta
invecchiando, cerco di rincuorarla ma non mi rivolge nemmeno la
parola, beh, non mi degna nemmeno di uno sguardo. Oggi c’è tempo
per un tè e quattro chiacchiere con la gestora, peccato che entrambi
fumino come camini. Uno viene qua anche per respirare l’aria fine
della Valle e disintossicarsi magari della polvere urbana, non certo
per accatramarsi i polmoni. Uffa! Non date peso alle mie
esternazioni, ognuno è libero di star male o bene come gli pare. Nel
Librone alla voce “
tempo atmosferico “
ho scritto “
stupendo! “
ed è vero, si sente la pace fra queste case. Rientrare
all’automobile giù a Jama
è un attimo aiutato anche da lievi intermittenti folate. Ci sono
altri che stanno andando sicuramente ad ascriversi, sono di corsa ma
non di fretta, il saluto reciproco e complice è d’obbligo. Ciao, a
domani.
GIOVEDI’
20 DICEMBRE 2012
Stando
ai Maya questo di oggi è l’ultimo dei 100 giorni a Bottazzo,
peccato cominciavo a divertirmi davvero. Comunque sia ho voluto
trascorrerlo in famiglia approfittando della bella giornata, non
splendida ma dal pomeriggio piacevole e godibile dalla dorsale dello
Stena fin dove la nuvolosità in arrivo lo consente. In lungo o in
largo ma l’idea è di cambiare ogni giorno sentiero d’approccio,
creando itinerari diversi. Concedetemi una divagazione. Stamattina
passeggiando fra le bancarelle del giovedì a Muggia, ma già
domenica sera anche a Trieste mi sono accorto come non mai, forse per
via del periodo, la gente veste triste. I colori dell’abbigliamento
vanno dal nero chiaro al nero scuro e il grigio è il colore più
vivace. Dove sono finiti i piumini
di una volta: rossi, gialli, arancione, azzurri! Adesso sono…marrone,
testa di moro, ardesia e che altro cavolo di colore scuro. La gente
veste …triste.
In Valle ho incontrato dei runners,
i più sgargianti indossavano una maglia blu notte. La Valle, la
Valle…bruciata
dall’estate non ha conosciuto lo sfavillio dell’autunno e adesso
il suo vestito ha il colore della gente, la tristezza è la stessa,
fate caso uno dei prossimi giorni. Oppure fate come me: oggi mi sono
vestito con un completo di pile color fucsia, sì perché ho deciso
di ridare un po’ di colore alla Valle con la mia vivacissima
presenza. Fatelo anche voi! Indossate almeno un capo coloratissimo,
vedrete che anche la Valle vi saluterà in maniera diversa. E’
piacevole camminare piano, chiacchierare, fermarsi per una, due foto,
accarezzare Perla e incoraggiarla a seguirti. “
Carso pulito “
c’è scritto su un sasso, forse qualcuno si è accorto che proprio
pulito non è e …sporcandolo
ulteriormente con quel monito di vernice pensava di fare cosa giusta?
Non era sufficiente prendere coscienza del fatto che la gente
incivile ormai e purtroppo si trova dappertutto e che a volerla
tacciare era sufficiente un gesto ben diverso da una scritta,
peraltro bilingue, sul candore del calcare? Avevo già notato,
salendo direttamente da Gorni Konec,
che ai lati del sentiero 1 fanno brutta mostra di sé fra le più
comuni immondizie da turista irrispettoso, che anche qui, ahimè,
sembra non esser certo razza rara. A Bottazzo non indugiamo e
ritorniamo sui nostri passi per la via più agevole, la strada, che
seppur ripida ci porta in breve tempo sulla Ciclabile. Prima del
Casello, orrore, un’automobile che scende, ci mettiamo da parte,
spero che gli occupanti non vadano proprio a scrivere qualcosa sul
libro. Ma anche dalla strada , prima di Hervati,
prima del bivio per San Lorenzo, lo spettacolo è mozzafiato, peccato
che il tramonto non sia di quelli ineffabilmente romantici, sarà per
un’altra volta.
VENERDI’
21 DICEMBRE 2012
Scrivo
questo alle 17.15. C’è tempo fino a mezzanotte per la…fine
del mondo? Non volevo perdermi il 10°
appuntamento allora ho pensato di andar a Bottazzo tranquillo e anche
speditamente per essere presto di ritorno e scrivere queste 4 righe.
Avete fatto caso che oggi è anche il primo giorno d’inverno? Ma di
questa stagione, al momento c’è soltanto la data, 21 dicembre.
Stamattina ho trovato tutto bagnato, che abbia piovuto durante la
notte? La giornata è piuttosto autunnale che invernale allora si sta
abbastanza piacevolmente all’aria aperta. Adesso che ho un po’
lanciato lo spot sulla Giornata della Pulizia sono, anzi siamo, anche
oggi mi accompagna la signora, ancor più attenti alle piccole
immondizie che ogni tanto feriscono la nostra anima ecologista. Lei è
riuscita a intravedere l’involucro dorato di un soldo di cioccolato
che il solito genitore maleducato non ha fatto raccogliere al
figliolo goloso e probabilmente annoiato. E’ così vero? A
proposito di piccole immondizie una curiosità : c’erano, sparsi
in vari punti del sentiero, dei foglietti gialli ( ne abbiamo visti 4
) con su scritto GRAZIE e disegnato un cuoricino. Probabilmente un
messaggio d’amore o comunque un ringraziamento, invero poco
ecologico, per l’amore ricevuto. Invece, a proposito del…Colora
la Valle, oggi c’è stato un miglioramento, tutte le persone
incontrate indossavano qualcosa di vistoso, addirittura 2 col piumino
di un bel rosso vivo, un altro col berretto rosso, una con i
pantaloni viola, beh, non male per la prima giornata dopo lo spot
sulla Valle triste. Probabilmente è stato un caso, ma se così non
fosse? Credo ancora nella sensibilità della gente. Tralascio il rito
della firma apposta ai 5°
C delle 13.45, per dirvi piuttosto dell’incontro, secondo me
speciale anche se casuale, avuto a breve distanza con un airone
cenerino. Ci stavamo approssimando alle prime case e dall’altra
parte del torrente, immobile, ritto sulle sue lunghe zampe a
mimetizzarsi con cespugli e alberi, se ne stava proprio un giovane
esemplare maschio. Ahimè, l’attrezzatura fotografica che avevo
oggi con me non mi ha consentito di fargli delle foto granché belle,
anzi tutt’altro direi nonostante l’abbia seguito per una decina
di minuti. Sembrava non avesse voglia o addirittura non ce la facesse
ad alzarsi. Al fine, troppo disturbato o meglio infastidito
dall’impacciato fotografo rompiballe quale mi ero dimostrato, ha
deciso di volarsene via risalendo la valle della Griža.
Sarò banale ma anche quell’essere animale così solitamente
maestoso si portava appresso una certa mestizia, già la sua livrea
non è delle più fantasmagoriche, la giornata, l’ambiente,
poverino faceva davvero pena. Forse anche lui stava aspettando il
fatidico…21 dicembre 2012.
SABATO
22 DICEMBRE 2012
Beh
che dire di questo sabato davvero particolare ? La fine del mondo non
c’è stata e oggi la giornata è davvero splendida, con un sole
luminoso e il cielo terso, la temperatura gradevole, lo spettacolo
dei monti bianchi dietro il mare azzurro, la città in fermento per
l’ormai prossimo Natale, vedo tutto questo non dalla Val Rosandra
ma dalla cima del Taiano. Oibò ! Che ci faccio quassù? Come da
tradizione, il sabato prima di Natale i bikers
triestini si danno appuntamento in cima o meglio in Rifugio per
scambiarsi gli auguri brindando a lasko
e gnocchi con la selvaggina. Quest’anno ho voluto dare il mio
contributo arrivando in cima, assieme o meglio grazie a mio fratello,
a bordo di un …TANDEM! Ebbene sì
proprio un tandem noleggiato a Sešana e portato fin quassù con
notevole impegno nonostante lo scarso allenamento ciclistico e ancor
più quello con il tandem ma anche per la comunque impegnativa ascesa
finale di 11 km su un fondo al limite della pedalabilità, vuoi per
le cunette, vuoi per i sassi e per i solchi creati da qualche
fuoristrada sulla neve gelata che in certi punti non si è sciolta.
Io vi parlo di questo ma in realtà lo sto ripensando mentre mi
accingo a raggiungere Bottazzo intorno alle 23.30 a conclusione di
questa magnifica giornata. Era questo l’unico orario percorribile
visti gli impegni familiari e istituzionali ( al C.A.I. di Muggia si
sta facendo festa, c’è il solito mega rinfresco di Natale ). Ho
lasciato momentaneamente la compagnia per risalire la Valle. Ci sono
ancora luci accese nelle case abitate e anche in Locanda. Ma faccio
tutto in punta di piedi, non voglio disturbare a quest’ora. Il
termometro segna soltanto 1°
ma chi mi ha preceduto, 3 ore prima, scrive 0°,
ma non si sente il freddo oppure sono io talmente caldo da sentirmi
bene nonostante la fatica precedente. Cosa faccio adesso? Fra
mezz’ora sarà …mezzanotte, quindi?
Quindi …sarà già domenica! E allora?
Non meniamola per le lunghe, sarà il 23 dicembre, cioè il giorno
dopo. Capito adesso? Ma non mi fermo ad aspettarlo e vado a godermi
il panorama dalla ciclabile. Risalgo il sentiero 1 e arrivo
sudatissimo in ciclabile direzione Casello Modugno. La luna quasi
piena si è già spostata, ogni tanto qualche nuvola le nega
l’occhiolino che sta facendo al Monte Carso. In fondo, le luci e i
riflessi sul mare tranquillo, sono quelle di Muggia e Capodistria,
più vicino quelle di Bagnoli, la città da questa posizione si
defila, sotto di me soltanto una è rimasta accesa, 2 se ne stanno
andando. Eh sì, è proprio un’automobile che ha concluso la sua
visita parenti. Ed eccomi al Casello, adesso si scende.
DOMENICA
23 DICEMBRE 2012
E’
da poco passata mezzanotte e sono quasi in vista di qualcosa, per il
momento soltanto il rumore del torrente e quello regolare dei miei
passi sul cemento mi fanno compagnia. Ogni tanto qualche lieve folata
tiene desto il mio pensare ( lo scriverò poi sul quaderno dei
pensieri ). Adesso le uniche luci sono quelle intermittenti di colore
rosso su un albero della prima casa e quelle colorate che contornano
una finestra della seconda casa. E poi il solito fanale all’angolo
della casa in vendita che illumina anche il ponticello per Beka
e le luci , accipicchia, della locanda. A mezzanotte e dieci minuti
sono di nuovo chino sul libro. Nel frattempo il fascio di luce ha
questa volta distolto il gestore dalla sua ennesima partita a scacchi
( a quell’ora ? ) e a tutti i costi vuole prepararmi un tè. Non
serve insistere sul non voler disturbare, sarà graditissimo quel tè
ai frutti di bosco come pure i 20’ di chiacchierata fra ricordi e
problemi contingenti. Ma poi bisogna rientrare, la festa al C.A.I. di
Muggia non è ancora finita e stanno aspettando…
quel mato de Ciano che xe ‘ndà a
Botazo a sta ora. Un sentito
ringraziamento e un arrivederci alla vigilia di Natale è poi giù,
ma non di corsa, i postumi della pedalata di …ieri
si sentono tutti.
Il
pensiero scritto dopo mezzanotte sul quaderno dei pensieri:
“ SOLTANTO
UN PO’ PIU’ IN ALTO
LIEVI
FOLATE DA NORD EST
TENGONO
DESTO IL MIO PENSARE.
QUI A
BOTTAZZO
MI
SOFFERMO AD ASCOLTARE
I DUE
SOLI RUMORI DI QUESTA NOTTE:
UNO
MILLENARIO,
COME
LO SCORRERE DELL’ACQUA;
L’ALTRO
EFFIMERO,
COME
IL TICCHETTIO DEI MIEI PASSI.
IL
BATTITO DEL MIO CUORE
TIENE
COMPAGNIA ALLA MIA EMOZIONE. “
LUNEDI’
24 DICEMBRE 2012
Domani
sarà Natale, di nuovo un altro Natale; ma perché da qualche anno a
questa parte arrivano così presto? Che sia colpa del tempo che passa
talmente veloce che nemmeno ce ne accorgiamo? Per il momento è
vigilia, niente di speciale, a casa non si festeggia più da tempo,
si fa il pranzo di Natale appunto, con parenti tutti a casa nostra,
ma domani invece….Pioviggina stasera,
una cosa fina fina che inumidisce e quasi non bagna. Perla è con me,
non vedeva l’ora di uscire di casa per sgranchirsi un po’ le
zampe. E con noi c’è anche Ilaria, figlia studentessa in quel di
Bologna a casa per le feste. Odia camminare, a meno che non si tratti
di strade cittadine, ma in Valle è tutta un’altra cosa e poi
l’impegno che le propongo è cosa da poco, peccato per il tempo. Ma
anche se il caligo
cela tutto compresi i contorni della bellezza della Valle la
suggestione fatta di sagome scure e chiarori ovattati è davvero
particolare e camminare tranquillamente lungo la ciclabile diventa un
vero e proprio piacere anche per chi come me è abituato a soffrire
in maniera diversa. La discesa a Bottazzo è pura formalità. Il
libro è già aperto, un altro viandante ci ha preceduti e poi se ne
va accennando un passo di corsa. Ilaria segna la sua 1^ venuta e
sicuramente da qui a marzo rimarrà l’unica. Adesso scenderemo
verso Gorni Konec
per poi risalire al Prà de Mocò
dove abbiamo lasciato l’automobile. La cappa non è di quelle
impossibili, so che dietro di essa c’è già la luna, forse per
questo il chiarore diffuso ci permette di tenere spente le lampade e
godere del piacere di trotterellare nella semioscurità andando a
cogliere gli spigoli del terreno con la sensibilità di un camminare
dolce. Lo sguardo in alto dove le solitamente note pareti adesso
senza faccia sembrano neri profili di alte e sconosciute montagne;
scherzi di nebbia che le luci di Ervati in mezzo e San Lorenzo più
sopra rendono meno opprimente. E’ vero che la nebbia appiattisce
qualsiasi paesaggio ma qui è tutto così familiare, a cominciare
dallo sciabordio del Rosandra, che siamo noi col nostro passaggio a
creare onde, forme, curve, immagini inconsuete e così il paesaggio
si ammorbidisce. Adesso si va a casa per una vigilia di Natale forse
ormai troppo consueta, ma i tempi cambiati sono questi e la serenità
della famiglia val bene una cena, sotto l’albero sì ma una cena
uguale a tutte le altre.
MARTEDI’
25 DICEMBRE 2012
BUON
NATALE! TANTI AUGURI! Per gli auguri vada, sono sempre ben accetti,
per il Buon Natale, meglio lasciar perdere perché quest’anno ci
sono stati diversi motivi che non ci hanno permesso di festeggiare.
All’ultimo momento è saltato anche il tradizionale pranzo. Quello
che non salta è la passeggiata a Bottazzo. In una giornata
contraddistinta dall’uggia scegliamo la metà pomeriggio per
scendere all’appuntamento con gli ospiti occasionali e non della
Valle. Quando ieri ho detto che per Ilaria, mia figlia, sarebbe stata
la sua unica firma non sapevo che ci avrebbe preso gusto ed eccola
anche oggi assieme al suo papà e all’immancabile Perla. Si parte
da San Lorenzo alle 15.00 quando il piazzale retrostante la Trattoria
al Pozzo è ancora pieno di automobili. Quasi subito un doppio
incontro per un doppio scambio di amichevoli auguri, per il resto
saranno soltanto dei semplici incontri per dei saluti biascicati. La
nebbia c’è ma non cela del tutto il panorama, qualche scorcio sui
primi giorni d’inverno per delle improbabili foto . Una sorpresa,
almeno per me , ci aspetta sul torrente prima di Bottazzo. Nello
stesso punto della volta scorsa, sicuramente lo stesso airone
cenerino se ne sta impalato sulla riva sinistra in attesa di non si
sa che. Allora mi viene da pensare che la volta scorsa, l’incontro
non sia stato casuale, l’airone deve aver nidificato da queste
parti e Bottazzo è la sua casa. Vedremo di verificare nei giorni
scorsi assumendo informazioni da parte di esperti. La signora è lì,
fuori dalla porta con l’immancabile sigaretta in mano: BUON NATALE!
Il pranzo della sua famiglia all’interno del locale è terminato e
allora due tè per togliere la sete, non certo per riscaldarci. Non
fa freddo il termometro segna 7°
e ci meravigliamo che chi ci ha preceduto di 20 minuti abbia segnato
10°
sul libro. Sudando e sudando risaliamo per l’1 sul costone del
Monte Stena, torneremo da qui a San Lorenzo. Le luci in lontananza
sono molto sfuocate e comincia pure a piovigginare, anzi sembrerebbe
che piova ma poi l’intensità non sarà tale. Aspettiamo fino
all’ultimo prima di trarre dallo zaino le lampade, ho scoperto
quanto sia piacevole il procedere “
a fari spenti nella notte “
, le ombre assumono aspetti del tutto inimmaginabili, la nebbia rende
il tutto ancora più magico. La nebbia in certi momenti sembra un
enorme velo d’argento che ci separa dalla realtà travisandola o
addirittura un’enorme tela di ragno stesa apposta per ghermirci da
un momento all’altro. Accendiamo le lampade ma nonostante questo
dispositivo i fasci luminescenti si perdono inghiottiti dalle spire e
abbiamo il nostro bel daffare per accertarci della corretta
direzione. Le luci di San Lorenzo di fronte a noi non sono per niente
ingannevoli ma è il terreno infido che dobbiamo tener d’occhio,
mai come sullo Stena i sassi affioranti sono così numerosi e
insidiosi. Ma il piacere di essere così vicini in questo momento di
appassionato coinvolgimento va oltre a ogni seppur minimo accenno di
difficoltà. Ma tornerà il sole prima o poi?
MERCOLEDI’
26 DICEMBRE 2012
Perché
alle ore 15.00, mentre a Muggia sta diluviando, una persona normale
e/o qualsiasi dovrebbe decidere di prendere l’automobile, andare
fino a Beka e da lì scendere a Bottazzo di corsa da una parte e poi
ritornare a Beka dall’altra un po’ correndo e un po’
camminando? Semplicemente perché quella persona non si sente normale
e non si sente una qualsiasi. Fatto sta che decido di partire ma non
mi porto appresso nessun tipo di ombrello perché la pioggia voglio
prendermela tutta. A Sočerb
c’è nebbia, visibilità 50 m, per questo motivo sbaglio strada e
arrivo a Očisla.
Qui sbaglio strada e sto per entrare in un cortile, faccio
retromarcia prendo a sinistra e arrivo nei pressi della chiesetta
isolata di Sveta Magdalena.
Ritorno indietro e attraverso tutto il paese fino all’incrocio,
finalmente, per Beka.
Per fortuna come si scende la nebbia si alza. Se queste sono le
premesse dovrò fare attenzione a piedi ma il percorso lo conosco
bene, non me ne do peso. Non so se Perla, mia fedelissima compagna di
avventure, si è resa conto di cosa sarà costretta a fare oggi,
sgambettare a me appresso per tutto il tempo della discesa e quello
della salita. Devo essere di ritorno presto, già ho perso tempo per
l’essermi …perso sull’Altopiano di
San Servolo, vado di fretta. La discesa piene di insidie, per l’acqua
che corre lungo il sentiero, il terreno viscido, foglie, radici,
scarsa visibilità, una vera corsa ad handicap, ma il tutto si
trasforma in una corsa oltremodo divertente. Questo è il punto: mi
sto divertendo! A fare splish splash,
a fare plich
ploch, a
fare swischhhh….speriamo
di non cadere anche se il rischio c’è e pure costante. La pioggia
non da’ tregua, viene giù che Dio la manda. Talvolta grido per l’
entusiasmo, tanto chi mi sente qui? Anche gli animali del bosco sono
al riparo dalla pioggia e non sono certo allo scoperto a guardar
passare di corsa questi due strani esseri che somigliano tanto a un
uomo e a un cane. Fatto sta che in 20’ esatti sono a Bottazzo,
fisso la mia presenza e ripartiamo, Perla suo malgrado, di slancio
per ritornare a Beka
per la salita dello Jamarun.
Un saluto talmente veloce da sembrare quasi maleducato a delle
persona appena uscite dalla locanda ( una sicuramente la conosco ),
attraversiamo il ponte e su con rinnovata lena. Decisamente in salita
non corro i rischi dell’andata ma la sensazione di vera libertà è
la stessa; passo sulle pozzanghere come se ci fossero sempre state e
io le avessi sempre centrate, un vero spasso. Ho già fatto questa
salita nei giorni scorsi ma con altro spirito e soprattutto altra
compagnia. Adesso voliamo! E’ bello attraversare posti nuovi ma
anche ripassare su quelli noti alle volte ti è d’aiuto, hai dei
punti di riferimento che riconosci o che sai raggiungerai dopo
100,300,500 metri, l’albero storto o quello caduto, la cascatella,
il guado, la fila di sassi, la tabella del Sentiero dell’Amicizia e
così via. E intanto la pioggia continua incessante, ma incessante è
anche il nostro passo. Incoraggio Perla, la incito a non mollare, le
dico che siamo quasi arrivati, che manca poco all’automobile. Ma
non è che lo sto dicendo per me? E’ incredibile ma sono convinto
di aver impiegato meno tempo oggi a percorrere il tratto
Bottazzo-Beka,
che nello Jamarun
edizione 2011. Apro la portiera dell’auto e per prima cosa faccio
salire la bestiola che cerco di asciugare con il mio asciugamano, il
pelo le si arruffa tutto, è un amore e poi lei continua a modo suo
sulla tappezzeria del sedile. Poi è il mio turno, ma sono così di
fretta che dalla cintola in giù non ho tempo per il ricambio, via di
corsa verso casa. Per il rientro opto per la strada più lunga ma
sicuramente più veloce. E piove sempre, sicuramente da quasi 2 ore,
da quando sono andato via da casa sino a questo ritorno nella nebbia,
ma è un affare che riguarda le zone alte perché per fortuna vicino
al mare la visibilità è buona, soltanto l’umidità è uguale. Che
Santo Stefano ragazzi!
GIOVEDI’
27 DICEMBRE 2012
Questa
sera sarò breve perché breve è stata la visita a Bottazzo come
pure l’andata e ritorno ma…?
Stranamente alla partenza dal Rifugio Premuda pioviggina, niente a
che vedere con il diluvio di ieri e niente a che vedere con la
scorribanda di ieri; serata tranquilla di tutto riposo ma…?
Ci sono un paio di ma… perché se le
emozioni non ti trovano devi andartele a cercare per poterle vivere.
Al disopra delle lacrime di pioggia e della nuvolaglia c’è la luna
ormai piena che vorrebbe farsi vedere, lo so, ma per il momento posso
soltanto immaginarla lassù verso est. Eh sì, diventa un’emozione
salire a Bottazzo con la pila nello zaino, cercare nell’oscurità
il bianco zampettante della mia compagna Perla e sentire più forte
del solito il rumoreggiare del torrente e mano a mano che ci si
avvicina quello della cascata, la pioggia di ieri li ha ben che
ingrossati entrambi. Vorrei tanto farmi sentire da quelle 4 o 5 luci
che dalla parte opposta stanno risalendo la strada, i miei
predecessori sul libro, ma il Saggio della Montagna diceva sempre di
non gridare mai fra i monti, nemmeno per richiamo, ci sono altri modi
per farsi sentire. La pila mi serve soltanto per leggere il
termometro, poi la ripongo in fondo allo zaino. La piccola pioggia è
stata questione di minuti, era soltanto umidità condensatasi.
Andiamo di fretta e ridiscendiamo al Premuda per il medesimo
itinerario, ascoltando i medesimi rumori e utilizzando il medesimo
chiarore dell’andata, quello di una serena serata. Che succede?
Davanti a me vengo preceduto dalla mia ombra, mi volto e…sììì,
la luna è finalmente uscita dal forzato nascondiglio. Il tempo di
lasciarmi andare a un grido di gioia ed è tutto come prima, nuvoloso
piatto. E così rimarrà fino in fondo come in fondo …allo
zaino è rimasta la pila e in fondo …al
mio cuore un’altra emozione.
VENERDI’
28 DICEMBRE 2012
Tutto
il giorno a fare il boscaiolo in Slovenia, a tirare giù e sramare
querce. E da mezzodì in poi sotto un sole da favola. Rientri a
Muggia e già a Koper
sei avvolto dalla nebbia più cupa, che tristezza! Tant’è che
ormai rassegnato all’ennesima serata piovigginosa mi accingo
all’appuntamento quotidiano con deposito auto sotto la quercia (
come se non bastasse ) del Prà de
Mocò, mentre per le strade salate
sembra prepararsi una notte di gelo. Esco dall’ auto e un refolino
sulla nuca mi fa voltare e …udite udite
sopra il Monte Stena fa bella mostra di sé il luminescente tondo
lunare. Uno spettacolo! Dico alla mia cagnetta: “
Perla, se ce l’abbiamo fatta ieri sera al buio, tanto meglio adesso
con quel po’ po’ di luna, che ne dici? “
Ovviamente non mi ha risposto ma per tutto il tempo, 1 ora più o
meno, che siamo andati e tornati era sicuramente più pimpante di
ieri. La ciclabile è al buio, noi siamo al buio ma il Monte Carso
dall’altra parte, illuminato dalla luna sopra lo Stena è uno
spettacolo. In fondo verso il mare e le sue luci, reticenti spire di
nebbia indugiano sul da farsi ormai sospinte, anche se ancora a
piccoli colpetti, dal vento di nord-est. Scendendo per la strada, fra
gli alberi, la sensazione di chiaro scuro è ancora più forte; le
sagome nere si stagliano contro il chiarore che illumina le bianche
pareti del M. Carso, unica ferita nera, l’ombra del Crinale che
attanaglia la salita alla Bukovec.
In questo gioco di B/N manca a Bottazzo la luce della locanda, questo
è il primo giorno che la trovo …spenta.
Scendiamo verso il Premuda con la luna alle spalle e la nostra ombra
a precederci. Nel mentre, la luna si è spostata e adesso anche le
pareti sotto lo Stena sono illuminate ma la cosa più bella da vedere
è il torrente che illuminato sembra un nastro d’argento disteso
sul fondo Valle. Il fragore di questa sera non è quello del dopo
piogge ovvero non è per niente un fragore ma il suono di un’acqua
vanitosa vestita con l’abito della festa, un abito color argento
appunto. Non c’è anima viva stasera, non abbiamo incontrato
alcuno, Bottazzo col coprifuoco, Gorni
Konec già dormiente, dall’alto il
Rifugio Premuda sembra spegnersi in una serata annoiata. Mentre si
risale verso Moccò un cicaleccio infantile fa digrignare Perla, ma
lo fa bonariamente con tutti, non mi preoccupo di certo. Ecco alcune
anime più vive che mai, dal numero dei saluti e di altrettante pile
frontali direi due famiglie piene, due belle famigliole con lo
spirito giusto in una serata giusta. “
Perla vieni qua! Vieni qua ho detto! Perla! Perla! “
Un razzo nero a quattro zampe ha attraversato il prato, il bosco, la
pietraia e la mia cagnetta era già al suo inseguimento se non fosse
stato per i miei richiami. Nonostante il chiarore della luna non so
dire assolutamente di che animale si trattasse, correva, anzi
scappava e di gran carriera. Ancora un attimo per esprimere ad alta
voce il mio entusiasmo per la bella serata, fare i complimenti a
Perla, “
Dammi 5! “
, lo fa eh, veramente, e siamo di nuovo verso casa. Bello bello,
proprio bello.
SABATO
29 DICEMBRE 2012
Che
giornatona oggi, ma solo a metà pomeriggio possiamo effettuare la
visita consueta al romito Bottazzo. Oltre a Perla viene anche Ilaria
per la sua 3 firma, tanto domani si avvicina alla sua nuova
provvisoria casa emiliana. Partiamo da Jama
perché vogliamo goderci appieno il sole pomeridiano che inonda le
pendici del M.Carso su questo versante. Nemmeno partiti e la prima
sorpresa si alza in volo da sotto il ponte per fermarsi, prima di
essere disturbato e andarsene definitivamente seguendo il corso del
Rosandra, all’ingresso dell’antro, si tratta sicuramente dell’
airone nostro amico che probabilmente si sarà stufato di aspettarci
a Bottazzo ed è venuto a salutarci qui a Jama.
Questo percorso segue l’idea della 1^ Linea Verticale sul M.Carso
di 3 o 4 anni fa forse 5 ormai e comunque il rush finale dello
Jamarun,
soltanto che adesso è diventato un guardaroba a cielo aperto, un
vero schifo! E’ costellato di scarpe, zaini e indumenti vari
abbandonati, ahimè, dai sempre presenti clandestini. Chi mai avrà
voglia di raccogliere quella porcheria? Ma torniamo alle cose
positive anche se oggi non avremo tante emozioni da spartire perché
la luminosità pre-crepuscolare mi induce a numerosi scatti
fotografici specialmente in direzione Canin o Krn ma anche Trieste
sottostante che si specchia nel suo mare ha una luce diversa,
addirittura contemplativa. Emozioni, emozioni, probabilmente di
emozioni ne avrà provate di più la nostra Perla, alla fine conterà
ben 7 incontri canini, un record per la bestiola anche se lei,
piuttosto sofistica, non si dimostra sempre disponibile al dialogo.
Per il resto è sempre un piacere ripassare per il Riparo, su sul
Monte Carso; a proposito sto mettendo i numeretti vicino al mio nome,
chissà quanti ne avrò messi alla data del 21 marzo 2013 ? E poi la
discesa per il sentiero 46, oltre a essere diretta la trovo
entusiasmante per la sua ripidezza e il suo essere cosi articolata,
sà molto di montagna, presto la farò in salita ne sono certo. Al
suo finire c’è ancora la solitaria allegria dell’albero
addobbato per Natale, probabilmente ancora qualche giorno e dopo
ritornerà ad essere uno dei tanti, probabilmente non lo riconoscerò
nemmeno più. Questa volta la sete ha il sopravvento sulla fretta del
rientro e allora la Locanda insolitamente accogliente mi concede una
rinfrescante radler,
altro che tè fumante. E poi via in tutta scioltezza per un rincasare
da ospiti per cena.
DOMENICA
30 DICEMBRE 2012
L’ultima
domenica del 2012 lasciata sfilare tra faccende domestiche più o
meno solite per prepararsi a questa gelida uscita notturna. A Jama,
sceso dall’automobile con Perla in versione notturna, c’è
soltanto 1°
C ma la bellezza di questo appuntamento è la luna piena sopra il
M.Carso. Attraversando le luci e il silenzio della piazzetta di
Bagnoli soltanto un furgoncino hippy disturba le mie riflessioni e
non certo il sonno, per quelli che già dormono, dei paesani. Adesso
la luna ce l’abbiamo davanti , proprio in fondo alla Valle, sopra
la nostra meta; oggi sarà la mia pila frontale, il Sentiero 1 non mi
è mai stato così illuminato, le nostre ombre ci seguono veloci e
noi altrettanto veloci raggiungiamo la brina di Bottazzo. Le
automobili colà parcheggiate luccicano alla luna, la temperatura è
di -1°
C. Manca poco alla mezzanotte ce ne andiamo senza indugiare per una
velocissima risalita fin sulla Ciclabile e al Casello.
LUNEDI’
31 DICEMBRE 2012
Mezzanotte
da poco passata siamo sulla striscia bianca della Ciclabile che ci
porta alla sagoma scura del Casello Modugno, in fondo, circoscritte,
le luci della città in attesa dell’ultimo giorno dell’anno.
Qualcuno continua il suo lavoro qualcuno si sveglierà fra poche ore,
qualcun altro andrà a dormire di lì a poco. Ma Perla e io scendiamo
a Bottazzo per salutare il silenzio invernale di questo ultimo giorno
del 2012. Le stelle in un cielo semplicemente pulito si potrebbero
contare una ad una, la luna illumina anche la mia anima e riempie il
mio cuore di sensazioni positive. Raggiungo la postazione in punta di
piedi, ho sempre paura di disturbare se non addirittura spaventare
qualcuno. Incredibilmente la temperatura è salita di 2°,
adesso il termometro della Locanda segna 1°
C, ma sinceramente questo freddo e ancor più quello di prima non lo
sento per niente tanto è il fervore che mi prende e mi accalora.
Sono 30’ dopo mezzanotte e dopo aver lasciato un augurio a tutti i
“
centogiornisti
“
sul Libro dei Pensieri ci avviamo per il ritorno. Come sempre il
suono del torrente è l’unico segno di vita che ci accompagna,
l’acqua che scorre, il salto della cascata, è come aver qualcuno a
fianco che dialoga con il tuo mutismo esteriore ma si fa partecipe
del tuo dialogo interiore. Che bello fantasticare, ti da la
sensazione che il mondo viva felice la sua storia…almeno
per un attimo. Gorni Konec prima
e Bagnoli dopo si sono ormai chiuse nella loro nottata e soltanto le
stelle e gli angeli gaudenti che illuminano la piazzetta seguono i
nostri felpati passi; che sensazione strana il silenzio in paese, mi
sento quasi un ladro nell’attraversare le mute case, un ladro di
intimità. Ma tant’è che siamo arrivati e il campanile mi segnala
con un botto che è già l’una, penso che fra 24 ore avremo già
vissuto 1 ora del 2013. Auguri a tutti!
MARTEDI’
01 GENNAIO 2013
BUON
ANNO a tutti! Passato bene l’ultimo dell’anno? Vi siete
divertiti? Beh io sì. Anche quest’anno abbiamo festeggiato al
cospetto del Re delle Giulie, sua maestà il Montasio. Eravamo al
Rifugio Grego proprio in faccia alla sua parete nord, una goduria per
gli amanti della montagna. Ebbene si ricomincia, tutto come prima
almeno per il momento ma la speranza è che tutto migliori o quanto
meno non peggiori, a cominciare dalla salute, poi dal lavoro e via
via a risolvere i problemi grandi e piccoli che ci affliggono. Ogni
anno che passa e ci vede invecchiare il pensiero e la speranza sono
gli stessi. Già stamattina mentre mi avviavo ad accompagnare 2
famigliole verso il laghetto di Sompdogna e poi all’omonima Sella e
alle omonime Malghe pensavo alla sera, quando sarei rientrato a
Trieste, quale percorso avrei intrapreso per raggiungere Bottazzo.
Poi un consiglio buttato lì per caso mi ha visto svoltare
l’automobile in direzione Draga. Bene, da lì, sotto un cielo
ancora stellato, ben presto giù in Valle a spegnere gli ultimi botti
e un’improbabile sirena barcaiola. Cosa centrava tutto questo con
il Parco della Valrosandra non l’ho capito, ma l’uomo a volte
diventa un essere davvero incomprensibile, altro che silenzi, altro
che dialogare con il torrente, altro che ombre animali appostate sul
mio attento incedere. Non oso pensare cosa c’è stato a mezzanotte
il 31 dicembre, praticamente poche ore prima. E’ una toccata e fuga
la nostra ma siamo lì presenti, con me ci sono l’immancabile Perla
e la mia donna, ad onorare l’inizio del 2013. E poi a casa, ci sono
ore e ore di sonno da recuperare ma domani sarà già un altro
giorno.
MERCOLEDI’
02 GENNAIO 2013
Oggi
è proprio un altro giorno e come promessoci…piove.
Peccato perché si poteva approfittare del fatto di essere a casa per
fare una gita un po’ più lunga. Ma non ci scoraggiamo per così
poco perché altre cose ci impegnano la mattinata e subito dopo
pranzato eccoci al Rifugio Premuda e poi a risalire semplicemente la
Valle. Sopra la cascata già da lontano due persone spiccano nel
piovoso grigiore, in rosso il padre e in giallo il figlio, lo so con
certezza perché li conosco e sono lì non solo per la presenza ma
anche perché l’adulto insegna al giovane l’amore per la Natura e
le sue cose, il piacere della Valle e le sue cose. E poi a Bottazzo
nuovi auguri ad altri amici, quattro chiacchiere veloci e il rientro
verso la ciclabile. Probabilmente le mie reminiscenze giovanili non
sono tali da ricordare certi itinerari più o meno nascosti fatto sta
che grazie alle nostre conoscenze saliamo verso destra a raggiungere
il ruderi del Castello di Fünfenberg, in alto su una Valle poco nota
al turista veloce e disattento. Per un attimo affacciati sul sotto
stante torrente proprio di fronte al Sentiero dell’Amicizia che
sale a Beka
sul versante opposto e per un attimo sotto di noi un defilarsi
animale inusitato ma inequivocabile, si tratta di una volpe, il suo
pelo è rossiccio e l’apice della sua coda è bianco, si cela per
un attimo e nel rivederla, l’attimo successivo è un quieto
allontanarsi dalla nostra vista sorpresa. Questi incontri inaspettati
e repentini sono sempre delle emozioni da gustare appieno. Immagino
per un attimo quelle del nostro giovane escursionista che , grazie a
suo padre, sa già dove collocarle per un piacevole ricordo: di certo
in un angolo del suo giovane cuore. Poi in maniera tranquilla,
chiacchierando di tante cose soprattutto delle prospettive future
sulle quali riporre la propria fiducia nel 2013, si percorre la
Ciclabile fino al sentiero 15 che scende a Moccò e al Premuda. La
pioggia è scesa tutto il pomeriggio ma sempre in maniera dolce,
nemmeno fastidiosa ma come fosse un segno per una pulizia di cose
brutte, da lavare via, da togliere dalla mestizia che ci prende forse
troppo spesso ormai. Il sole di Capodanno è stato un segno di
speranza, oggi…Ma a me piace
fantasticare. Chissa…?
GIOVEDI’
03 GENNAIO 2013
E’
ritornato il sole e anche il caldo, strano inverno questo ma siamo
soltanto agli inizi. Ne approfittiamo per passare un paio d’ore
pomeridiane fra le bellezze di una Valle che a poco a poco comincia a
cambiare, sembra tornare pian pianino luminosa, sarà anche per il
fatto che seppur impercettibilmente le giornate si stanno allungando.
Basta che ci sia il sole e i colori addormentati si risvegliano e ti
regalano, finalmente, immagini e scorci significativi anche
fotograficamente, il che non è poco. Ce ne andiamo da Beka
per scendere a Bottazzo lungo la valle della Griža,
un percorso forse monotono ma reso interessante se ti metti ad
osservare la caducità degli alberi, il loro trasformarsi al tempo e
alle intemperie, le forme a volte bizzarre vuoi per allegria a volte
terrifiche vuoi per mestizia: anche gli alberi hanno un’anima. La
nostra anima invece ci dice di soffermarci ogni tanto ad immaginare
la loro secolarità che trasuda una, cento, mille storie. Dalla parte
opposta cavalli al pascolo, sono in controluce, sono sagome nere di
un’altra realtà, una realtà che piace alla mia anima. Giù in
paese c’è movimento, bambini che vanno, gente che viene, un pasto
consumato, una bibita gustata, ancora auguri per il nuovo anno,
ancora chiacchiere prima di risalire il salto sulla cui sommità
dominano i ruderi del 2°
ipotetico Castello dei Fünfenberg che guardava in fondovalle a uno
spicchio di mare ora disturbato da moderne costruzioni. Il risalire è
lento come il nostro silenzio, non manca il fiato ma è il piacere di
ascoltare che prevale sull’impeto della risalita veloce. E poi ci
sono tante belle cose da immortalare, verso il Cippo, o verso La
Bianca dalla parte opposta, illuminati dal sole in discesa, i
riflessi sul triangolo di Adriatico che si intravede laggiù e per
finire il tramonto fra nuvole arrossate e ingrigite in un gioco di
chiaroscuri che filtrato dalle sagome degli alberi si perde in terra
d’Istria. Dalla piana di Beka,
disteso sull’umidità dell’erba alla sera, tutto acquista un
sapore davvero particolare ed emotivamente sentito. Prima del paese
un recinto dove 3 cavalli si stanno spartendo una balla di fieno,
l’erba è soltanto un ricordo dell’estate scorsa. Arrivi in paese
e il belato della pecorella fuori dal recinto ti trasporta
mentalmente in altri paesaggi, immagini fuori dal tempo eppure siamo
così vicini al nostro. Ma per un attimo, anche due o tre, è davvero
bello sognare.
VENERDI’
04 GENNAIO 2013
Oggi,
una giornata sostanzialmente nuvolosa tendente al bello che poi non è
venuto, l’ho presa alla larga per arrivare in fondo e porre il
sigillo personale e giornaliero. Partito da Sočerb
per una passeggiata con appresso Perla, moglie e amica di moglie mi
ritrovo tutta la mattinata a fotografare, Očisla,
Beka e i loro dintorni fatti
soprattutto della parte a valle del Tigrovski
pot, ovvero quel sentiero segnato in
tondo giallo che va a sfiorare gli inghiottitoi di Beka
e Očisla
appunto; sempre affascinante il tutto contrassegnato da una bellezza
selvaggia resa ancor più selvaggia dalla stagionale scheletricità
degli alberi ancorché aumentata da strane e bizzarre forme,
probabilmente malattie che vanno a colpirli. A Beka,
ripetuto teatro di non ancora sopiti entusiasmi sportivi hanno
piazzato nei pressi della fonte un container ( !? ) di quelli adibiti
ad ufficio: grossi lavori in vista da quelle parti ? Un gatto si
nasconde fra i ruderi di case in rovina ma si lascia immortalare dal
mio obbiettivo. I 3 cavalli visti ieri sera nella semioscurità li
ritrovo nella medesima posizione a spartirsi il foraggio invernale
della medesima balla di fieno, il bianco sta nel mezzo. Anche oggi
c’è movimento a Bottazzo, ben per la Locanda. Il mio autografo è
di quelli frettolosi sono atteso a Gorni
Konec, infatti in 15’ arrivo in
strada dove trovo, davanti a casa sua, El
Tiroler che mi dice del nido d’aironi
nei pressi del Rifugio Premuda ( ecco spiegato il perché del
triplice avvistamento lungo il Rosandra ) e dei continui avvistamenti
di cinghiali che in branco scendono addirittura sulla direttrice
asfaltata Bagnoli - Gorni Konec.
Per il momento, più su nei boschi soltanto tracce di escavazioni ma
nessun incontro ravvicinato. Continuo a vedere, ahimè, ogni giorno
e un po’ lungo tutti i sentieri innumerevoli e delle più svariate
tracce clandestine, cosa possiamo fare?
SABATO
05 GENNAIO 2013
La
serata di oggi potrei definirla “
tra sogno e realtà “,
questa è stata la personale sensazione che ho avuto nel mentre
salivamo a Bottazzo e lungo il ritorno, per motivi di tempo, poco,
effettuato lungo lo stesso percorso. Il cielo inizialmente annuvolato
ha, via via che l’oscurità diventava più fitta, visto
l’accendersi dei luminosi puntini delle stelle. Ma i puntini
luminosi, questa volta erano numerosi anche lungo i sentieri da e per
Bottazzo, sia da una parte che dall’altra del Rosandra; era la
prima volta che un continuo intersecarsi di scie luminescenti
facevano apparire e scomparire gli spiriti della notte, quei
ritardatari della presenza che non hanno potuto o voluto venire alla
luce del sole. Tra sogno e realtà, il vedere e l’intravedere, luci
che vanno e quelle che vengono, alla zipka
di mia moglie contrappongo il mio sguardo felino. Ma per me non è
questione di vedere ma di sentire, sentire i ciottoli sotto il mio
passo, riconoscerli nei punti critici o in quelli meno delicati. I
sentieri della Valle hanno cominciato a riconoscere il mio incedere e
i suoi elementi si conformano a ogni mio passo, gradino o radice che
sia, sasso o fango, brina o refolo lasciano sfilare il mio anelito
che mi conduce alla meta. Sogno o realtà? Un padre e un bimbo nel
buio a rimirare il firmamento a contare le stelle, a numerare i sogni
di bimbo di entrambi; sogno o realtà? Due persone anziane con la
stella in fronte per un complice e allegro rientro; sogno o realtà?
Una corsa o una rincorsa quella di un runner
che non è mancato all’appuntamento; sogno o realtà? Tante grida
gioviali e giovanili a Bottazzo mettono allegria e trasmettono
messaggi di speranza; sogno o realtà? Un quarto del percorso è
stato compiuto, qualche buontempone ha scritto sul libro un erroneo
26, ma non sarà certo un problema mio che vivo quest’avventura tra
…sogno e realtà.
DOMENICA
06 GENNAIO 2013
Titolo
della giornata: “
Sotto questo sole…”
. Ebbene sì, una giornata meravigliosamente soleggiata quindi calda
da gustare tutta fino al tramonto. Io lo dico qui ma tutte quelle
persone che hanno percorso avanti e indietro, su e giù, a destra e a
sinistra tutti i sentieri della Valle l’avranno dapprima pensato e
poi detto e ripetuto. Abbiamo voluto prenderci tutto il sole
possibile e allora abbiamo scartato l’idea del sentiero di
fondovalle che il sole in questa stagione non lo sfiora nemmeno e a
Bottazzo arriva appena verso le 11.00. Ma dal ciglione dello Stena è
davvero uno spettacolo che si guardi vero est, verso il Taiano o
dalla parte opposta verso quell’unico spicchio di mare blu scuro o
che ci si soffermi sugli innumerevoli particolari di una Valle
finalmente allegra. Sembrava una di quelle prime giornate primaverili
dove i cittadini timidamente mettono il naso fuori dalla porta e
sempre timidamente si sparpagliano per il Carso e si spingono fino in
Val Rosandra. La maggior parte sono persone in età o famigliole con
bambini piccoli bravi camminatori, qualche cane, i giovani stanno da
un’altra parte. Sono felice per tutte queste persone che, si vede
dall’abbigliamento, non fanno parte della tradizionale fauna
escursionistica ma hanno voluto lo stesso rendere omaggio a questa
splendida natura. Osservo dall’alto, ove possibile, la
ciclo-pedonale che vede alternarsi nei passaggi, bikers
di ogni sorta ma non quelli impegnati che a quest’ora sono da
tutt’altra parte, runners
a passo lento, quelli veloci hanno già esaurito il loro allenamento,
passeggiatori della domenica, quelli sì si trovano a proprio agio in
questo contesto. Da parte nostra ce la prendiamo comodissima, alla
fine avrò fatto qualcosa come 200 scatti, da tutte le postazioni
possibili immaginabili approfittando della luce abbastanza buona
vista l’ora che fotograficamente non è delle migliori. Purtroppo
anche oggi, che siamo dalla parte opposta a Beka
( 3 gg consecutivi da quelle parti ), dobbiamo constatare quanto sia
nuovamente presente e forse in maniera più evidente il fenomeno
della clandestinità, l’abbigliamento vario, gli zaini, coperte,
tracce di bivacco lasciate dai supposti clandestini sono sparse un
po’ ovunque. I segni del passaggio ovvero della sosta, prima di
spiccare il volo verso un sogno che chissà poi se si avvera, sono
talmente e bruttamente presenti che mi fanno pensare a come è
possibile fermare questo fenomeno. Ovviamente il problema è grosso e
parlarne su queste pagine è fuori luogo ma le scovazze
restano, anzi aumentano a vista d’occhio, per questo forse potremmo
fare qualcosa, magari una vera e propria raccolta e dopo la cernita
recuperare le cose ancora in buone condizioni, portarle in lavanderia
e alfine farle avere a qualche centro di raccolta per bisognosi. Va
bene, questi sono pensieri che mi prendono camminando in questi
giorni alla luce del sole, di sera o comunque al buio probabilmente
la mia attenzione si ferma su altre cose, anzi senza probabilmente,
alla luce della zipka
mi concentro di più sui rumori che il silenzio notturno mi regala
accendendo in me la fantasia. Per oggi godiamoci questo sole, sotto
questo sole tanta gente, per un giorno, se non proprio felice,
quantomeno serena.
LUNEDI’
07 GENNAIO 2013
Stamattina
ho ripreso il lavoro dopo 17 giorni di pausa più o meno forzata e
mentre ci andavo constatavo con rabbia sottile quanto la giornata
odierna sarebbe stata atmosfericamente migliore di quella di ieri.
Ieri era uno spettacolo ma il cielo terso di oggi, il sole
primaverile, la temperatura non certo invernale mi avrebbero
sicuramente regalato una giornata indimenticabile se solo avessi
avuto la possibilità di continuare la mia strada verso Dolina o
Bagnoli piuttosto che fermarmi come di consueto a Noghere. Ho dovuto
attendere le 17.00, quando ormai le prime ombre della sera erano ben
che calate, per portarmi a ridosso della Val Rosandra e da lì
spiccare un…salto alla volta di
Bottazzo. Però che serata! Dolci refoli a scompigliare i capelli e
l’aria frizzante a tonificare i polmoni. Luci in cielo che si
accendono una ad una e man mano che si sale piacevolmente. Luci sui
sentieri in lontananza che si accendono e si spengono a ogni curva;
quelle che stai per incrociare ti fanno rimanere col fiato sospeso in
attesa di riconoscere l’illuminatore attraverso la sua parola, che
talvolta riconosci ma quasi sempre ti è sconosciuta. Ritorno ad
amare i rumori del buio quelli che alla luce del sole non ti accorgi
nemmeno esistano, e così il torrente ti ritorna caro e il salto
della cascata un rimprovero, lo scricchiolio dei sassi un discorso
precedentemente interrotto e questa sera la magia della bora: quanto
adoro il nostro vento che da nord-est scende e si insinua in ogni
piega della Valle e amplifica anche il più impercettibile dei
rumori. Percorriamo il sentiero di fondovalle senza lampade accese,
quanto più dolce è così il nostro camminare e il nostro sguardo
complice di occhi nascosti. Mi convinco sempre di più che ormai il
terreno riconosce i nostri passi e asseconda il nostro incedere
adattando le sue forme a quella dei nostri piedi; non si può
incespicare perché il sasso si fa più in là, non possiamo
intopparci perché la radice si storce verso destra, non possiamo
scivolare perché le foglie umide si sollevano e il fango si
rattrappisce, la natura ha anche questo potere. Quando ti fermi, ti
volti o alzi lo sguardo all’infinito del cielo brulicante stelle,
ringrazi la Grande Madre per essere uno dei protagonisti di questo
grande quadro che non ha bisogno di alcuna cornice per racchiudere
quanto di bello viene disegnato in esso da sì grande artista. A
Bottazzo i clamori delle feste sono scomparsi del tutto, anche le
luci colorate se ne sono andate con gli ultimi ritardati e sempre
incoscienti botti, l’unica luce è quella che si vede per prima
dall’alto del sentiero dopo la curva che porta a Siaris e che
laggiù in fondo da’ l’unico segno di accoglienza al viandante
ormai non più occasionale. Muovendosi fra le case, nel cortiletto
della locanda,in perfetta simbiosi con l’armonia della serata,
Bottazzo ti è ogni giorno più amico, fedele e da incontrare con
piacere per un saluto vieppiù amichevole, quindi ciao, a domani.
MARTEDI’
08 GENNAIO 2013
Fino
all’ultimo momento non so che strada prenderò nonostante ci abbia
pensato tutto il giorno; poi la sensazione mi porta a fermare lo
scooter a Jama e da lì su per la LV fin sul Monte Carso. Ma già in
partenza il buio mi gioca brutti scherzi e mi ritrovo a Crogole, poco
male tanto oggi sono solo e posso allungare e spingere, tutto quello
che farò nel bene e nel male ricadrà sulle mie spalle. Oggi non ci
sono i milioni di astr, come nel cielo di ieri, ad accompagnarmi, ma
le mille finestre, accese delle città ai miei piedi e più in là,
rischiarano lo stesso i miei passi frettolosi . Anche il rumore sordo
di una città ancora in fermento asseconda il mio salire e in fondo
all’ovest un tenue rossore allarga il mio cuore. Appena arrivato
sulla Sella dei Parapendii spariscono la città con le sue luci,i
suoi rumori e il suo fumoso tepore; mi affaccio sull’est più
fresco, più cupo e senza rumore, Le luci isolate di Beka
e Ocisla
da una parte e Mihele
con Nazirec
dall’altra non bastano a rischiarare il mio ansimare sospeso fra il
Riparo e il prosieguo. Oggi è mia la luce che si attorciglia sulle
ghiaie del sentiero 46 ma in breve si confonde col Feral
( il lampione fisso a Bottazzo ). Dopo i fasti dei giorni passati,
anche oggi la Locanda marca visita. Con entusiasmo e lena risalgo
fino alla ciclabile e poi in direzione discendente fino ad incrociare
un saluto luminoso che al contrario ascende. Mi ritrovo a correre con
un’andatura che non mi è solita ma la voglia di spingere non so da
dove provenga e perché ma mi fa star bene come pure il godere del
silenzio e del chiarore diafano all’uscita della Valle. Saltellando
per i grembani del
sentiero 15 arrivo al Prà de Mocò
e poi giù verso il Premuda. Un urlo lacera l’aria, mi fermo ma non
per ascoltare ma per imprecare perché il lamento è mio: storta alla
caviglia! Questa volta l’ho sentita netta, per tutte le volte che
l’ho scapolata.
Fa male ma non è insopportabile, tuttavia l’inusitato intoppo
potrebbe essere un segnale. Altri 30 m e sono a terra seduto,
stavolta scivolato senza danni: un altro segno? Devo calmarmi ma come
faccio se soltanto penso agli impegni prossimi potrei andare in
bestia dal momento che la mia speranza era quella di passare un
inverno indenne dopo i tre precedenti alla deriva. Mi dico che si
tratta soltanto di un piccolo disguido con la sorte e che tutto si
sistemerà e tornerà come prima. Fino a Jama
riesco a correre senza problemi anzi, la spinta della Ciclabile non
si è esaurita. E poi dentro, il piede, nel gelido dell’acqua
corrente, a più riprese perché è veramente…
ffrrreeesca! Mentre indugio ancora alcuni minuti pensando di essere
solo con i miei pensieri, dalla Panda bianca colà parcheggiata esce
un giovane obeso che con civile gesto deposita nel cestino delle
immondizie il vuoto di una birra e quello di un sacchetto gigante di
PAI o SAN CARLO, se ne ritorna nell’autovettura atteso dalla sua
ragazza. Sorrido, forse scioccamente, a questa scena però
spontaneamente mi dico che sto bene, sì, sì, sto veramente bene,
altroché che sto bene.
MERCOLEDI’
09 GENNAIO 2013
Le
premesse per una serata noiosa c’erano tutte ma poi…..
Il ritardo cittadino ci porta a Moccò quasi alle 21.30, un’ora
insolita non tanto per me abituato a ben peggio ma per mia moglie che
da quando ha visto i sentieri disseminati di attrezzatura da
clandestino ha sempre il timore di incontri ravvicinati del 4°
tipo. In effetti già prima di partire in discesa sul 15 rumori di
movimento non ben identificati provenienti dalla parte opposta
mettevano in apprensione la donna ma non Perla solitamente vigile in
questi casi. Contrariamente alle serali o notturne precedenti dove il
piacere dell’ ascolto assecondava il desiderio dell’ “
illumino di meno “
oggi siamo all’ “
illumino di più “
grazie all’ultima cineseria da 170 lumen, uno zoom portentoso con
un vivido fascio di luce che apre qualsiasi impenetrabile buio.
Nonostante ciò la circospezione, chissà poi per quale motivo, è
massima, tutte le ombre, rocce o alberi , ingigantite, sembrano
ghermirci. Un po’ mi sono lasciato suggestionare anch’io
dall’idea clandestina ma non per questo devo perdermi il piacere
della notte. Pioviggina, ma è talmente fine che non bagna, in
controluce sembra polvere in cerca di un appoggio definitivo, sarà
pulviscolo atmosferico. Ed ecco la luce, el
feral, di Bottazzo, tutto regolare
quindi. Non mi viene lasciato il tempo per un controllo dei
predecessori odierni, solitamente a quest’ora, a casa, internet la
fa da padrona quindi meglio avviarci per il rientro ( i primi giorni
trovavo anche a ore tarde il gestore per scambiare due parole, adesso
per lui parla il silenzio del luogo ). La strada è senz’altro più
comoda quando si va di fretta e poi la ciclabile ti invita a una
camminata più veloce. Poi un sussulto, un filo di terrore percorre
tutto il fascio di luce della lampada nuova sul capo di mia moglie,
ci sono degli occhi, tanti occhi che si arrampicano sulle rocce a
sinistra della seconda galleria. Aiuto, aiuto, animali che ci vengono
contro…cinghiali, lupi…in
un silenzio a dir poco agghiacciante le faccio notare come
difficilmente un cinghiale si arrampicherebbe su quelle rocce con tal
facilità, piuttosto sono delle semplici e banalissime…capre.
Le avevo già incontrate di giorno in Ferrovia, si spostano proprio
in quella zona, lo fanno in silenzio, non danno fastidio alcuno,
piuttosto siamo stati noi con la nostra “
angoscia “
a disturbarle. E’ un bel defilarsi il loro, si crea un controluce
davvero carino, con le sagome cornute a passeggio su rocce
strapiombanti che si stagliano sul chiarore di Bagnoli come sfondo.
Adesso si svela anche il mistero dei rumori sul Prà de Mocò,
stavano pascolando più in basso o erano di passaggio da quelle parti
prima di risalire il pendio per raggiungere il ricovero notturno.
Adesso tutto ci sembra così normale, ci siamo dimenticati anche dei
clandestini, chissà forse ce n’erano un centinaio che ci stavano
spiando in silenzio e al buio più completo e noi ci siamo
terrorizzati per un poche di caprette. Ma 100 giorni a Bottazzo è
anche questo.
GIOVEDI’
10 GENNAIO 2013
In
questa grigissima serata c’è molta umidità nell’aria e anche
sulle cose che non si muovono. Io sono in movimento e l’umidità ce
l’ho dentro e fuori. Dev’essere una normale camminata ma il
desiderio di zampettare senza pericoli lungo la ciclabile e troppo
forte come pure il desiderio di giungere a Bottazzo confidando nella
fioca luce crepuscolare che un po’ più tardi del solito oramai va’
spegnendosi. Sono solo e questo approccio alla 30^ firma lo vedo come
un atto spirituale in evoluzione continua, mentre scelgo di fare
certe… scelte lungo il percorso lo vedo
come un approccio diverso dal solito, è una sensazione che mi si
muove dentro con sensazioni e pensieri al momento inspiegabili. Dal
Premuda su per i grembani
del sentiero 15 meditando sulle disgrazie del martedì e sui rumori
notturni di ieri; in ciclabile la voglia di correre, di provare a
forzare per capire dove si è fermata la storta alla caviglia e dove
può arrivare quel poco di dolore che ne è rimasto; la prima
galleria, chiusa a tutti i rumori con l’unica luce dell’uscita
come riferimento mentre a metà mi sento sollevare da una strana
forza; la seconda galleria senza il tagliente odore di capra della
sera prima e anche qui l’uscita è il punto da raggiungere ormai a
occhi spenti; alle 17,20 il buio è lattiginoso e scivoloso ma devo
capire se l’altra sera è stato un tradimento della Valle quella
maledetta storta o soltanto una mia disattenzione; le Trabucco
scivolano come non mai sull’arenaria che zigzagando porta in fondo
e questo inconsueto procedere è causa di rischio continuo, ma lo
cerco, lo voglio, perché? Questa volta vengo accondisceso nelle mie
aspirazioni e nemmeno l’ultimo sussulto mi fa deviare dal
riconoscere a questo itinerario e al modo di averlo affrontato un
significato… zen! Adesso sì la luce
artificiale viene in mio aiuto ma soltanto per disegnare una discesa
più certa, senza rischi, talvolta si ha bisogno di un sostegno per
lasciare da parte le incertezze della vita.
VENERDI’
11 GENNAIO 2013
Serata
interlocutoria nel senso che l’andata e il ritorno si effettuano
lungo il sentiero di fondovalle e si da spazio alla…chiacchiera,
cioè babezi, ciacole
fra moglie e marito. Veramente le giornate si sono allungate e
l’orario post-lavoro ci da la possibilità di arrivare a Bottazzo
nel pieno risparmio energetico e con di fronte a noi l’unico punto
luminoso già visibile che è quello di Venere. Vuoi per l’orario
vuoi per il giorno di fine settimana la Locanda è aperta stavolta,
un avventore piuttosto che il gestore ci accoglie a ritmo di rock,
dentro e fuori, addirittura mentre siamo alla firma, dalla locanda si
alza un cantico folcloristico locale frutto dell’impegno canoro e
della simpatica allegria del duo. Rimasti col gestore spegniamo la
nostra sete con una moscatella o
meglio quella che dovrebbe esserlo ma
che in realtà non ha niente a che spartire con l’originale degli
anni 60 di fanciulla memoria. E qui la chiacchiera, la ciacola
continua, d’altronde abbiamo trovato un ottimo interlocutore.
Fattasi ora del rientro le luci che incontriamo nei pochi minuti che
ci separano dall’automobile danno luogo a brevissime soste e ad
altrettanto brevi…chiacchiere. Ma le
luci non sono soltanto quelle dell’ andirivieni dei centogiornisti
ma anche le stelle, spuntate una ad una, fanno la loro parte lassù
in alto. Viste le serate precedenti, questa è stata sicuramente la
più normale di tutte.
SABATO
12 GENNAIO 2013
Alle
5.30, il cielo era ancora stellato e 1 ora dopo il sole in ascesa
aveva infuocato l’Oriente; già uno spettacolo dal balcone di casa
Muggia, immaginarsi in Valle. L’intenzione era quella di venire
piuttosto presto quest’oggi, poi tra un pindolamento
e l’altro eravamo alla partenza dal Prà
de Mocò alle 8, comunque sì, una
volta tanto al mattino. Salendo il tratto del 15 c’è l’agitazione
di Perla, segno che ha fiutato della fauna. Infatti Cip e Ciop si
dannano dapprima a scappare di ramo in ramo all’abbaiare iroso
della cagnetta e poi a immobilizzarsi per mimetismo. La ciclabile,
non pensavo già affollata a quest’ora, runners
in action, più femmine che maschi, a
dire il vero erano dei joggers
in affanno nascosti al clangore cittadino. Negli spazi di silenzio
ora un cinguettio merlo ora un gracchiare cornacchia rendevano
diverso il solitamente silenzioso tragitto. Scendendo l’1 altra
fauna in movimento più in basso, oltre a noi, una coppia di caprioli
si stavano defilando proprio dal nostro disturbo e qui la Perla
cacciatrice se n’è accorta troppo tardi, per fortuna direi.
Bottazzo ancora intorpidita dall’acciacco notturno ci accoglie con
2° C
di temperatura ma già con diversi passaggi, segno che l’ora
mattutina, poi di sabato, non è per niente scoraggiante anzi
invoglia e predispone alla giornata. A proposito di giornata, il
tempo sembra mettersi al brutto, nuvole si stanno avvicinando in
maniera ancora indecisa infatti a momenti il sole ci sorride per
sospingerci verso la chiesetta di S.Maria in Siaris, una piacevole
deviazione per apprezzare altri punti di vista sulla bellezza della
Valle. Peccato che abbiamo il tempo contato e la fretta, maledetta
fretta, ci fa accelerare il rientro. Il sole avrà la meglio nel
corso della giornata e la temperatura sarà gradevole, ma domani? Che
le previsioni danno pioggia sulla costa e neve in montagna? Che io
devo proprio andare in montagna con un altro centogiornista a fare
una corsa con le ciaspole? Domani a che ora verremo a Bottazzo?
DOMENICA
13 GENNAIO 2013
Che
domenica ragazzi! Con Fulvio de Muja, un altro dei “
centogiornisti
“
ancora a punteggio pieno, partecipo alla CiaspDolomitica a coppie a
Danta/Padola in Comelico, siamo a 1400 m di quota dove un po’ di
neve è rimasta a rendere invernale questa atmosfera e si riesce
anche a ciaspolare; nevica durante tutta la gara. Pasta party, musica
con d.j. sega,
premiazioni, lotteria; ce ne andiamo alle 17.00, la gente della festa
non sa che noi abbiamo un altro importante appuntamento e se sapesse
quale probabilmente ci prenderebbe per matti. Ed è così che
arriviamo in zona Trieste con bora e neve arrabbiata che sembra
attecchire. Attecchisce di certo a Draga dove lasciamo l’automobile
e anche in ciclabile ma da metà sentiero 1 in giù la neve diventa
pioggia e Bottazzo è il solito Bottazzo. Rientriamo per il medesimo
itinerario e in ciclabile veniamo presi a schiaffi dal vento che ci
spinge contro il gelo di una neve sottile, ma è una neve che in meno
di un’ora ha già ricoperto el Pandon
di Fulvio de Muja. Anche questa serata è diversa dalle altre e la
Valle di questa sera è diversa pure lei, per questo tutto diventa
così bello.
LUNEDI’
14 GENNAIO 2013
Che
lunedì ragazzi! Scusate la replica ma anche oggi giornata e serata
piena, anche oggi lunedì all’insegna della neve. Raggiunta
Camporosso, il C.A.I. Muggia accompagna una torma di ragazzini di 2^
e 3^ media in una escursione con le časpe
su un manto fresco di neve di 30/40 cm. Per poi godere
dell’accoglienza e del ristoro della Baita Galusch fra le piste da
sci del Tarvisiano. Nevica! Uno spettacolo. Una volta finita la
storia scolastica mi rituffo nella realtà quotidiana che ci vede,
mia moglie, Perla ed io affrontare una breve escursione serale in
quella che Alce ha definito plorda
sul libro delle firme su a Bottazzo. Probabilmente i primi a salire
quest’oggi avranno trovato tutto il fascino invernale della Valle
in bianco. A vederlo al buio della sera la fa sembrare una vera valle
di montagna. Tuttavia l’aumento della temperatura ha sciolto gran
parte della neve lungo il sentiero di fondovalle peraltro
inverosimilmente calpestato da chissà quanti passaggi. Tutto ciò
determina il formarsi della…plorda,
appunto. Io volevo scrivere ploch
ma mi viene fatto notare che potrebbe essere confuso con la presenza
di fango piuttosto che di neve in scioglimento. Nemmeno quando piove
lungo il sentiero 1 si forma e ferma tanta acqua come in questa
circostanza. Bisogna fare attenzione al procedere scivoloso e poi c’è
la solita pioggia che forse questa sera non è proprio gradita. Sia
ieri che oggi approfittiamo del ricovero offerto dalla baracca, è un
momento di lucidità nella concitazione dell’arrivo a Bottazzo in
condizione meteo avverse, ma verranno tempi migliori allora sì
potremo soffermarci all’aria aperta e godere di serate frizzanti al
chiarore delle stelle e al dialogo dei torrenti. Non sentiamo
assolutamente freddo ma il richiamo della foresta non è tale da
farci indugiare e allora torniamo verso il basso per pensare già
alla neve di domani: non c’è due senza tre.
MARTEDI’
15 GENNAIO 2013
Mi
verrebbe da dire …che martedì
ragazzi…ma sarebbe troppo ovvio dopo tre
giorni consecutivi di ciaspade a vari livelli. Oggi tanto per gradire
una bella salita sull’Auremiano su 40/50 cm di neve intonsa, almeno
fino a quando un autoctono con pastore tedesco al seguito ci hanno
superato indicandoci la strada con le loro impronte. Poco male perché
l’intorno è comunque particolarmente suggestivo anche se in cielo
c’è un continuo rincorrersi di grosse nuvole che a intermittenza
scaricano dei pallini gelati che sono una via di mezzo fra la neve e
la grandine. Ma ogni tanto fa capolino un timidissimo sole che rende
la temperatura accettabile e quindi la gita con le ciaspole diventa
una piacevole escursione invernale. Gran parte della giornata si
svolge su questa altura vicino casa ed è logico che al rientro verso
la pianura o meglio la zona costiera si abbia a passare in Valle. Per
la puntatina, causa il sommarsi di varie stanchezze, scegliamo la
via più breve che è quella di Draga. La neve…plorda…come
o più di ieri sera ci infastidisce già sulla ciclabile dove
peraltro sono macroscopicamente evidenti tracce di passaggio
automobilistico ma non si sa di che tipo. E non solo, sembra che
l’auremiana
nuvola si sia spostata da queste parti, anche qui pallini gelati si
conficcano nella neve in scioglimento ma il tutto dura soltanto
qualche minuto. Poi pian pianino scendiamo per il sentiero 1 facendo
attenzione a non scivolare, cosa che non turba affatto un noto Iron
Man muggesano che si sta allenando gettandosi a capofitto alla volta
di Bottazzo e dopo una decina di minuti ci ricompare per la risalita.
Beato lui e la sua freschezza atletica, ma avrà avuto tempo di
godere di questa inusitata bellezza invernale in questo angolo di
Valle? Noi sì, perché fretta non ne abbiamo se non quella di
risalire prima del buio. Non ci saranno problemi in questo senso
anche perché la neve fa da sfondo illuminante alle tinte scure della
immobilità floristica. Di ritorno il silenzio è rotto dallo
scampanio della chiesetta di Mihele, sono le 18.00, per oggi può
bastare.
MERCOLEDI’
16 GENNAIO 2013
Semplicemente
fa-vo-lo-so! Una serata veramente unica con condizioni meteo
strepitose per un Jama-Bottazzo-Jama indimenticabile. L’appuntamento
con Fabio mio fratello è per le 16.50 a Jama e già in automobile
mentre mi avvicino, dalla metà in su il costone del Monte Carso,
dalla cima a San Servolo mi appare completamente bianco, segno che la
neve è scesa ripetutamente e si è fermata sulla natura di questo
luogo. Andiamo su per la Linea Verticale, quella che passa per la
Vedetta di Crogole, segue il sentiero 1 e lo abbandona per il
bianco-azzurro fino a uscire sulla Sella dei Parapendii e poi al
Ricovero. Il percorso è uno spettacolo forse perché mai mi è
capitato di vedere gli alberi che guardano il mare così carichi di
neve e per terra quasi 20 cm di neve compatta. Le luci colorate della
città si fanno vedere in di traverso dei rami luccicanti e non
occorre la zipka
perché il candore del manto fatato è sufficiente a illuminare il
nostro cammino. Per il momento il vento è rimasto a Jama e non c’è
alcun fastidio nel sollevare la fronte per guardare le nostre sagome
perdersi nel crepuscolo e mescolarsi alla neve che sta cadendo. Ma
appena usciamo sulla Sella il vento ci sfregia il volto lanciandoci
negli occhi scintille argentate. Se più sotto mi sono soffermato a
fotografare la religiosa presenza raccolta nella bianca coperta,
adesso il passo si fa veloce per raggiungere il Riparo e non mancare
di ricordare al tempo che siamo passati anche di qua. Le impronte a
terra ci dicono che oggi non siamo stati gli unici, almeno fino alla
Sella del Monte Carso. Raggiungerla col fiato sospeso è vera poesia
perché il fascio di luce che illumina il nostro piccolo intorno
affascina oltremodo; l’entusiasmo ci prende e ogni tanto ci
lasciamo andare a qualche grido a conferma che è tutto vero. Le
impronte se ne vanno in discesa verso il fondo del Crinale e il 46
siamo noi a deflorarlo, anche questo è un piacere aggiunto. Se
normalmente il sentiero è ostico per i suoi salti, le sue radici, i
suoi sassi e il ghiaione talvolta preferibile per una veloce discesa,
adesso è uno spasso unico, la sensazione è quella di essere in alta
montagna e di scendere fuori pista in un ambiente puro e selvaggio.
Gli alberi da questa parte non si sono colorati di bianco, il vento
non ha dato loro il tempo di imbellettarsi ma il resto è una distesa
omogenea che noi col nostro ardire interrompiamo a piè sospinto.
Bottazzo ci attende, stavolta con un insolito silenzio perché il
vento quaggiù disturba ed è provvidenziale il riparo della Baracca
per sigillare il nostro passaggio. Il libro resta aperto per un
ansimante passaggio successivo che mentre si riprende sfogliando gli
autografi del ieri e dell’oggi, ci concede il saluto per il nostro
rientro. Ci beviamo la risalita in ciclabile spingendo sui
bastoncini e poi lungo i soliti solchi che fendono l’ispessirsi del
manto nevoso ,accenniamo qualche passo di corsa per andare incontro
in maniera fanciullesca alla gelida carezza dell’insistenza nivale.
Come sempre le luci in fondo, stavolta oltremodo opache, fanno strada
alla nostra uscita dalla Valle, un’uscita trionfale, per una serata
speciale e da ricordare. Mentre scendiamo da Moccò abbiamo il tempo
per ripensare alle emozioni che abbiamo provato in queste due ore
veramente regalate alla nostra esistenza e per suggellare il tutto
non c’è niente di meglio del far tintinnare i boccali di birra che
alziamo, con un largo e complice sorriso, davanti all’esterrefatto
barista del Premuda, che sicuramente non ha capito, forse confuso dal
nostro fradicio aspetto, la realtà del nostro essere felici, Prosit!
GIOVEDI’
17 GENNAIO 2013
Dopo
l’entusiasmante scorribanda di ieri sera, oggi, pomeriggio
rilassante. Per impegni serali devo andare prima a Bottazzo e per
fare ciò esco anticipatamente dal lavoro. Adoro la bora! E’ questo
elemento a caratterizzare questa solitaria passeggiata in Valle. Ha
già asciugato le strade di accesso e gran parte dei sentieri. La
neve, quella di ieri sera in sovrappiù si è sciolta, quella che è
rimasta si scioglierà presto a meno che la temperatura non si
abbassi decisamente e fermi tutto. Oggi si cammina perché le gambe
parecchio indurite dovranno sciogliersi fino a domenica mattina: c’è
la Lanarogranfondo da affrontare a viso aperto questa volta ma non
vorrei ritrovarmi già a Draga a lanciare improperi contro la mia
avidità. Quindi, come si suol dire…calma
e gesso. Ogni tanto qualche incontro,
dopo il lavoro questa è l’ora degli incontri, ma il mio solito
orario mi porta più tardi ad incontrare…
il buio, il silenzio, il parlottio dell’acqua, qualche occasionale
rumore della notte. Oggi è il vento a regalarmi suoni diversi a
seconda di come entri o esca dagli anfratti della Valle, si infila
nervosamente e ne esce vorticosamente dagli occhi dei tunnel su in
ciclabile, si riversa verso il fondovalle a indispettire il torrente,
risale il Monte Carso accarezzando dapprima i coppi della chiesetta,
sfiorando il Cippo, avventandosi sulla Bukovec ed è la Sella della
Bora a lasciar sfilare i refoli più rabbiosi affinché vadano ad
offendere le case disperse verso la città. Che bella la bora, che
pulisce, che …disinfetta totalmente
l’aria malaticcia di questa stagione. La sua forza mi restituisce
energia e il mio passo tranquillo ma deciso mi porta in un attimo
alla scadenza quotidiana. Una spuma
bionda in locanda è soltanto un
attimo per un saluto. Non ci sono tanti sguardi da lasciare in giro
quest’oggi, il cielo è plumbeo, il sentiero è “
sporco “,
la mia anima intorpidita. Sospinto alle spalle da dispettose folate
me ne torno in silenzio programmando già la prossima salita.
VENERDI’
18 GENNAIO 2013
Con
il freno a mano tirato iniziamo la passeggiata dal Premuda dove forse
non era necessario prendere il caffè, non ho bisogno di particolari
stimoli quest’oggi. A tratti leggere folate ci ricordano che siamo
in inverno ma la temperatura di 4°
C non è di quelle insopportabili, ci tiene svegli dalla
rilassatezza. So già cosa mi aspetta nei prossimi 30’, resoconti
vari e più o meno familiari quindi poco o niente spazio alla poesia
anche se fra poco più di una settimana sarà di nuovo luna piena e
adesso comincia ad enfiarsi. Appena passato il bivio per la Sella del
Monte Carso, io no ma la mia signora avverte il forte e
caratteristico odore caprino ma probabilmente è portato dal vento. E
subito dopo non è il vento a sospingerne il belato perché si sente
distintamente che proviene dall’altra parte della valle, infatti
sulla perpendicolare degli Altari, 2 begli esemplari danno sfoggio di
indiscusse abilità arrampicatorie e vocali; beh, forse si tratta
soltanto di un malinconico richiamo che si diffonde lungo tutta la
Valle, ma dov’è il resto del gregge? Questo delle capre resterà
l’unico acuto emozionale della serata per il resto è semplice
routine o quasi, la neve rimasta forse si fisserà ancora di più al
sasso e nei prossimi giorni potrebbero esserci delle gelate insidie
ma inutile precorrere i tempi. Ormai la Baracca ci offre la comodità
di un temporaneo riparo, di un chiarore in più, di un comodo
appoggio per il librone, ci da’ il tempo per scorrere le pagine
che, ahimè, cominciano a “
zinzolar
“. E
intanto anche al ritorno si continua a chiacchierare del più e del
meno, anche i saluti sono rarefatti in questa serata che chiude la
settimana lavorativa…per chi vi ha
lavorato. Prepariamoci a un week end con motivazioni diverse e
impegni tutti da vivere.
SABATO
19 GENNAIO 2013
E’
proprio questione di punti di vista, ma non nel senso di opinioni
personali bensì di punti di osservazione diversi. Stamattina, sì
proprio stamattina e non come al solito di sera, mi sono incamminato
da Hervati, quindi una posizione dominante e distante rispetto alle
altre volte e al punto da raggiungere. Quindi scorci nuovi e insoliti
da prendere con lo sguardo e fermare con l’obiettivo sempre tenendo
conto che il cielo è nuvoloso e tutto lo spalancarsi della Valle
cinereo. Bisognerà approfittare di giornate soleggiate per
apprezzare al meglio la spazialità di questo foto pensiero. E
intanto solo soletto mi avvio per la mia strada fermandomi e
rifermandomi anche con la mente, rivolta quest’oggi essenzialmente
a ciò che vedo e intravedo. Sulla ciclabile in basso il solito
andirivieni del sabato mattina, abiti dai colori sgargianti per gli
atleti o presupposti tali si incrociano a sfilate contrite e
peregrine. Valle a capire le mode o sono soltanto…punti
di vista. A Bottazzo me la prendo comoda, una volta tanto almeno,
visto che sono quasi sempre di corsa, anzi no, di fretta che è ben
diverso. Mi siedo anche a un tavolo, il libro è dentro, lo firmo
mentre una radler all’arancio
va giù che è un piacere. In realtà appena arrivato non ho firmato
subito e la ragazza che mi ha seguito ha firmato 12.30 e se ne è
andata, peccato che in quel momento fossero le 11.30. Punti di vista?
No, semplicemente ha preso un’ora per un’altra, o era talmente di
fretta o aveva speso tutte le energie per arrivare sin qui. Saranno
punti di vista anche questi, ma quelli che incrocio a mezzogiorno
sulla ciclabile e stanno correndo sono dei joggers,
l’ho già detto in un’altra pagina che i runners
ci passano presto al mattino, e questi, a stento che ti salutano
perché troppo presi dall’affanno, dallo sforzo e dall’impegno
che è massimo. Ma mi vedono? Se poi hanno le cuffiette o gli
auricolari, non mi cagano nemmeno. Che tristezza! I bikers
poi, quelli ti snobbano del tutto, ma anche questi sono della seconda
specie. D’altronde il mondo è bello perché è vario, così almeno
dicono o ci fanno credere. Alla prima curva della strada, dove
s’innalza di colpo, mi concedo una digressione per sporgermi da un
balcone sul sottostante salto ed è con sorpresa che noto più in
basso il riposo di gruppo di una famiglia caprina. Un gregge
beatamente rilassato, i suoi componenti avranno probabilmente già
pranzato anche se i più piccoli brucano ancora. Sembrano non avermi
visto o sentito e anche quando mi avvicino maggiormente per
fotografarli non danno eccessivi segni d’insofferenza: è un
piacere starli ad osservare. Probabilmente i più anziani, quelli con
le corna enormi e il manto nero, erano quelli che ieri sera
pascolavano in parete e allora mi viene da pensare che il loro belare
era un richiamo per il resto del gregge ancora al pascolo nonostante
l’imbrunire. Punti di vista, quella sera erano sulla ciclabile
prima che li disturbassimo al punto di farli allontanare risalendo le
rocce. Che bello trovare ogni giorno degli spunti per emozionarsi.
Domani sicuramente verrò alla sera, ma non so in che condizioni,
spero che la Lanaro Granfondo mi risparmi almeno psicologicamente sì
da venire qui e poter apprezzare l’ulteriore passo.
DOMENICA
20 GENNAIO 2013
Giornata
indimenticabile per davvero, ma non per essere venuto a Bottazzo ma
per la disputa della Lanaro Granfondo. Non starò certo qui a
parlarne, non è la sede corretta e comunque se ne parlerà a lungo
negli ambienti ciclo-podistici locali. Tuttavia permettetemi soltanto
di ricordarla perché a detta di tutti è stata l’edizione più
dura e difficile sia per i partecipanti che per gli organizzatori.
Alla fine previsioni rispettate per quanto riguarda la piovosità
della giornata ma non sono stati certo i ripetuti scrosci di pioggia
a condizionare l’andamento della gara bensì le condizioni del
fondo in tutti i 33 km del percorso. Il Carso, ove ne fosse stato
bisogno, si è rivelato in tutta la sua micidiale asprezza:
acqua,fango,neve,ghiaccio,scivolosità continua,pozzanghere simili a
effimeri laghetti e piedi gelati a causa delle ripetute immersioni
nei trabocchetti lacustri e per finire l’arrivo sul Lanaro
attraversato dalla gelida lama di un vento subdolo che si apriva il
varco fra spire di nebbiolina latente. Che spettacolo! Eh sì, perché
alla fine tutto questo faceva parte del gioco e chi non aveva voglia
di giocare poteva rimanersene a casa. Ma veniamo a noi, che durante
le quasi 4 ore di corsa-camminata abbiamo pensato chissà quante
volte all’ora che saremmo venuti in Valle? Già alla partenza la
tentazione di digredire verso Bottazzo era grande, ma avrebbe
comportato una ventina di minuti di energie sprecate, meglio
sorriderci sopra a questa idea e proseguire. Allora finita la…festa
del Lanaro sembrava fosse giunto il momento per la 40^ firma, ma non
era così perché in agguato c’era un malandrino, suvvia,
graditissimo invito a un pranzo-cena a casa di amici. Vi dico solo il
finale: seduto su una sedia a dondolo, davanti a uno sparghert,
con la pancia piena anzi quasi piena, centellinando una carsolina
di Basovizza, sorseggiando un caffettino….e
poi finalmente si chiude la giornata con una puntatina rilassante
fino a Bottazzo. Veramente una cosa soft, ciclabile e strada, strada
e ciclabile e poi a casa. Ragazzi concedetemelo, non sono un
professionista e le mie gambe fanno sempre più fatica a recuperare
dagli sforzi. Questa sera il torrente fa la voce grossa, lo si sente
rombare da ben più in alto del solito, infatti il suo alveo è
oltremodo gonfio di tumultuosa acqua dello stesso colore delle
centinaia di pozzanghere calpestate in mattinata. Fa un po’ di
impressione constatarne l’insolita velocità e vedere l’acqua
sfiorare i ponticelli, ma era inevitabile che Griža e Glinščica
si fossero ingrossati in questo modo con tutta l’acqua caduta e che
continua a cadere, peccato non poter esserci lunedì mattina, il
giorno dopo, per vedere anche l’ampiezza della cascata e il suo
magnifico salto.
LUNEDI’
21 GENNAIO 2013
Difatti
eccomi qua di sera e, ahimè, anche molto tardi, altro che cascata da
vedere. Tuttavia anche i piccoli salti che precedono il transito per
il Rifugio Premuda e le case di Gorni Konec danno l’idea
dell’insolito, almeno per un frequentatore della valle quale sono
io, volume d’acqua che scende da San Pietro di Madrasso ancorché
da Beca e San Servolo e dai rivoletti laterali. L’urlo liberatorio
del Rosandra incute timore e rispetto per la forza che emana l’acqua
lanciata a una velocità indescrivibile. Insolito, in questa ormai
nottata, è anche il mio incedere difatti sono provvisto di ombrello
colorato. Che sia colorato non è di per se importante ma il fatto
che mi sia concesso un parapioggia la dice lunga sul meteo alle 23 e
30 di un inizio settimana contrassegnato dal maltempo. Stamattina
alla radio ha parlato la Pres,
ha spiegato cosa sta succedendo da queste parti, ha usato dei toni e
delle parole che anche attraverso l’etere hanno toccato la mia
sensibilità procurandomi un emozione particolare. E’ stato bello
ascoltare il senso e condividere il significato che si è voluto dare
e che poi ha assunto la partecipazione a questa…
sfida ?... gioco?...forse non ho ancora capito di cosa si tratta, ma
più che passano i giorni più desidero portarli tutti a casa. Però
se dovessi mancarne soltanto uno è ovvio che non starei lì a
piangerci sopra, semplicemente darei un significato diverso a questo
mio mirato peregrinare. Già giorni fa, fra un passo e l’altro,
pensavo a cosa farò il 22 marzo. E intanto la baracca s’illumina
alle 23.15 per una toccata notturna, di quelle che, sempre alla
radio, la Pres ha bonariamente fatto passare per gentile concessione,
con disappunto dell’agnostico conduttore, questa unica salita con
doppia firma. Libro in stand bye
e Sentiero 1 preso d’infilata, il parlottio del torrente si fa
brusio, poi cicaleccio, poi soltanto il ticchettio della pioggia
insistente sull’ampia falda dell’ombrello variopinto rendono
rumorosa questa parte di silenzio che mi accompagna sulla ciclabile a
mezzanotte passata.
MARTEDI’
22 GENNAIO 2013
Visto
in controluce, il Casello ha una connaturazione sinistra, quasi da
avamposto o presidio bellico ma la sua sagoma scura non ripara alcuna
sentinella e allora la mia notturna sfrontatezza mi porta quasi ad
ignorarlo. Me lo lascio alle spalle per scendere velocemente a
riprendermi tutti gli incomprensibili linguaggi di un torrente in
piena anche se, a dire il vero, la sua furia si è probabilmente
esaurita nel corso della giornata di ieri, domenica era senz’altro
più arrabbiato. Mi riapproprio della baracca ripensando alle
sibilline parole radiofoniche della Pres,
ormai…ieri all’ora di pranzo e
sorridendo le rivolgo un simbolico abbraccio che vuol essere un
ringraziamento per questa bella cosa che stiamo facendo tutti assieme
e alla quale ognuno dei centogiornisti
deve dare il suo significato personale. Sto per oltrepassare il
ponte, vado a intraprendere la strada del ritorno, e il fascio di
luce della frontale, diventato timido adesso, coglie una repentina,
ma non troppo, fuga di un qualche animale notturno che la mia scarsa
reattività non riconosce ma lo ascriverò lo stesso nell’elenco
degli incontri piacevoli e casuali. L’ombrello non è mai stato
chiuso in questi mio andirivieni notturno però scendendo, quindi con
maggior impeto che all’andata, constato che il diametro è adatto
per una copertura ottimale ma inappropriato per il proceder lungo
questi sentieri, infatti rami e cespugli bassi li prendo tutti.
Constato questo, ormai alle ore 00.30, forse dovevo essere a letto
altro che cogitare, ma, volete mettere la sensazione di libertà che
si prova a respirare il 99,9 % di umidità di martedì 22 gennaio
2013? Salita dedicata alla Pres.
MERCOLEDI’
23 GENNAIO 2013
Avrei
voluto godermi la Valle questo pomeriggio passeggiando
tranquillamente e scattando qualche foto invece a causa di impegni da
parte di chi mi accompagnava ( o ero io ad accompagnare lei ? )
abbiamo fatto tutto di corsa, nel solito senso di fretta per tornare
all’automobile e andare via. Peccato perché nonostante qualche
nuvola di passaggio il sole era lassù ben in alto a illuminare e
riscaldare i nostri animi. Anche l’itinerario è stato dei più
brevi proprio per facilitare il rientro e io che volevo godermi i
panorami dal M. Carso? Certo, sarà per un’altra volta ma intanto
c’incamminiamo nell’umidità dei sentieri in ombra e volgiamo il
nostro sguardo al torrente che ancora copiosamente riversa acqua
verso il basso. Cerco lo stesso di fermare qualche istante
significativo di questo odierno passaggio: le vedette, Moccò e San
Lorenzo slanciate verso l’alto a stagliarsi contro l’azzurro; le
solite capre, quella marrone a riposo sotto gli Altari, quella nera
allerta un po’ più su; la cascata bella gonfia e la perfezione del
suo salto; qualche saluto ora qua ora più in là e così si arriva a
una Bottazzo in prolungata pennichella. Non c’è molto da
aggiungere se non che, al frettoloso rientro, il sentiero si
interrompe a metà per il passaggio di un simpatico gregge per niente
impaurito dall’umano passaggio, segno che si stanno abituando
all’intrusa presenza. Le bestie più grandi mi direzionano lo
sguardo forse a diffidarmi dall’avanzare o fare cose inconsulte, le
rispetto e mi soffermo ancora un attimo soltanto per immortalare la
loro fierezza di animale selvaggio o quasi. Intanto più sotto, da
parte di qualcuno c’è un accenno di torrentismo, si intravede la
sagoma blu di un kayak che viene portato a monte per il lancio, ma,
come anzi detto, il tempo ci è tiranno e devo abbandonare la
postazione fotografica che mi ero procurato in attesa dello sportivo
fluttuare. Certo che il Rosandra così gonfio d’acqua è proprio un
bel torrente, me ne rendo conto quando mi porto a pelo d’acqua e
vedo la sinuosità di certe sue onde accarezzare scogli e frangersi
su sassi sospesi e lasciarsi poi andare su brevi salti per
raggiungere alfine la pace del fondovalle e con un fluire anonimo
andarsene verso la conclusione. Come la nostra sortita che nonostante
tutta questa rincorsa al tempo ci ha lasciato lo stesso qualche
carezza in fondo al cuore.
GIOVEDI’
24 GENNAIO 2013
Un
dopo lavoro già predisposto per andare in Valle ma che alla fine non
offrirà particolari spunti d’interesse emotivo. Qualche volta
succede. Lasciamo l’automobile sul curvone dopo San Antonio in
Bosco/Borst, quello dove ci sono solitamente un paio di camper a
riposo e prima della stradina per il cimitero e il Prà de Mocò.
Poco meno di 50 m lungo la strada sulla destra diparte una
carrareccia che porta dritta dritta in Ciclabile e dalla parte
opposta continua alla volta di Hervati. L’annunciata bora sembra
rinforzare proprio in serata, ma è inevitabile che ci troviamo
proprio a sbatterci contro i primi refoli, almeno fin oltre la prima
galleria, poi la sentiamo vociare tonante in tutta la Valle
rimbalzando da una parte all’altra ma non ci disturberà più che
tanto. Scendere a Bottazzo per la strada, controllare la temperatura,
firmare il libro, salutare il successivo fruitore e risalire, insomma
le solite formalità prima del rientro come sempre veloce, ma tant’è
che alla sera c’è poco da fare, o sei solo e decidi per un rientro
meno monotono inventandoti qualcosa o sei in coniugale compagnia e
allora fai proprio il compassato coniuge. Giusto per distogliere lo
sguardo dall’idea di oscurità attendiamo con curiosità
l’incrociarsi di luci avvistate in lontananza, una cammina e
l’altra corre mentre un’altra ancora e ben luminosa avanza dal
fondovalle verso il suo appuntamento con il ricordo. Rifacciamo in
discesa quel pezzo di carrareccia che poi trasformiamo in sentierino
per accorciare ancora e notiamo come anche qui, vicino alla strada e
alle prime case del paese, le tracce clandestine siano ben evidenti.
Prima o dopo ci sarà qualcuno che organizzerà una pulizia di tutta
questa immonda tristezza?
VENERDI’
25 GENNAIO 2013
Eh,
ombra giocherellona che mi sfuggi or da destra or dalla parte opposta
so che non ti prenderò ma so anche che il sole obliquo di quest’ora
ti disegnerà davanti al mio sguardo almeno fino a Bottazzo. Sulla
ciclabile il gioco è finito e precedi i miei passi insolitamente
veloci seppur frenati da refoli di bora. Scusa Valle, oggi non ho
tanti sguardi da dedicarti, almeno alle tue cose più belle a quelle
che mi hanno rapito nei giorni scorsi e che questo pomeriggio sfilano
via dal mio disinteressato passaggio. Gli occhi guardano le tue cose
più “
insidiose “
quelle a cui nessuno rivolgerà una dedica particolare. Sasso che si
muove, consueta radice che sporge, ramo spezzato, terra che frana,
salto di roccia, curva e controcurva , il mio sguardo non va oltre a
tutto ciò e non vedo il torrente in basso e non vedo l’avvicinarsi
dei tetti di Bottazzo. Saranno ancora al loro posto il Cippo e più
sotto la chiesetta? Sicuramente sì ma domani, domani li degnerò
senz’altro di uno sguardo. Ma perché correre? Bella domanda,
perché correre? Qualche volta bisogna fuggire e qual modo migliore
di farlo se non di corsa per lasciare il più presto il più lontano
possibile proprio quella frenesia che ti ha preso e avvolto tutto il
giorno. La fronte è imperlata di sudore ma è un sudore pulito non
quello della fatica quotidiana che inacidisce bensì quello di una
soddisfazione purificatrice. Non vorrei usare la parola fretta anche
questa volta, non le devo niente questo pomeriggio, ma purtroppo è
così ed è con questa scusa che torno alla base letteralmente
volando, ma come si suol dire, sulle ali dell’entusiasmo.
Esterrefatti sguardi non avvezzi a simili passaggi si spostano per
consentire alla mia sfacciataggine di runner
di arrivare al Premuda in completa
estasi sportiva che niente ha, forse, a che vedere con l’ammaliante
piacere di entrare nello spirito della Valle. Ma non è sempre così,
soltanto ogni tanto… soltanto ogni tanto
il bisogno di sentirmi diverso dagli altri mi fa stare davvero bene.
- “ Mi scusi, posso farle una domanda ? “
- “ Sì, prego. “
- “ Mah, non pensa che se dovesse cadere, mentre corre in quella maniera…potrebbe farsi molto male ? “
- “… “
- “ Beh, se dovessi pensare a quello che potrebbe succedere in caso di caduta…probabilmente non correrei in quella maniera . “
- “… “
- “ Comunque le posso assicurare che non stavo correndo molto forte. “
- “ Veramente a noi sembrava di sì! “
- “ Voglio dire, io sono stato 10 ‘ da Bottazzo al Premuda ma ne stia certo che c’è gente capace di farlo in 5’! “
- “ Ah! Addirittura? “
- “ Eh sì ? Ma quelli vengono da un altro pianeta! “
SABATO
26 GENNAIO 2013
Oggi
sabato di sole, bora e freddo, quindi un sabato tipicamente invernale
che ben si presta ad un’escursione in Val Rosandra e dintorni. Ne
viene fuori un Draga-Bottazzo-Draga veramente speciale, anche perché
le varianti si chiamano Mihele e Beka e l’andatura quest’oggi è
quella compassata e chiacchierona di due donne al seguito, mia moglie
e una sua amica, che a volte mi precedono e la volta dopo precedo. Mi
dedicherò alla fotografia, lo faccio spesso quando mi presto
all’accompagnamento escursionistico. L’intento oggi è quello di
stare in mezzo alla natura alcune ore per godere, possibilmente,
delle sue bellezze grandi e piccole e soprattutto incontaminate e
senza dimenticarsi di passare, casualmente, ma non troppo, per
Bottazzo. Lungo tutto il percorso ma specialmente scendendo e
risalendo la conca attraversata dalla Glinščica
gli scarsi resti delle ultime piogge e qualche residuo di neve hanno
cominciato a gelare ed è un divertimento per il mio piacere scoprire
le forme strane, particolari e originali che la solidificazione crea,
lo scioglimento temporaneo modifica e poi la natura nel suo continuo
movimento rimodella. Che bello vedere e peccato…
invidiare, oggi, quel paio di trailers
che affrontano questo percorso con andature vivaci, si vede che si
stanno divertendo. Anche il nostro è un divertimento seppur diverso,
guardarsi intorno da angolature differenti dalla volta scorsa, i
famosi punti di vista, quelli che cambiano lo stato delle cose ma
soprattutto quelli di vederle e pensarle. E poi c’è la terza
femmina da tener d’occhio, Perla, che sembra la più disinteressata
ma in realtà è quella che da’ coesione al gruppetto. Infaticabile
nel suo avanti e indietro per rinserrare le fila, non ammette
eccessiva distanza fra i suoi padroni, siamo le sue pecorelle da
tener raccolte. Quelle di Beka invece scorrazzano o meglio accorrono
al richiamo del loro padrone mentre i cavalli nel recinto se ne
stanno immobili e pasciuti a prendere il sole; soltanto quello bianco
si volta vanesio ai miei click. Scendendo a ritroso dello Jamarun ma
a fianco e in alto della Griža sentiamo i refoli più nervosi
passare sopra le chiome degli alti alberi e il tepore del sole
infiltrarsi fra i rami degli stessi: è un invito a fermarsi,
rifocillarsi e riposarsi. Un altro riposo quest’oggi è d’obbligo
a Bottazzo davanti a una fumante tazza di tè accompagnata
eccezionalmente da un bicchierino di rhum. ( Oggi buttiamo strambo ).
Si risale alla volta della ciclabile in direzione Fünfenberg tanto
per non fare sempre il n°
1 ed ecco che l’agitazione di Perla si fa manifesta quando anche
noi vediamo in basso la fuga di un giovane capriolo sicuramente
disturbato dal nostro inaspettato passaggio. Sorpresa, questa volta
la fuga avviene in alto, ce n’è un altro di giovane capriolo che
si allontana dall’improbabile caccia della nostra cagnetta. Il mio
sguardo non è così repentino e tanto meno il fiuto di Perla in
questa circostanza ma più su, proprio sotto i primi ruderi, viene
avvistato il terzo capriolo in allontanamento precauzionale.
Evidentemente questa zona meno battuta permette a questa selvaggina
di vivere più in santa pace, almeno fino a quando degli
escursionisti rompiballe non decidono per la digressione piuttosto
che rimanere sulla traccia certa. E poi eccoci a schivare le ultime
folate di giornata per un arrivo fra le viuzze nascoste di una Draga
piuttosto tranquilla e rilassata. Proprio come noi, dopo cinque ore;
dovevano essere alcune e alcune sono state, di cammino e doverosa
sosta ove necessario e indispensabile.
DOMENICA
27 GENNAIO 2013
17.30,
parcheggiamo l’automobile sulla curva dopo Borst lungo la strada
che porta a Jezero, siamo già pronti a partire quando…porca
miseria …ho dimenticato le pile frontali
e la luna piena, ahimè, è ben che nascosta dietro ad una
imprevista nuvolaglia che non promette niente di buono; ma era poi
prevista?
Sono
da poco passate le 10.30 e parcheggiata l’automobile in uno degli
unici 2 spazi disponibili a bordo carreggiata, quello senza ghiaccio
al suolo, ci apprestiamo ad incamminarci con meta: il monte Javornik,
Giavornico in italiano, quello di Črni
Vrh per intenderci. Cosa centra direte voi, forse niente oppure
molto; questa nostra giornata festiva si dipana in un’entusiasmante
ciaspolata nella Selva di Piro. Siamo in quattro a condividere
l’entusiasmante bellezza del luogo in questa luminosa giornata
contrassegnata da assenza di vento, da un sole ritardatario ma poi
acceso, da tanta neve di cui 30 cm almeno, fresca, sprofondiamo
leggermente ma non ci bagniamo, gli alberi, specialmente gli abeti,
sono carichi e così il bosco assume quel aspetto fatato che si
ritrova solitamente nell’infanzia fiabesca. Si sale veramente piano
per godere appieno di ogni piccolo frammento regalatoci dalla natura
per vivere serenamente la bellezza di questa giornata. E poi lo
spettacolo a 360°
che la cima ti riserva è la ciliegina su una torta già abbastanza
sostanziosa ma prendiamoci pure anche questo come pure il tepore
dell’accogliente Pirnatova Koča
prima dell’incomparabile discesa attraverso il reiterarsi di una
pacifica sensazione. Giù a Vodice, la sensazione di una sfuggevole
presenza, le poche case, due passanti casuali sulla stradina emersa,
lo sguardo bambino incuriosito o esterrefatto dal nostro passaggio,
geometrie perfette dall’ultimo raggio di sole sul ripido pendio, il
galleggìo di un inconsueto tepore nel gelo incipiente di un’aria
volta alla serata. Cosa centra direte voi, forse niente oppure molto,
dipende soltanto dalla vostra sensibilità nell’ entrare assieme a
me in questa onirica visione in attesa di riprendermi la giornaliera
Valle in attesa dei miei, nostri, ormai noti passi.
Alle
17.40 siamo già diretti verso casa. Riprendiamo così un po’ di
fiato e forze e dopo cena una breve passeggiata all’aria fresca
della Valle, tanto per digerire.
20.15,
lasciamo l’automobile nella piazzetta di Bagnoli, siamo già pronti
a partire quando…partiamo, sì questa
volta siamo veramente e di nuovo in cammino. La luna si cela al
momento dietro il M.Carso ma poi una volta messisi nella direttrice
per Bottazzo ce l’abbiamo proprio di fronte, peccato che sia velata
e che l’alone che la circonda non depositi a favore di un’altra
splendida giornata per l’indomani. Ma prendiamoci quello che c’è
da prendere, una fresca camminata tonificante e defaticante della
ciaspolata.
A
Bottazzo fanno -2°
C ma non li sentiamo nemmeno tanto siamo caldi d’entusiasmo. Avrei
voluto godermi appieno la luce della luna mentre segna il mio cammino
ma la poesia di questa serata viene adombrata dalla zipka di chi mi
accompagna che nell’incertezza del suo passo cela forse la
stanchezza accumulata in milioni di altri passi. Sarà un sogno a
metà e l’altra metà la dovrò immaginare come sempre dando spazio
alle emozioni. Adesso che la mia ombra precede i miei pensieri voglio
fermarmi ogni tanto e raccogliere quelle piccole sensazioni
dimenticate lungo il cammino, ora all’ ombra delle rocce, ora
sopraffatte dal rumore della cascata, ora accarezzate da
impercettibili folate, ora intercalate dalla voce amata di chi mi sta
a fianco, ora nella luminescenza di una luna piena finalmente
svelatasi del tutto, e tanto nei pensieri e nei ricordi di questa
indimenticabile giornata.
LUNEDI’
28 GENNAIO 2013
Verrebbe
da dire finalmente un po’ di pioggia, per spezzare la “
monotonia “
di splendide giornate, ma è più sensato esprimere il disappunto per
una repentina mutata stabilità atmosferica che ha portato a questa
giornata di pioggia, aveva o non aveva l’alone la luna di ieri
sera? Quindi stasera niente camminata al chiaro di luna anche se
l’ora crepuscolare ci consente lo stesso di arrivare a Bottazzo a
fari spenti e accenderli soltanto per constatare che la temperatura
alle 18.00 è di 3°
C. Pioviggina ma soltanto per accarezzare le fumanti parole che si
condensano nell’umidità di quest’aria ben diversa da quella di
ieri. Un po’ di compagnia non guasta per scendere dialogando
all’appuntamento con il librone. A Bottazzo tutto è fermo, tutto
tace, un solo veloce passo al suo rientro e poi è il nostro turno in
Baracca; oramai la “
violiamo “
ad ogni serata, ci vengono comodi il tavolo e la luce accesa per
espletare quella che sembra essere diventata una formalità ma che
so, in cuor mio, non esserlo, non deve assolutamente esserlo
altrimenti andrebbe perso tutto il significato di questo gesto,
questo nostro venire e andare, venire e ritornare, venire e
ricordare, venire e ammirare, venire e meditare. E in questo via vai
continuo della nostra mente da e per la Valle prende forma il più
bello dei sentimenti che ogni giorno che passa avvicina sempre più i
nostri cuori. Non occorre aggiungere altro a questa serata e al mio
pensare, domani sarà un altro momento dove lo spazio dato
all’esprimersi di questo sentimento avrà una diversa dimensione,
ma lasciamo che la pioggia abbia il suo sfogo e il sole ritorni a
riempire il nostro sguardo e poi…
MARTEDI’
29 GENNAIO 2013
Doveva essere
un’uscita al chiarore della luna piena per i ragazzi del Ricrepenso
di Muggia che aderendo a questa iniziativa proposta nell’ambito del
Progetto Giovani si sarebbero garantiti un accompagnamento in
un’escursione serale nientepopodimenoché
in Val Rosandra. Doveva essere, doveva ma la luna non si è fatta
vedere, forse lei avrà fatto di tutto per presentarsi smagliante più
che mai al giovanile incontro ma una nebbiolina alta, fine e
persistente ha impedito del tutto la sua visione. Doveva essere,
doveva ma di ragazzi del Ricrepenso di Muggia ce n’era uno e uno
soltanto dei sette annunciati. Che tristezza mi verrebbe da dire o “
sono ragazzi “
parafrasando un popolare comico. Qualsiasi giustificazione va bene
tanto non servirebbe a cambiare l’idea che, dopo la delusione
iniziale, uno come me può essersi fatta al riguardo. In compenso
Massimo, l’unico ragazzino che non ha voluto mancare e per questo
ne cito il nome, si è divertito dimostrando fin dal muovere i primi
passi via dal Premuda alla volta di Moccò di aspirare a compiere
questo curioso giro della Valle quasi nella completa oscurità.
Arriviamo fino alla terza galleria con l’emozione delle sensazioni
provate a camminare nell’ovattato crepuscolo e nella sopraggiunta
oscurità resistendo alla tentazione di accendere una qualsiasi
luce; unica incombenza il farsi notare da alcuni bikers
al rientro verso città muniti di fendinebbia piuttosto potenti.
Ovviamente la discesa a Bottazzo necessitava anche da parte nostra di
un’adeguata illuminazione e così è stato, cinque pile si sono
accese quasi simultaneamente alla testata del sentiero 1 e allora giù
alla volta dell’accogliente Locanda. Per tutti è un piacere la
bibita dissetante prima di scendere al Premuda.
Ogni tanto qualcuno
si ferma e spegne il suo faro per gustarsi appieno la serata,
tiepida; l’atmosfera,avvolgente,ascoltare il silenzio distolto
soltanto dallo scroscio del torrente che si intromette nei nostri
discorsi. E bravo Massimo, che vuoi abbandonare il sentiero per
accarezzare il Rosandra, hai capito appieno il senso di questa
camminata, hai capito che non soltanto bisognava venire questa sera,
luna o non luna, ma anche esserci, soprattutto con il cuore e il tuo,
sinceramente, promette molto bene.
Al prossimo
plenilunio.
MERCOLEDI
30 GENNAIO 2013
E
fanno 50! Siamo al giro di boa e per festeggiare questo che per me è
comunque un piccolo traguardo ho fatto un approccio a Bottazzo
piuttosto impegnativo, Al di là della stanchezza e di altri
problemini che però mi avrebbero assillato comunque è stata una
bella corsa/camminata, senza incontrare anima viva nonostante l’ora
non fosse di quelle impossibili ma forse i luoghi sì proprio vista
l’ora. Si parte dalla fabbrica dove lavoro quasi a voler
dimenticare in un istante la giornata e i suoi problemi, ma ci
ritornerò a fine corsa per riprendermi le cianfrusaglie quotidiane.
Quindi parto da Noghere verso Caresana, c’era un bel sentiero che
adesso è diventato strada forestale e inizia dopo la rotondetta
del Freetime,
quella sulla strada per Crociata; mi porta, come certe estati, a
raggiungere l’asfaltata del Monte d’Oro. Lassù prendo il tratto
poco frequentato, se non dai cinghiali che hanno a mezza via un
laghetto per abbeverarsi, del sentiero1 che in un continuo saliscendi
porta alla fonte di Dolina. C’è fango e acqua che scorre sul
sentiero, ma dopo l’esperienza della Lanaro Granfondo, mi viene da
ridere al solo sfiorare questi elementi. L’1 continua verso la
Vedetta di Crogole, prima della quale due boscaioli stanno caricando
di tronchi un carro. I pensieri sono diversi ma cerco di concentrarmi
di più sulla corsa anche perché adesso il sentiero s’inerpica e
sento distintamente la città tentare di farsi largo fra le spire di
una nebbiolina comunque sufficiente a negarmi la sua vista. La Grotta
delle Antiche Iscrizioni e poi giù a capofitto in una delle discese
che amo di più, peraltro fatta più volte all’epoca dell’Anno
del Monte Carso, quella che porta alle ultime case di Gorni Konec.
Stranamente anche oggi il Rifugio Premuda è chiuso, ci passo davanti
perché il sentiero 15 mi vuole anche questa sera. Moccò è solo un
saluto come pure la Ciclabile poco più sopra. Arrivato sulla
cementata da Hervati lascio il 15 per il bianco/azzurro e via sempre
più su a raggiungere il ciglione dello Stena. Se prima era la città
a nascondersi adesso è la Valle al completo, priva anche dei suoi
soliti contorni, la nebbia appiattisce, non ci sono ombre da rifilare
ma soltanto il nulla. Sta scendendo la sera ma non mi preoccupo,
questa e la Valle che riconosce i miei passi, la Valle coi sentieri
che si conformano al mio piede. Finalmente il feral
di Bottazzo, ma è tanto in basso, bene, lo raggiungeremo in breve
con una piacevolissima discesa che inizia…”
Dove osano le capre “;
infatti una si sporge per capire quel tramestio e tutte le altre
riempiono l’aria del loro inconfondibile olezzo, sono in compagnia,
invisibile, ma non sono solo del tutto. Non lo sono nemmeno a
Bottazzo, sono in compagnia di 2000 e passa firme, di decine di
pensieri, gli ultimi ricordano che oggi sono già 50 i giorni da
quando certa strana gente ha deciso di venire ogni giorno fino a qui
soltanto per stare bene con la propria anima. La lampada, adesso sì,
accesa, illumina il fumo che emana il mio corpo, qui tutto è più
umido, io sono umido, anzi, bagnato. Il fascio di luce mi aprirà la
strada lungo il sentiero 46, è la prima volta che lo affronto in
salita, decisamente più lungo e meno divertente. Prima di arrivare
alla Sella del Monte Carso sento l’aria diventare ancora più
fredda, tutto intorno è freddo, il bosco e la sua linfa gelata. Ma è
bello riconoscere ogni angolo, ogni tratto di sentiero, ogni pietra;
mentre salgo alla volta del M.Carso, rivado alle mie prime Linee
Verticali, quella su dal sentiero 25, quello del Crinale o quella
dalla Bukovec, portavano entrambe ai ruderi sul M.Carso. Ed eccomi
alla seconda firma di giornata, non ci vengono poi tanti quassù e
quelli che ci vengono sono più o meno gli stessi. Che bello sarebbe
adesso avere un parapendio e scendere veleggiando dolcemente ma con
la fantasia non ritorno di certo a Noghere. Cammino in salita e corro
in discesa, sono stanco e l’attenzione deve essere massima, guai a
inciampare, non vorrei farmi male, non saprei in quel caso come fare.
Meglio non pensarci e tirare dritti, il percorso è in memoria ma con
questo buio non l’avevo mai fatto salvo che per certi tratti e
sempre grazie alle Linee Verticali. Il buio mi schiaccia al suolo,
sembra volermi respingere, ma la zipka
fa appieno il suo dovere e talvolta sposto il fascio a scrutare
l’oscurità un poco più in là del necessario. A San Servolo tutto
tace, soltanto il solito cane che abbaia a qualsiasi passaggio e sono
già oltre l’immoto paese. Adesso sarà tutta discesa fino a
Crociata. Prebenico fa il pari con San Servolo, la gente si prepara
alla cena e io non sento assolutamente alcun morso di fame, gli unici
morsi sono quelli che attanagliano le mie gambe. La bella carrareccia
è sempre stata veloce e nonostante tutto lo è anche questa sera,
giù giù allora. Sono a Crociata, ancora tre chilometri e sarò
sotto la doccia a crogiolarmi. Opto per la strada asfaltata perché
quella dei Laghetti solitamente, di questi tempi, è tutta un fango:
basta! Ritorno nella civiltà un po’ alla volta, praticamente ad
ogni passaggio di maleducati abbaglianti. Dai che ce l’hai fatta,
ma fatto cosa? Una corsa più lunga del solito o la solita cazzata?
Sì,
mi fanno proprio male le gambe e tanti altri punti del corpo, ma il
cuore non mi duole, è felice, la mia anima sorride e il mio pensiero
si fa grande.
GIOVEDI’
31 GENNAIO 2013
Dopo
la sfacchinata ( ma ne è valsa la pena ) di ieri, oggi giornata da
prendere in tutta tranquillità, almeno questo è l’imperativo.
Tanto più che sono in compagnia di due donzelle dal passo slow
quindi un motivo in più per dedicarmi ad osservare la Valle e i suoi
particolari, anche se la persistente cappa li cela per gran parte del
tempo che trascorreremo lungo i suoi sentieri. Da San Lorenzo “
el scovazon “
è la via più diretta per scendere un po’, subito e portarsi sulla
strada da Hervati e per Bottazzo, un notevole punto panoramico da cui
esporsi e trattenere il fiato. Mi piace soffermarmi a considerare il
vuoto sotto di me e mi accorgo dell’ampiezza della Valle senza
fissare dei punti di riferimento ma lasciando proprio andare lo
sguardo al di là delle linee che la delimitano. Mi soffermo a
misurare i sentieri, da quello di fondovalle, a quelli che salgono al
M.Carso o alla Sorgente Bukovec, alla chiesetta di Santa Maria in
Siaris o quelli che scendono fino al greto del Rosandra, ne seguo le
linee e il loro intersecarsi, disegno mentalmente figure geometriche,
mi lascio andare a queste visioni prospettiche, guardo tutto ciò e
vedo la Valle, qust’oggi, in maniera diversa. Mi è diverso anche
l’arrivo a Bottazzo dove non c’è nessuno ad attenderci; per
quale motivo poi avrebbe dovuto esserci qualcuno in attesa? Ma siamo
di giorno ci deve essere qualcuno? Paradossalmente la presenza e il
calore umani li sento maggiormente al buio dove mi celo e da dove
risalta il chiarore appannato al di là dei vetri abitati. Nel primo
pomeriggio, a parte il nostro di arrivo c’è quello di uno strano
runner o
di un particolare impiegato, dipende dai punti vista: è vestito di
giacca e cravatta con un paletot
di colore scuro che ben contrasta con il rosso delle Salomon ai
piedi, ha preso mezza giornata di ferie per non mancare alla firma.
Non vi dico di chi si trattava ma vi dico soltanto di cosa si è
disposti a fare a meno pur di esserci: potenza dei 100 gg! Nella
risalita, oggi è una giornata di stranezze o amenità, anche qui
dipende dai punti di vista, tre personaggi in cerca d’autore
vestiti di foggia militare con tanto di cappello; in realtà si
tratta di scout non più giovanissimi in cerca di fanciullezza. Il
ciglione del Monte Stena ci regala i primi raggi di sole della
giornata e altre innumerevoli sfaccettature di questa splendida
natura. Il giovane capriolo se ne sta tranquillo, beato e
indisturbato a brucare la poco erba su di uno sperone di roccia che
si protende ben al di sopra della Ciclabile; più in là anche il
solito e ormai familiare gregge si crogiola al tepore di questo
inaspettato sole pomeridiano, le più anziane ormai pasciute se ne
stanno distese ad osservare le più giovani che si danno ancora da
fare con il tritatutto alimentare in loro possesso. Mentre ci avviamo
alla volta di San Lorenzo sono anche queste le piccole cose che mi
fermano per un totale abbandono al piacere contemplativo. Se il
furore di ieri ha stravolto il mio andare ben venga quest’oggi
cotanta tranquillità allo stato puro. Il suggello a questa
disposizione d’animo è un vago diffondersi per tutta la Valle di
una quasi impercettibile sonata di flauto, le dolci note salgono dal
fondo valle a misticizzare questo mio andar giulivo alla faccia del
forse più intenso rumore di città che come sempre in questi giorni
fa a spallate con l’esile cappa di nebbia che la sovrasta.
Probabilmente, per la gratuita melodia, dobbiamo ringraziare i rover
poc’ anzi oggetto del nostro sarcasmo.
VENERDI’
01 FEBBRAIO 2013
Un
venerdì dopo il lavoro quotidiano e di fine settimana non poteva
certo offrire alcuno spunto particolarmente interessante a delle
menti già votate all’organizzazione del week end, almeno questo
era il mio pensiero quando mi sono affacciato alla Valle per una
toccata e fuga; questa idea era avallata dalla calma piatta che la
solita cappa rendeva ancor più persistente. Però c’è un po’ di
movimento, giovani che si attardano sul greto del torrente per delle
meditazioni trascendentali tutte loro, gente che scende, gente che
arriva da altre parti, gente che sale. Le giornate si sono allungate
è evidente e nonostante la nuvolosità si raggiunge agevolmente
Bottazzo senza infierire con la luce artificiale sulla momentanea
staticità della natura, fa eccezione soltanto la cascata che
argentea si stacca dal grigiore crepuscolare. Dall’inizio della
strada arriva distinto il rumore cadenzato dei bastoncini mossi a
ritmo di nordic-walking; e proprio dal ritmo impresso riconosco il
camminatore, la firma sul librone confermerà la mia intuizione.
Sorridiamo di ciò ma soprattutto perché ci rendiamo conto come
questo nostro andare e venire a Bottazzo si stia trasformando ogni
giorno di più in un connubio fra esistenze diverse ognuna con la sua
realtà da vivere. Ce ne andiamo al buio e una luce in arrivo mi
acceca, ma riconosco quell’affanno e il saluto mi conferma
l’appartenenza; stupendo! Anche questa è magia, magia dei 100 gg a
Bottazzo. Ormai riconosco gesti, ansiti, parole, sguardi, odori,
rumori, silenzi, vivo l’ampiezza di questo buio in maniera
intuitiva e ciò mi permette di dare un volto alle persone che
incontro o all’animale che scanso. Esternamente ne sorrido e in
cuor mio ne gioisco: cosa succederà ancora da qui alla fine?
SABATO
02 FEBBRAIO 2013
L’annunciata
giornata piovosa non si è fatta attendere anche se a metà mattina
c’è una tregua, che ci consente la discesa questa volta, senza
ombrello aperto, anche se il peggio arriverà nel pomeriggio, quando
i giochi odierni saranno ormai fatti. Appuntamento votato al minimo
interesse ma non si è mai del tutto certi delle sorprese che la
Valle può riservare, basta rivolgere il proprio sguardo ai
particolari, a prima vista, più insignificanti e avere comunque la
capacità di stupirsi. Il sentiero 17 da Draga si immette sul
sentiero 1 e questi si apre sulla Ciclabile, ma invece di fare la
curva esso prosegue sotto il ponte in una traccia meno evidente che
in realtà cela un sentierino che ripido ripido scende per conto suo
fino a ritornare ben più sotto sull’ 1, una variante non male ma
da farsi piuttosto in salita specialmente se si vuole alzare il
battito cardiaco. E perché non scendere direttamente al torrente per
quella traccia che porta oltre la Locanda? Il librone è già dentro
assediato da ben 3 coppie di centogiornisti, noi formiamo la quarta
coppia e attendiamo il nostro turno. E’ un piacere salutare,
stringersi le mani, un bacio, sono tutti amici che condividono questa
passione dell’ogni giorno a Bottazzo e tutti i suoi significati e
il sorriso di tutti riempie il locale e lo rende più accogliente.
Fuori riprende a piovere, non cesserà più, si alza anche la bora ma
non sarà un problema per la nostra tenacia. Ma non soltanto per la
nostra, sulla ciclabile c’è un bel movimento, podisti, ciclisti,
un cagnolino ino ino che sta dietro alla sua padrona zampettando
allegramente ( forse ), qualcuno con l’ombrello decide di ritornare
indietro. Abbiamo il piacere di fare le cose lentamente e di guardare
al di là della valle, le cose di fronte, ma anche quelle in basso, i
nostri amici animali quest’oggi sono al riparo, attendono forse che
il tempo migliori o hanno già sbrigato le loro faccende mattutine.
Questa rilassatezza fisica ti dà il tempo di pensare e pensando hai
tempo di concentrarti maggiormente su quelle cose che solitamente ti
sfuggono. Ed è così che noto sulla ringhiera, nel tratto dopo
l’ultima galleria quello di fronte ai ruderi di Castel Fünfenberg,
una prima scritta poi seguita da altre, in realtà una è una
citazione del 20°
Presidente degli Stati Uniti: James A. Garfield che richiama al
potere della moneta, le altre sono parte del testo di Istant Karma di
John Lennon: “…FARESTI
MEGLIO A RICONOSCERE I TUOI FRATELLI E TUTTI COLORO CHE INCONTRI.
PERCHE’ SIAMO NEL MONDO? SICURAMENTE NON PER VIVERE NEL DOLORE E
NELLA PAURA. PERCHE’ TU SEI SULLA TERRA? QUANDO SEI OVUNQUE VIENI E
OTTIENI CIO’ CHE TI SPETTA. BENE, TUTTI SPLENDIAMO COME LA LUNA E
LE STELLE E IL SOLE, BENE TUTTI SPLENDIAMO, TUTTI ANDIAMO AVANTI…”
come se non bastassero queste parole a farci meditare in questa
giornata, sulla ringhiera c’è spazio per un aforisma che recita: “
SOLO I PICCOLI SEGRETI DEVONO ESSERE PROTETTI, PER QUELLI GRANDI
BASTERA’ SEMPRE L’INCREDULITA’ DELLA GENTE “
. Il cuore mi batte forte: è l’emozione e con essa indugio in una
repentina rincorsa mentale alla ricerca interiore di qualche piccolo
segreto di cui ho sottovalutato il significato o tralasciato lungo il
cammino e qualcosa è trapelato, ho paura di aver sbagliato qualche
cosa, tante cose e che in questo momento qualcuno sta ridendo alle
mie spalle. Il rintocco delle campane della chiesetta di Sant’ Elia
che ci suggeriscono l’ora della mezza giornata mi riporta alla
realtà ma non ne sono del tutto certo forse è un altro segno della
malia di questi luoghi.
DOMENICA
03 FEBBRAIO 2013
Mi è
difficile parlare della “
solita “
capatina a Bottazzo dopo la …scorpacciata
di entusiasmo fatta durante una escursione istriana del c.a.i. di
Muggia. Gita programmata come da Programma d’Attività 2013 che
vedeva la Traversata da Pomjan a Krkavce lungo sentieri e carrarecce
attraverso boschi e campagne e tipiche borgate contadine dove anche
le soste, specialmente quelle, lunga a Kostabona e breve a Puče,
hanno consentito ai partecipanti di entrare nel clima festaiolo che
precede il Carnevale. Non mi soffermo oltre su questi aspetti
ricreativi che peraltro hanno qualcosa in comune con gli aspetti che
caratterizzano il nostro venire quotidiano a Bottazzo. E proprio
questo fatto giornaliero ci porta all’ora di cena a percorrere il
sentiero di fondo valle sia in andata che al ritorno. Non del tutto
ebbri delle amenità di giornata, grazie anche alle ristabilite
condizioni meteo che via via che il sole si imponeva rendevano la
temperatura più mite e i paesaggi più luminosi, siamo colpiti dalla
presenza delle stelle in cielo; finalmente un cielo limpido ci dava
la possibilità di godere anche di questo spettacolo. All’uopo ci
fermavamo a lampade spente per sollevare lo sguardo al cielo e
lasciarci andare ad espressioni di fanciulla meraviglia. Ma siamo
proprio sicuri che la temperatura si sia tanto mitigata come a noi
sembrava? Il termometro segnava 0°!
E’ allora siamo o non siamo in inverno? Stranamente la Locanda è
aperta con il solo gestore apprestatosi al desinare ma non
abbandonando la partita a scacchi con la scacchiera computerizzata.
L’ho disturbato? Ma il librone è ancora al caldo in attesa delle
nostre firme, saranno proprio le ultime della domenica. Avrà poi
chiuso il locale? Noi chiuderemo ancora le lampade per guardare le
stelle ma chiuderemo anche gli occhi per ascoltare lo scorrere del
Rosandra, dopo la tremenda giornata di ieri, la pioggia caduta ha
inevitabilmente ingrossato il suo scorrere che fa così la voce
grossa. Anche questo è un gioco…piacevole.
LUNEDI’
04 FEBBRAIO 2013
Un’altra
settimana è incominciata, è quella che prelude al Carnevale, il
giovedì prossimo sarà quello Grasso. Ma per me le settimane a
venire saranno particolari perché, ahimè, a causa del lavoro…che
non c’è sarò a casa più del dovuto. Intanto oggi siamo qui dopo
l’uscita delle 16.45; il sole sta scendendo e distendendo
all’orizzonte per regalarci uno di quei rari tramonti suggestivi a
vedersi. In scioltezza lungo la ciclabile e così possiamo ogni tanto
fermarci, voltarci e apprezzare i colori che si vanno mescolando
oltre il Golfo dove la linea scura dell’orizzonte appunto delimita
l’arancione e poi il rosso del cielo. Bisogna cogliere questi
mutevoli attimi per riscaldare il tempestio del nostro cuore. Chissà
se questo è proprio anche del fuggevole incontro che la ciclabile
offre? 2 piccole luci che si avvicinano a Bottazzo dal basso ci
avvertono che il buio incombe ma oramai anche per la mia signora è
motivo di piacere cercare di arrivare laggiù ad occhi socchiusi per
poi poterli spalancare alla bellezza del cielo terso e illuminato da
milioni di zipke; durante la discesa, in una di quelle soste
contemplative, diventa un quadro surreale la nera staticità del
bosco che trattiene il brillio delle stelle in cielo. Questa sera è
ancora meglio di ieri che a un certo punto sembrava tutto compromesso
dall’approssimarsi di qualche nuvola malandrina; stasera no, c’è
uniformità lassù., soltanto il chiarore del post tramonto sfuma le
tonalità blu scuro da est ad un azzurro meno forte dalla parte
opposta. Che sia un’emozione? E che dire di quegli sfuggevoli
grandi occhi illuminati dalle nostre frontali? Si allontanano verso
il pendio alla nostra sinistra, poi si fermano, si lasciano
inquadrare, incantare, aspettano, non ci temono: è un capriolo
adulto forse anche lui incuriosito da quelle due strane scie luminose
che lo inseguono senza cattive intenzioni o forse infastidito dal
nostro disturbo, in fin dei conti siamo noi gli estranei.
MARTEDI’
05 FEBBRAIO 2013
Voglio
godermi un’ora di luce in più e allora esco prima dal lavoro ma
con mia grande sorpresa il cielo è pieno di nuvoloni neri che non
promettono nulla di buono. Avevo programmato un certo tipo di uscita
ma sarò costretto ad inventare, alla fine sarà meglio così. Oggi
sono solo allora posso dedicarmi alla corsa di fatica quella che in
realtà mi fa camminare, seppur velocemente, in salita e correre
senza risparmio in discesa; lo scopo di tutto ciò non mi è ben
chiaro però mi piace impegnarmi in questo modo. Premesso ciò parto
da Jama per salire le ripide balze del bianco/azzurro e sbucare
davanti alla Grotta delle Iscrizioni, mi mancava da un po’ questa
impegnativa salita ma dà soddisfazione una volta arrivati in alto.
Continuando sul b/a vado a raggiungere il sentiero che scende dal
Monte Carso, in cima ci andrò al ritorno, e va ad incrociare il
sentiero 25. Non c’è nessuno da queste parti, mi fanno compagnia
soltanto i rumori della città, delle fabbriche sottostanti, del
porto più in là, delle automobili nel via vai superstradale; ma una
volta in alto tutto si affievolisce e il mio udito è alla ricerca di
rumori più consoni. Scendo fino alla Sella del M.Carso e ancora un
po’ sotto il Crinale poi il 13 mi porta al Cippo e al suo grigio
panorama odierno, immagino ben altri scorci in tempi migliori. La
discesa alla chiesetta merita sempre un occhio di riguardo, non è
proprio il caso di inciampare, sarebbe oltremodo doloroso. E via
tranquillo poi sino a Bottazzo sempre in questa atmosfera un po’
malinconica per via del tempo che, indeciso, rimane in attesa di
peggiorare. Stavolta me la prendo comoda in attesa del tè alla
frutta una scorsa al giornale e poi sono di nuovo a lottare per
risalire. Adoro il sentiero 46, forse perché così poco frequentato
e così tanto selvaggio coi traversi su ghiaione e improvvise svolte
che si inerpicano attraverso intagli rubati alla roccia e protetti da
alberi piegati dal vento. Un sasso che rotola alla mia sinistra, sarà
un animale, di sicuro. Ah eccolo, che sia il capriolo di ieri sera?
Questa volta non si ferma a guardarmi, non c’è alcun fascio di
luce da penetrare, gli ho messo paura? Stavolta fugge, di corsa, con
dei balzi eleganti e maestri che gli invidio fare. Quando si
scollina la temperatura è sempre più bassa, umida, come tutta la
zona della Sella d’altronde. Qualche lacrima scende da lassù. Ci
arrivo ben presto e decido di prendere il sentiero 38, quello che
porta alla Sorgente Bukovec, altro single track da non sottovalutare,
lo Jamarun insegna. La visione della Valle da questo lato ha un
fascino particolare; interessante notare come cambia completamente la
prospettiva e poi siamo di fronte alle pareti del Crinale, ci sono
tutte le classiche vie alpinistiche da individuare, immaginare,
magari un’altra volta. Adesso ci si inerpica nuovamente, l’ultima
salita di questa serata sportiva e poi una volta raggiunta la cima
del Monte Carso, il Riparo, non rimarrà che la discesa. Anche il
libro di vetta del M.Carso merita rispetto non foss’altro per il
bel ricordo del 2010 che serbiamo tuttora, la firma senza occhiali
diventa uno scarabocchio ma penso conti poco per gli altri. Quel che
conta è che anche stasera il tramonto ha toccato il mio animo,
chissà perché basta che il sole pigmenti con caldi colori il mare
sullo sfondo e crei disegni surreali con le ombre che vengono
proiettate ai lati di questo quadro naturale, che provo un senso di
pace e allo stesso tempo fervore per un sottile piacere che è tutto
mio. Sembra voglia piovere sul serio e anche il buio incombe ma
dovrei farcela ad arrivare a Jama senza accendere la zipka,
rovinerebbe questo ieratico finale. E così è anche se il bosco dopo
la “
forestale “
via dalla Vedetta incupisce il mio arrivo, conosco il sentiero fin
troppo bene e non mi lascio ingannare dai trabocchetti, sarebbe
davvero un peccato regalare alle mie terga un fangoso marchio, no
oggi no, non lo meriterei affatto. Mi accascio sullo scooter, il
respiro è affannoso, resto in attesa del pronto recupero, sorrido,
sono felice.
MERCOLEDI’
06 FEBBRAIO 2013
Se
ieri la mia preoccupazione erano gli agitati cumulo-nembi quest’oggi
è il rischio neve. Dopo la pioggia di giornata seguita ai temporali
notturni che hanno turbato i miei dolci sogni adesso che mi accingo a
raggiungere il punto di partenza è la pioggia serale che potrebbe
crearmi qualche fastidio ma ormai pronto a tutto devo soltanto
decidere che sentiero affrontare. Sono lì lì per rifare il Monte
Carso, lassù gli alberi sono inzuccherati e qualcosa anche più in
basso ma niente a che vedere con la nevicata di 20 giorni fa. Mi
porto dietro qualche strascico della corsa di ieri allora opto per
qualcosa di tranquillo, camminerò, veloce ma camminerò per il
semplice sentiero di fondo valle. Non avevo fatto i conti con la bora
che si incanala e furoreggiante cerca di respingere le mie velleità
che oggi non sono di granché spessore, forse per questo la natura mi
offre un pretesto per meritarmi la salita, tanto più che c’è
anche un po’ di pioggia mista a neve che mi si rivolta contro; alzo
il bavero della giacca tecnica, calco il berretto, socchiudo lo
sguardo e via verso Bottazzo. Il sentiero ha di nuovo quelli che io
chiamo laghetti, sarebbero pozzanghere ma siccome sono occasionali in
un terreno carsico li voglio immaginare tali. Anche gli appicchi
dello Stena recano i segni di una incipiente nevicata ma tutto il
resto è grigio anonimo. Decisamente fra la notte e il giorno è
stata più pioggia che neve quella che è caduta. Dopo la
compilazione del registro, ormai lo faccio sempre al riparo della
Baracca per non aggiungere altra umidità al povero librone, mi avvio
alla volta della Ciclabile. Appena passato il Casello Modugno e prima
della galleria mi sembra di intravedere una luce di colore in
avanzamento ma fra la vegetazione non riesco ancora a capire di chi o
cosa si tratti, poi a sorpresa vengo incrociato da un’automobile
dei…carabinieri con tanto di
lampeggiante in funzione. Grande la mia meraviglia ma anche le mie
perplessità al riguardo: clandestini? Forse semplice routine ma non
so se percorrere, seppur dalle forze dell’ordine, una pista
ciclopedonale sia da considerarsi routine. A parte questo flash
inconsueto, avevo deciso di camminare e sto camminando anche se la
tentazione di correre è latente come pure il sopraggiungere del buio
che in zona Moccò è ritardato dal chiarore della neve, sì qui ha
attecchito, altro che a Bottazzo. Faccio attenzione a non scivolare
sulle rocce di calcare, più sotto sui lastroni di arenaria le Meindl
tengono molto bene. Però? Continua a scendere la pioggia e il mio
rientro sarà precipitoso a evitare eventuali gelate stradali, ci
mancherebbe altro.
GIOVEDI’
07 FEBBRAIO 2013
E
arriva il giorno che non hai tanta voglia di pensare positivo e tutto
quello che fai ti pesa farlo perché non hai stimoli particolari od
obiettivi precisi, niente di grave ben inteso, semplicemente quella
di oggi è una giornata un po’ così. La voglia è quella di fare
tutto con la dovuta calma e lasciare che i pensieri scivolino via dai
meandri della mia mente senza soffermarsi in eccessive
considerazioni, è per questo che scelgo la Ciclabile, punto
panoramico e vista anche l’ora di primo pomeriggio piena di
incontri, un po’ inusuale per i miei soliti spostamenti in Valle.
Ogni volta mi chiedo a chi spetta salutare per primo ma quasi sempre
sono io che accenno un salve o un buon giorno a seconda della persona
incontrata; invece quelli, ma più delle volte…
quelle, tirano dritto senza manco guardarti, quelle persone sì mi
fanno incavolare, ma dove sono con la testa? E quelli che
corrono,…corricchiano con l’ I Pad? Ma
cosa hanno capito a venire fin qui ad ascoltare rumori sintetici?
Valli a capire. Faccio alcune deviazioni per crearmi altri punti di
veduta e poi rientro sul tracciato certo. Mi piace poi affacciarmi
dal balcone di Fünfenberg e guardare l’acqua a picco sotto di me;
la raggiungo ben presto e risalgo la corrente con lo sguardo e la
riva destra con i miei passi. Oltre i ruderi del mulino mi incanto ad
ascoltare l’acqua, a vederla scorrere, ad assecondare i suoi
flutti, gli alberi qui sono ricoperti di muschio verde brillante e
fine da tappeto vellutato, l’atmosfera è calma. Arrivo a Bottazzo
dalla parte opposta, una volta tanto la visione è ribaltata ma il
luogo è lo stesso, pieno di silenzio perché ormai il
chiacchiericcio del torrente fa parte del mio essere. Non ho fretta
nemmeno di vidimare la mia presenza, arriva gente, ci si conosce, si
dialoga, si va via assieme, si dialoga, non c’è fretta, almeno per
me. Le solite capre dalla parte degli Altari e un po’ più avanti,
punti neri che si spostano abilmente sull’incredibile tappeto di
roccia e sassi proteso nel vuoto. Una volta tanto, salendo il
sentiero 15, esco in curva, non arrivo al Prà de Mocò ma seguo le
indicazioni per il paese e sono già in strada, una volta tanto. Oggi
era una giornata così.
VENERDI’
08 FEBBRAIO 2013
Nonostante
la giornata, votata ad altra e per oggi più remunerativa escursione,
non si poteva non chiudere in bellezza scendendo a Bottazzo. Ma
facciamo un breve passo indietro per celebrare la ciaspolata odierna
sul Taiano. Da Muggia salta all’occhio il candore del monte in
questione ed è facile intuire la quantità di neve che ancora lo
ricopre. In Slovenia la Giornata della Cultura è considerata Festa
Nazionale quindi sarà inevitabile la consueta processione verso la
cima dello Slavnik e del Rifugio che presumibilmente sarà aperto.
Per evitare la ressa da Podgorije scegliamo la partenza da
Škandanščina, per evitare i pochi che
saliranno lungo la diretta da questo versante optiamo per la via più
lunga quella che porta dapprima alla Mala Vrata e da qui verso Ovest,
in lunga traversata, al Taiano. Niente da dire sulla selvaggia
bellezza dei luoghi, peraltro a noi ben noti, che con la neve a
ridisegnare il paesaggio, assumono un aspetto alquanto suggestivo.
Anche se gli alberi hanno perso un po’ della loro copertura
mettendo a nudo la scheletricità invernale, l’intorno, doline,
sassi, carraie, ginepri, muretti, è ancora ricoperto da una coltre
spessa sulla quale si è posato di recente un ulteriore delicato
velo. La calma necessaria per godere appieno di questa giornata in
natura ci consente di giungere tranquillamente al meritato ristoro
post conquista: un bel tepore, dalla stufa a pieno regime, come
accoglienza, un ottimo e fumante planinski
čaj,
uno strudel di ricotta coi mirtilli, beh, niente male per riprendere
forza e scendere in scioltezza, questa volta sì, per la diretta.
Prima di rientrare in Italia l’occhio cade sul sole al tramonto che
espande il suo rossore alle spalle del Monte Carso. Istintivamente
raggiungo la chiesetta di Nasirec posta in posizione strategica sul
panorama integrale della Valle, però già scura da parecchio, per
fermare con un click l’immagine artistica che si va formando
all’interno di questa splendida cornice. E poi via. Provenendo da
est, arrivare a Draga in automobile mi sembrava la cosa più
immediata e logica anche perché la presenza di oggi deve essere
soltanto un fugace attimo. E così sarà anche se in fondo, in
Locanda non possiamo rinunciare a una spumeggiante, fresca,
desiderabile Laško ( tanto per rimanere nel contesto della
prešernova
ovvero della Giornata della Cultura Slovena ) a calmare un poco la
sete accumulata dopo le 4/5 ore di aria frizzante gustosamente
respirata. C’è un attimo d’imbarazzo quando il gestore,
mostrandoci una foto che ritrae i suoi nonni, il mitico Bepi e la
consorte Maria, si lascia prendere dall’emozione e assieme al suo
racconto viene fuori una lacrima del tutto inattesa; non è certo la
solita simpatica risata ma fa tenerezza questa sfumatura diversa del
buon F.
SABATO
09 FEBBRAIO 2013
Venire
via da Muggia in pieno Carnevale non è un problema se lo fai nel
primo pomeriggio, la cittadina è in rampa di lancio e si riesce
ancora a fuggire, fisicamente ma anche mentalmente.. Anche se per un
saluto o uno sguardo, magari di sfuggita, l’andare a Bottazzo, a
prescindere dalla 60^ firma ( a proposito di 60, in questi giorni a
Muggia ha luogo il 60°
Carnevale Muggesano ) è quasi un dovere morale che, a pensarci bene,
serve anche per liberare la mente da stanchezze varie. Anche il
saluto degli incontri che si susseguono sono un modo per rilassarsi;
come noi, qualcun’altro si fa accompagnare dal proprio cane ma a
Perla questo non interessa, sono gli odori di questa natura che la
attraggono e qualsiasi altro tipo di contatto la infastidisce. Oggi
poi siamo tutti ancora un po’ stanchi dell’intensa attività di
ieri e siccome domani abbiamo in programma un’altra uscita con le
ciaspole ce
la prendiamo comoda seguendo peraltro uno degli itinerari più
tranquilli, un po’ di Ciclabile e il fondovalle per il rientro. E
proprio da quest’ultimo punto di passaggio e osservazione che
giungono le uniche emozioni di giornata. Non è una novità vedere le
capre sotto gli Altari ma oggi c’erano almeno 4 caprette che
seguivano le loro madri negli spostamenti verso il ricovero per la
notte mentre i padri se ne stavano in disparte e con la dovuta calma
si accodavano anche loro per chiudere la fila e per avere anche tutto
sotto controllo. Ma la cosa più simpatica era vedere i piccoli
incornarsi, per modo di dire, fra di loro, era un gioco, come il
rincorrersi in lungo e in largo per il ghiaione, divertente davvero
vedere queste figurine saltellare senza paura fra le rocce sotto lo
sguardo attento dei genitori, non c’era disobbedienza alcuna in
questi loro spontanei e liberi movimenti: ahh la grandezza della
natura. Basta così poco e vieni via dalla Valle veramente rilassato
e ogni giorno più ricco.
DOMENICA
10 FEBBRAIO 2013
Come
accennato nella pagina precedente oggi avevamo in programma un’altra
uscita con le ciaspole
e così è stato. Dopo tanti anni di pranzo pre-sfilata, con parenti
e amici ospiti a Muggia proprio per assistere alla tradizionale
kermesse dei carri allegorici, quest’anno si è deciso in famiglia
( mia moglie! ) di andare via in questa giornata di festa e allegria.
C’è in entrambi il desiderio di dedicarsi completamente alla
natura invernale che a pochi passi da casa, grazie alle recentissime
nevicate, trova la sua massima espressione. Non occorre fare tanta
strada in automobile per uscire dalla
“ normalità
“
giornaliera e fuggire le problematiche attuali abbandonandosi alla
bellezza dei luoghi e allo splendore della giornata, basta andare
nella vicina Slovenia e hai soltanto l’imbarazzo della scelta in
fatto di mete da raggiungere. Questa volta abbiamo deciso per la
Sveta Trojca, un monte di poco più di 1100 m situato fra gli abitati
di Postumia e Piuca, peraltro già salito alcune estati fa. Da
allora, a ridosso della cima, sui ruderi di quella storica è stata
ricostruita la chiesetta dedicata appunto alla Santissima Trinità,
quindi la nostra curiosità era doppia. Sappiamo già che Bottazzo ci
aspetta in serata, normale direi, visto che la nostra frequentazione
si esplica per la maggior parte di volte nelle ore serali appunto ma
per adesso godiamoci lo splendido sole che ci accompagnerà per tutto
il pomeriggio visto che ci mettiamo in cammino ben dopo le 11.00.
Tutt’intorno la neve sembra un po’scarsa ma lo sarà soltanto in
basso, mano a mano che si sale le ciaspole si riveleranno
fondamentali perché seguiremo una via di salita, quella che parte
dal villaggio di Slovenska Vas, non percorsa da alcuno dopo l’ultima
nevicata, anche perché è più lunga rispetto a quella del versante
Sud da Trnje che avremo modo, in discesa, di riscontrare molto
trafficata. Come consuetudine ce la prendiamo comoda per godere
appieno di questo spettacolo che si apre ai nostri occhi un po’
alla volta a cominciare dal sottostante lago del Gallo ( Peteljnisko
Jezero ) che non è gelato ma ben risalta nella sua cornice di neve.
Si apre il panorama sul vicino Nanos e sulle cime alle sue spalle
fino alle riconoscibilissime Giulie. Si passa dai pascoli pietrosi,
ai boschi inanimati, alle radure soleggiate, ai sentieri accennati,
alle carrarecce fortunatamente inservibili; lo spettacolo cambia di
continuo diventando vieppiù gradevole e appagante, si sale e si
arriva in cima all’uscita da un bosco di cristallo, tale era la
sensazione nell’attraversare una zona molto fitta di alberi con i
rami carichi di neve scintillante.: magia pura! Che spettacolo dalla
cima! Le foreste del Nevoso con i suoi abeti impettiti e di bianco
pastrano invernale vestiti, tutte le cime più o meno note che
contraddistinguono questa regione della Notranjska, dal vicino Suhi
Vrh, agli Javorniki, all’Auremiano, al Blegoš un po’ più in là,
alla Slivnica sopra Circonio e così via. Il pio dominio di questa
splendida chiesetta rende l’atmosfera alquanto contemplativa e
anche noi, inevitabilmente rapiti, siamo partecipi di questa
palpabile misticità. Si scende lungo la via più stropicciata felici
di essere saliti dalla parte opposta e di rientrare in tutta
scioltezza all’automobile. A Draga il termometro dell’automobile
segna – 3°
C, abbiamo freddo adesso, ma non è di certo colpa dell’ottima
birra scura poc’anzi tracannata in quel di Flora su all’ex
confine; piuttosto dev’essere una reazione al, per così dire,
caldo patito nell’escursione. Ben presto siamo a Bottazzo dove il
termometro segna un – 2°
C ma se dicessi che sentiamo la differenza direi una stupidaggine,
comunque ci siamo ben che riscaldati nella veloce discesa e
nell’altrettanto veloce risalita, che sia merito del luppolo? Le
stelle in cielo ci regalano la magnificenza di una serata silenziosa
e tranquilla. Le gallerie da Draga al bivio per il sentiero 1, e
viceversa, vanno affrontate con repentina attenzione, dalla volta si
staccano a sorpresa stalattiti di ghiaccio, segno che il freddo è
diventato gelo e ha momentaneamente fermato lo stillicidio; a terra
brillano, alla luce delle frontali, i pezzi del …cristallo
infranto. A Muggia la baraonda sembra in stand bye, per le strade non
c’è tutta quella verve festaiola; non sappiamo niente di come è
andata la grande festa del 60°
Carnevale Muggesano ma non ce ne doliamo, quest’anno il nostro è
stato un Carnevale alternativo.
LUNEDI’
11 FEBBRAIO 2013
Chi
l’avrebbe mai detto? La serata seppur fredda e stellata di ieri non
lasciava presagire certo un risveglio come quello odierno anche se le
previsioni….Fuori è tutto bianco e
silente, i tetti della parte di Muggia che posso vedere dal terrazzo
sono coperti dalla neve e gli alberi delle case adiacenti pure e il
prato, giù in giardino, non è da meno. Per fortuna le strade sono
pulite, non avremo problemi oggi a raggiungere quantomeno Bagnoli.
Per strada l’immagine che ci giunge diretta del Carso imbiancato
esprime tutta la tranquillità di un lunedì di Carnevale ancora
intontito dei fasti domenicali, apprezzeremo così il passeggio
rilassante di oggi dopo la tecnica scarpinata di ieri. Ma proprio non
ce la facciamo a stare senza neve? Alle 10.30, il sentiero 15 è del
tutto intonso per il piacere di entrambi, moglie e marito, e per la
gioia di Perla che ha modo di ficcare il muso nella farinata odierna
dopo la goduria delle “
nuotate “
di ieri. Gli inediti scatti fotografici sono praticamente inevitabili
per voler cogliere magari i soliti particolari ma in questa diversa
veste. Per fortuna che ho resistito ad un approccio estremamente
tranquillo a causa dei residui di stanchezza accumulata il giorno
prima, non avrei potuto cogliere significative immagini come quelle
prese da questo panoramico punto di osservazione che è la Ciclabile.
E una di queste immagini, sicuramente la più originale di tutte è
quella che vede protagonista il gestore della Locanda che a bordo
dello scooter sta transitando proprio sulla ciclabile innevata; è
stata una vera e divertente sorpresa vederlo uscire dalla galleria
dopo il Casello in direzione Trieste. A evitare la discesa su Hervati
ha giustamente optato per l’impercettibile discesa della Ciclabile
che porta alla strada dei Santi ( San Antonio-San Lorenzo/ n.d.a. ).
C’è più di qualcuno che è venuto a gustarsi il piacere di una
scalpicciata sulla neve fresca che però va via via sciogliendosi
complice il rialzo della temperatura e una leggera pioviggina mista a
neve ( o è nevischio misto a pioggia ? ). Nel fitto del sentiero 1
che discende a Bottazzo la neve non ha fatto presa ma è tutto così
scivoloso che ci costringe alla massima attenzione. Quattro
chiacchiere con la Pres lasciata al Casello e colà giunta via strada
in compagnia del suo cucciolo di cane e poi un sentiero gelato da
percorrere per il rientro. E le capre degli Altari? Chissà quale è
stato il loro riparo notturno durante la nevicata? Constatiamo come
la destra orografica del Rosandra abbia oramai perso la sua
tinteggiatura, era inevitabile. Una volta a casa, altra
constatazione, anche i tetti …della
parte di Muggia che posso vedere dal terrazzo…hanno
riassunto la loro solita fisionomia.
MARTEDI’
12 FEBBRAIO 2013
Se
ieri mattina era Muggia ad apparire imbiancata al primo sorgere del
sole oggi è tutto il Carso ad essere ricoperto da una coltre di neve
in certi punti anche spessa. Le notizie alla radio dicono che ne è
venuta giù tanta e non solo a Trieste ma in tutta la Regione e oltre
confine; dal Taiano al mare è tutta una candida distesa, resterà o
non resterà? Alle 16.40 mi avvio alla volta di Bagnoli e i cumuli a
bordo strada confermano quanto comunicato al mattino; per fortuna le
strade sono pulite. Ma al di là dell’asfalto tutto è rimasto come
prima, il sole non è riuscito a demolire del tutto la coltre e
allora ecco che la Val Rosandra si presenta con una livrea
tipicamente invernale ancor più confacente di quella del giorno
prima. Il sentiero di fondovalle ove non stropicciato dall’
andirivieni curioso della gente ha permesso alla neve di compattarsi
quindi non disdegno l’utilizzo dei ramponcini per una progressione
più veloce e sicura. Questa andatura mi consente di cercare con lo
sguardo sotto le solite pareti degli Altari a quest’ora e
quest’oggi illuminate dal sole in discesa, i puntini in movimento
delle caprette, sono curioso di vederle giocare sulla neve, ma non
riesco ad individuarle nonostante per un attimo mi sembra di udire un
belato, sarà stato portato da qualche folata occasionale. Eh sì,
rispetto a ieri ha nevicato parecchio di più, è veramente tutto
bianco, anche gli alberi in fondo in fondo mantengono la loro
copertura nivale accrescendo il fascino di questa estemporaneità. A
proposito di alberi, c’è n’è uno che non ha resistito agli
ultimi eventi atmosferici che si sono susseguiti, pioggia, vento,
neve, ed è stramazzato sopra ad un cespuglio di rovi, sta sbarrando
l’uscita dal ponticello per chi proviene dal fondovalle o viceversa
per chi deve intraprendere la discesa. Bottazzo ancor più soffocata,
quasi scompare alla vista mimetizzandosi nel candore generale, laggiù
tutto tace, il disturbo è soltanto foresto perché invadente e
talvolta maleducato, fortunatamente è solo di passaggio come questa
nevicata. Da parte mia volevo fosse una semplice passeggiata, ma al
rientro mi appaga di più una corsetta, forte dei jazzini
ai piedi che non mi fanno temere alcuna scivolata inopportuna. Posso
andare via presto oggi, verso il finale di questo Carnevale
alternativo, praticamente senza accorgermi che è venuto, c’è
stato e se ne è andato: sto invecchiando accidenti!
MERCOLEDI’
13 FEBBRAIO 2013
La
nevicata di ieri a tappato veramente tutti i buchi lasciando poco
spazio ad altro colore all’infuori del bianco. Anche la Ciclabile
ha ancora il suo bel tappeto morbido e striato dall’unico passaggio
che tutti, podisti e ciclisti, hanno utilizzato per percorrerla,
fanno eccezione i cani che liberati delle catene domestiche possono
scorazzare nel morbido alla ricerca di selvatici afrori nascosti. I
ghiaccioli penduli nelle gallerie hanno perso la loro tenacia e si
sono schiantati al suolo, ne è seguito il solito gocciolio. Dal
fondo valle dove si incuneano refoli strafottenti di bora, ne viene
fuori un frastuono amplificato simile a un mostruoso lamento, che
sensazione d’inarrestabile forza! Bottazzo è ancora richiuso su
stesso, a proteggersi da questo schiaffo d’inverno:
passerà,passerà…
Non
c’è molto da emozionarsi in questa frettolosa serata che sembra
voler mandare tutti a casa presto magari al tepore di un caminetto
acceso. La neve compattata dall’andirivieni del triestino curioso
sembra intenzionata a gelare ed per questo che, nonostante la
piattezza o quasi della Ciclabile, utilizziamo lo stesso i jazzini,
si cammina decisamente meglio e soprattutto veloci; un alberello ha
fatto kaputt anche in Ciclabile, meglio allontanarsi dagli alberi
caduchi, un refolo più possente degli altri potrebbe dar loro il
colpo di grazia, non si sa mai. Nemmeno le luci incombenti della
città ci aiutano nel cammino ma tanto siamo arrivati all’automobile,
le giornate si sono veramente allungate eccome.
GIOVEDI’
14 FEBBRAIO 2013
Voglio
essere banale: oggi è San Valentino, auguri a tutti gli innamorati.
Grazie, a nome di tutti i centogiornisti,
grazie. Siamo o non siamo innamorati della Valle ? Altrimenti chi o
cosa ce lo farebbe fare di venire ogni giorno o più o meno ogni
giorno da queste parti se non l’amore per la Val Rosandra? L’amore
per la Natura? L’amore per noi stessi? E’ più facile che quando
si sta bene in un posto si stia bene anche con se stessi che
viceversa. Infatti non è detto che se si sta bene con se stessi
anche il posto dove ci si trova contribuisca al nostro benessere in
quanto si tratta più di una condizione mentale che fisica. Sono in
completa tranquillità per cercare anche concentrazione, mi servirà
dopodomani, ma di questo ne parleremo. In stile passeggiata me ne
vado appunto per i fatti miei in cerca di niente verso Bottazzo
finalmente liberata dalle strette invernali. La bora ha asciugato
quasi tutti i residui di neve lungo i sentieri meno in ombra e quella
che è rimasta è diventata ploch.
Raccolgo una pipa, sì proprio una pipa che qualche fumatore
distratto ha perso lungo il sentiero in un momento in cui anche per
lui contava di più l’aria frizzante della Valle al crepuscolo,
gliel’ho lasciata presso la “
scrivania “.
Nonostante la bora, percepisco dei richiami femminili provenire dal
versante est del M.Carso, ma non riesco a capire a chi sono rivolti.
Mentre sto ascrivendomi nel foglio di giornata che lascio a
disposizione di un sudato arrivo e me ne vado in compagnia di una
competente partenza, il mistero o quasi è svelato, un cane ha
abbandonato i suoi “
genitori “
e sta vagando per la Valle attratto da chissà quali odori, e in quei
richiami a lui diretti c’è già tutta la preoccupazione che si fa
via via sconforto, della sua padrona. Chiacchierando strada facendo
con persone appena incontrate si viene a saper di realtà o
problematiche talvolta comuni la cui mal sopportazione è tutta da
condividere ovvero se il peso da portare è maggiore, da compatire.
Veramente, il tempo che stiamo vivendo ci è socialmente nemico, la
natura che amiamo è soltanto una breve fuga dal pensiero opprimente.
E intanto Cody, così si chiama il ricercato è stato visto scendere
verso valle assieme ad un cane con proprietario. In effetti li avevo
incrociati tutti e tre mentre salivo ma non potevo certo sapere che
il cucciolo era in fuga dai padroni che adesso quasi disperati non
sapevano da che parte cercarlo; addirittura la loro automobile
davanti al Premuda era stata fatta segno di fangose zampate di un
animale forse più disperato della sua padrona. Mi faceva una certa
pena vederla chiamare ad alta voce la bestiola, mi faceva una certa
pena al solo pensiero che potesse succedere anche a me di dover
cercare la piccola Perla, a proposito, auguri anche a te adorabile
cagnetta, oggi è San Valentino, la Festa degli Innamorati.
VENERDI’
15 FEBBRAIO 2013
Stamattina
velocissimamente a Bottazzo e soltanto per lasciare il segno e per
constatare la riapertura della Locanda dopo giorni di chiusura
forzata a causa dell’ultima copiosa nevicata. Toccata e fuga perché
nel pomeriggio me ne vado in Dolomiti. La giornata è di quelle belle
con un bel sole e la carezza della bora a giocare con la tua salita a
fondo valle con cagnetta e padrona al seguito. In alto, per il
piacere della vista, da una parte e dall’altra, ma di più alle
pendici del M.Carso, insiste ancora un po’ di neve, ma sarà
questione di giorni, forse. Il cielo terso regala uno sfondo ideale
per il bianco della neve e delle rocce illuminate appunto da un sole
tepido che ancora non scalda quell’abbastanza da potersi
alleggerire di qualche vestito. Anche oggi si parte da un chiuso
Rifugio Premuda, voglio fare le cose con calma perché domani
parteciperò alla Ciaspalonga delle Marmarole, ecco perché nel
pomeriggio …vado in Dolomiti, e non
vorrei incorrere in qualche stupido contrattempo dell’ultima ora,
magari qualche scivolata su qualche chiazza gelata lungo il sentiero.
Insomma mattinata tranquilla a goderci la purezza del “
nostro “
vento.
SABATO
16 FEBBRAIO 2013
Ore
06.00 Auronzo di Cadore
Ore
14,32 Pieve di Cadore
In
mezzo 40 km di pura neve di montagna e 2600 m di dsl + ovvero la
Ciaspalonga delle Marmarole o per enfatizzare il tutto con la
definizione che ne danno gli organizzatori: THE LONGEST SNOWSHOES RUN
IN THE WORLD. ( e scusatemi se è poco )
Ore
21.30 Bottazzo ovvero il 67°
giorno dei 100 giorni a Bottazzo ( e scusatemi se e poco ).
Andando
sul concreto, eccomi qua fedele e immancabile all’appuntamento
giornaliero, incarnando appieno lo spirito di questa kermesse
nostrana che ci vede protagonisti di questa bellissima storia che
incredibilmente ha iniziato a prepararsi il finale. Cosa volete che
siano state 8 ore e 32 minuti di sofferenza con le ciaspole sapendo
che alla sera avrei potuto bearmi del più piccolo bel panorama del
mondo? Piccolo perché la piccola Val Rosandra è soltanto una
virgola al cospetto della vastità dolomitica con le sue cime, le sue
vallate, i suoi scenari, la natura che si fa spettacolo. Ma nel suo
piccolo, la Valle mi regala sempre l’emozione giusta per
rasserenare un animo singhiozzante come il mio.
Il
termometro segna – 6°
C ma la suggestione del buio delle 6.00, rotto dal centinaio di zipke
a illuminare la partenza sull’Ansiei, su ad Auronzo, è una cosa
davvero particolarissima, non sono emozionato né preoccupato,
piuttosto concentrato che è forse la cosa migliore in questo
momento. Alle 7.00 salendo la Val de Porse devo inevitabilmente
fermarmi e voltarmi, il sole sta facendo la prima fotografia di una
splendida giornata alle montagne più belle del mondo e precisamente:
Cristallo, Popena, Cadini, Tre Cime, Paterno, Croda dei Toni, e poi a
testa bassa di nuovo e salire. Ma poco più su appaiono, anche esse
illuminate e quasi toccabili, le Marmarole, che spettacolo con il
sole che riscalda e gli scorci che aprono il cuore. Eccomi al Pian de
Buoi che ricordavo in veste agostana e adesso mi appare quasi
irriconoscibile per via del suo splendido, spesso e candido manto. La
tanta neve ci porta ora verso il basso, in Val d’Oten per poi
risalire alla periferia di Calalzo e al paese di Pozzale, il panorama
si apre sulla Valle del Piave e il Lago di Centro Cadore sottostanti,
si continua a salire.
Ed
ecco l’Antelao, che forza, che spettacolo, che boschi, che disegni
regala la natura innevata. E’ una gara e come tale l’affronto;
sto lottando con e contro me stesso perché sto soffrendo ma voglio
finire, voglio onorare l’impegno che ho preso con la mia coscienza.
Giriamo al Rifugio Antelao, ancora salita e poi in picchiata a Pieve
di Cadore. E’ stata più dura del previsto ma sono arrivato al
traguardo, c’erano ad attendermi applausi e complimenti validi
anche per tutti gli altri concorrenti, dal primo all’ultimo, com’è
giusto che sia.
Sto
risalendo ora la Val Rosandra con dolci refoli di bora che tentano
invano di spazzare dalla mia mente il ricordo di giornata. Le stelle
in cielo cercano anch’esse di distogliere i miei pensieri
offrendomi spunti di poesia. Stasera sarà dura abbracciare la Valle
con il solito affetto: scusami, sono freddo, distante, ma ancora non
del tutto insensibile e percepisco i segnali che mi stai mandando,
grazie oh Valle che mi sei vicina nonostante oggi ti abbia tradita
tante e tante volte, so che capirai il senso di questo mio temporaneo
tradimento. Ma sono qui lo stesso, anche se faccio fatica a camminare
diritto, arriverò in fondo anche adesso, anche in questo caso voglio
onorare l’impegno che ho preso con la mia coscienza ancor prima che
mi dicesse cosa volevo fare per sentirmi a posto con lei. Oggi è
stato un sabato eccezionale della mia vita dove ho superato un
dislivello notevole che non è certo e non vale quello di una salita
in montagna; quando il fisico sembra abbandonarti entra in gioco la
tua volontà, la forza che hai o non sapevi di avere dentro è qui
per sorreggerti, ad essa ti aggrappi per superare qualsiasi ostacolo,
qualsiasi dislivello. Alla fine, che sia un giorno qualsiasi o 100
giorni a Bottazzo si impara sempre qualcosa di nuovo che in fondo è
la linfa che serve all’uomo per crescere, anche a 56 anni.
DOMENICA
17 FEBBRAIO 2013
Cosa
dovrei fare oggi dopo la sfacchinata di ieri? Starmene tranquillo a
casa a leccarmi le ferite? Non sia mai detto, oggi è domenica, c’è
il sole, soffia la bora, ho bisogno di sciogliere i muscoli
indolenziti e allora cosa c’è di meglio che una salutare e tonica
sgambata in Val Rosandra? Dopo pranzato si può andare, è
irrinunciabile. Doveva essere una cosetta tranquilla in realtà ne
viene fuori una bella escursione invernale favorita anche dalla
temperatura ideale e dalle condizioni atmosferiche che prediligo,
sole e bora. Da Jama si parte per la LV ma subito dopo si vuole
sbagliare strada e ci si ritrova a salire quasi direttamente per
tracce di sentiero fino ad arrivare sul sentiero 1 a monte della
Vedetta di Crogole. Ma era tutto così piacevole che non ci è pesato
affatto non prendere il solito sentiero. Una volta in alto il sole ci
regala la luminosità giusta per apprezzare tutto il panorama
cittadino e marino che si apre ed estende sotto di noi; è
inevitabile soffermarsi sul Belvedere della Merenda anche se la bora
si fa sentire e verrebbe voglia di ripararsi piuttosto che rimanere
lì in balia di refoli dispettosi. Allora, tanto per essere coerenti
con lo spirito di giornata che ci vuole più ricercatori che
conservatori ci spostiamo sulla Sella della Bora per essere anche
contradditori. Il sentiero 38/a che scende alla Sorgente Bukovec ha
trattenuto la neve che aveva ricoperto questo versante lasciandola
attaccata alle rocce soprattutto nelle zone d’ombra. Si arriva sul
sentiero 38 proprio dove lo zampillo regala vita alla sua esistenza e
forse anche a quella degli animali di passaggio o stanziali. Una
volta apprezzato lo scorcio diretto sul Crinale, si può scendere sul
sentiero 1 per proseguire quasi nella normalità alla volta di
Bottazzo. Trovo sempre piacevole e divertente soffermarmi ad
osservare la vita carsica delle capre e soprattutto dei cuccioli che
imparano i primi rudimenti della vita selvaggia; sono posizionate
sempre in zona Altari ma si spostano di continuo a seconda del
momento della giornata che le vede ora brucare, ora dormire, ora
giocare, ora non far assolutamente niente o forse, come capita spesso
a noi umani, annoiarsi. Domenica pomeriggio via vai di…domenicali,
non i soliti incontri che con lo sguardo cercano di leggerti negli
occhi a che numero sei arrivato o chi sei di una di quelle firme nel
Librone. Gli sguardi di oggi, ove ci siano, si interrogano sul: “
da dove vieni che risali a quest’ora mentre noi invece stiamo
scendendo farai tardi peggio per te”.
Ma non possono sapere questi domenicali che per noi quotidiani
frequentatori di valle questa è un’ora presta per andarsi a fare
una Radler
a Bottazzo. Non mancano le foto da destinare alla Raccolta, quella
che mi servirà per ricordare anche visivamente i 100 giorni. Il
Librone è in Locanda, un motivo in più per sedersi e centellinare
un barattolo di gialle bollicine in compagnia di affetti realmente
familiari frutto della relazione che intercorre fra noi e parte degli
avventori. Poi si scende assieme agli avventori, uno di questi è
nostro figlio che seppur giovane conosce forse la Valle meglio di noi
e così approfitto per farmi ricordare da lui le varie zone e pareti
d’arrampicata che non accarezzo più da 20 anni e oltre. Bei
ricordi quelli di allora, non foss’altro che ero più giovane. Via
la nostalgia e godiamoci il tramonto che regala ancora qualche
bagliore sui Falchi e sulla Bianca prima che il grigio uniformi tutto
quanto. Dopo questo pomeriggio di visita solare domani torneremo alle
visite serali e intanto la luna sta prendendo forma, domenica
prossima sarà di nuovo bella tonda per una di quelle camminate a
fari spenti nella notte.
LUNEDI’
18 FEBBRAIO 2013
Talvolta
lo fai perché ti piace talvolta perché sei costretto; stasera è
una di quelle volte in cui non possiamo fare diversamente e allora
eccoci qua tutti e tre, Perla, mia moglie ed io in ora tardo serale
di un lunedì qualsiasi ( il primo giorno della settimana è un po’
una giornata insulsa rispetto alle altre, si ha poca voglia di
ricominciare dopo il weekend e quando lo si fa si parte davvero piano
) affrontare le ormai note balze che in mezz’oretta di passo
tranquillo ci porteranno a Bottazzo. Quando siamo, per così dire, di
fretta scegliamo sempre l’itinerario più breve e il cui punto di
partenza è più prossimo anche al rientro quindi l’automobile
resterà nel piazzale antistante il Rifugio Premuda che da parecchi
giorni troviamo chiuso. Anche stasera la bora cercherà di
respingerci inconsapevole del fatto che la adoriamo perché le sue
folate sono rigeneranti, purificatrici, catartiche, infatti l’aria
ci sembra così effervescente da darci maggior stimolo a camminare
piuttosto che a trascinarci. Le stelle lassù sono l’ormai
consolidato piacere della vista serale verso la grandiosità
dell’universo. Già la luna rischiara il tutto, il calcare comincia
ad accendersi e fra sette giorni sarà illuminato dall’immensità
dell’astro-zipka. Chissà se nel frattempo occhi grandi stanno
seguendo il nostro inceder veloce o se siamo ignorati anche dal più
piccolo degli esseri che vivono nella Valle? Talvolta i nostri fari
colgono di sfuggita sguardi in fuga che altre volte si soffermano a
considerarci, timorosi? o solamente infastiditi da quel chiarore
inopportuno. Stasera no, soltanto la nostra fantasia ci fa immaginare
chissà che pedinamento. Sarà l’ora che volge al tardi, sarà la
stanchezza…d’inizio settimana ma se
non fosse per il ciarliero cammino della mia signora probabilmente
stasera quasi quasi mi annoierei. Forse la mia è soltanto una
sensazione che svanisce, trasportata dall’ennesima folata, nel buio
della solitaria serata. E siamo di nuovo al Premuda, le anime vive
stavolta sono rimaste al caldo casalingo, solo gli spiriti raminghi
come i nostri trovano il tempo per lasciarsi trasportare dalle
suggestioni: servirà a qualcosa?
MARTEDI’
19 FEBBRAIO 2013
Oggi
sono solo per il numero tondo, sono già 70 i giorni consecutivi
della mia presenza in Valle, è come un continuo abbraccio a qualcosa
da cui non ci si vuole più staccare. Oggi sono solo, allora il mio
approccio sarà ovviamente più sportivo, di corsa ma piano, l’acido
lattico sta ancora dilagando nei miei muscoli e devo fare attenzione
a non lasciarmi trasportare dall’ebbrezza di una discesa che non
conosco o che avevo dimenticato. Di che sentiero si tratta? Vi
passano le capre o vi transitano i clandestini ? Serve agli
alpinisti per raggiungere la base delle pareti o in stagione ai
raccoglitori di asparagi ? O serve soltanto a chi lo vuole utilizzare
per non fare i soliti tragitti? Mi ritrovo sul torrente a scendere
lungo la riva destra fino al Ponte degli Alpini e poi su lungo la
sinistra per l’itinerario più comune e frequentato ma che oggi mi
vede quanto meno trotterellare senza distogliere la concentrazione
dal susseguirsi delle rocce. A quest’ora non ci sono stelle da
guardare e se anche ci fossero non si vedrebbero, la giornata
soleggiata se n’è andata da un pezzo soppressa da scura
nuvolaglia, prodromi di un maltempo annunciato e in arrivo. Oggi non
vado di fretta oggi vado veloce, è diverso. Fortunatamente la
Locanda è chiusa così non ho motivo per cincischiarmi attorno ad
una radler
o a una spuma bionda
da bere; il sentiero che porta in Ciclabile, quello sì, oggi me lo
bevo. Arrivo su in apnea e rimango piegato per alcuni secondi a
riprendermi dallo sforzo; ma non è meglio quando sono in compagnia e
risalgo tranquillamente facendo decompressione? Talvolta un po’ di
sugo rende qualsiasi mangiare più gustoso. Forse non era acido
lattico ma solo bisogno di sciogliere un po’ i muscoli. Le
sensazioni positive e negative provate sabato scorso alla Ciaspalonga
mi passano frequentemente davanti e per me è ancora un continuo via
vai mentale che ora m’incoraggia e ora mi fa riflettere, a momenti
mi fa dubitare e a momenti mi da’ certezze, mai scoramento, non
servirebbe a nulla. Il fatto di essere qui anche oggi è di per se
stesso un fatto positivo, non ho motivo di lamentarmi di eventuali
magagne, sto bene perché mi sento bene, la mia mente sta bene e
trasmette benessere al mio fisico. E allora corri sulla Ciclabile
come non mai. Ma sei in discesa. E chi se ne frega, le gambe girano
vorticosamente, i battiti salgono ma la respirazione è regolare e io
sto bene. Sì che sono felice.
MERCOLEDI’
20 FEBBRAIO 2013
E se
corressi anche oggi? Dovrò farlo perché altri impegni serali mi
impongono soltanto una capatina veloce a Bottazzo e poi rientro. C’è
anche Perla, alla sua 50^ firma quest’oggi, ben lieta di uscire con
me per il …solito giro naturalistico
piuttosto che cittadino, almeno lo spero. Dal Premuda una bella
risalita veloce sino in Ciclabile su terreno asciutto, una rarità di
questi tempi e poi sempre velocemente senza tanto pensare al panorama
stavolta, peraltro grigio a causa di incipiente nuvolaglia. Mi volto
e Perla è attardata, la richiamo e in attesa del ricongiungimento
faccio del retrorunning,
piano ma su questo terreno è possibile e divertente. All’uscita
della galleria vedo il Casello in lontananza e una grossa capra che
probabilmente avrà sentito lo scalpiccio e si defila. Si è nascosta
dietro al Casello stesso, non la voglio di certo disturbare anche
perché con lei ci sono due cuccioli di capra, uno bianco e uno nero,
quelli che solitamente vedevo giocare abbarbicati sotto gli Altari.
Scendiamo per l’1, io mi diverto un mondo a saltellare da un sasso
all’altro ma Perla…rimane indietro,
l’aspetto. Come il più delle volte trovo Bottazzo immersa nel solo
chiacchiericcio del torrente con la natura che lo circonda. Il tempo
di rifiatare e siamo sulla via del ritorno. Anche qui le mie gambe
girano a mille ma, ahimè, non le zampe di Perla. La aspetto perché
ormai è chiaro che fa fatica a starmi vicino, capisco che non è più
la Perla di una volta che non aveva problemi a seguirmi dappertutto.
I suoi passetti, la lingua di traverso, uno sguardo supplichevole,
quanta tenerezza, mi sento un po’ in colpa e allora rallento il
passo e cerco di rimanere con lei il più possibile. Chissà cosa
starà pensando del suo padrone? Che sono impazzito o non ho più
amore per lei? O soltanto che non ho capito che anche per lei gli
anni passano. Ben presto arriviamo all’automobile, il supplizio è
finito, oggi. Domani si cammina di nuovo, domani starò al tuo passo
cara Perla, per oggi, scusami ma è stato più forte di me.
GIOVEDI’
21 FEBBRAIO 2013
E per
stare al tuo passo o tu al mio, oggi mi sono portato anche la moglie
per una giornata finalmente invernale: nevischio, bora, temperatura
intorno allo zero, rischio gelate, tutto come da previsioni. Meglio
non correre rischi anche perché dobbiamo andare alla Stazione che
oggi arriva Ilaria. Mi soffermo volentieri sulla presenza caprina in
Valle perché ormai si stanno quasi abituando al nostro andirivieni
ed è l’unica visione animale praticamente costante. Sono in
galleria, nere in controluce e, mano a mano che avanziamo, si portano
verso l’uscita per spostarsi sul dirupo subito fuori. Ma rimangono
tranquillamente a brucare oltre la ringhiera senza darsi troppo peso
della nostra presenza, mai così vicine nonostante i cuccioli che
sentiamo ma non vediamo. E poi ecco che all’abbaiare di Perla
diretto a 2 bikers in discesa ha inizio la fuga. E’ soltanto un
piccolo quadretto divertente che rompe in qualche modo la tensione
della giornata votata al gelo. Come sempre la bora che si infila fra
il M.Carso e il M.Stena fà un casino del diavolo, sembra un fiume in
piena ma è soltanto vento che qua in Ciclabile non ha una
connotazione ben precisa perché sembra arrotolarsi su se stesso e
spirare da tutte le parti. Sicuramente si perde in piacere
escursionistico ma la comodità della strada talvolta viene utile e
ben presto siamo giù a Bottazzo; scegliamo la strada in discesa per
dopo risalire per l’1 e non fare lo stesso itinerario sia in
discesa che in salita. Non c’è motivo di soffermarsi agli 0°
del fondovalle anche se siamo ben protetti e allora dopo la firma si
risale…in superficie. Sorpresa delle
sorprese, veniamo raggiunti ben presto da Cody, il cane che giorni fa
si era allontanato dai suoi padroni costretti poi ad affannose
ricerche. Allora, essendomene andato, non sapevo come fosse finita,
oggi rivedendolo tranquillo e beato coi suoi capi mi fa veramente
piacere che tutto si sia risolto per il meglio. Pur essendo cucciolo,
l’istinto animale lo aveva praticamente riportato a percorrere a
ritroso il tragitto dell’andata e aggirarsi nei pressi
dell’automobile, in parcheggio al Premuda, in attesa dei padroni:
bravo Cody, ma un’altra volta lascia perdere le bestie selvatiche e
resta nei ranghi di cane fedele. La Ciclabile è sgombra, le capre,
per questa volta, si saranno adattate a qualche altro riparo. Neve
sottile continua a venir sballottata dal vento ma nonostante il
turbinio qualcosa fa presa per terra, forse domani sarà tutto di
nuovo imbiancato.
VENERDI’
22 FEBBRAIO 2013
Ed è
proprio così, stamattina i tetti sono di nuovo bianchi, il Carso è
di nuovo bianco, la Val Rosandra è di nuovo bianca, ma il vento
malefico e senza tregua ha un po’ mescolato le carte e il paesaggio
invernale non è ancora quello da cartolina. Pero l’idea di salire
da Jama al M. Carso è sempre una buona idea, intanto perché si fa
gran parte di salita al riparo da refoli freddi e fastidiosi e poi
perché è sempre piacevole calpestare il manto di neve con lo
sguardo rivolto al mare, un contrasto questo che suscita emozione.
Nessuno ha “
sporcato “
il M.Carso quest’oggi, ma veramente di questi tempi è poco
considerato, peccato o meglio così, almeno per me, anzi per noi,
Ilaria e Perla l’indomabile che mi accompagnano. Anche oggi
nevischio e refoli gelati ma fra qualche nuvola anche un po’ di
sole e poi sopra lo Stena qualche pennellata di azzurro. Al crocevia
della Sella di M. Carso decido per la sempre piacevole discesa del
Sentiero 46, intonso come non mai. Il ghiaione però ha trattenuto un
po’ meno neve, la bora gliela soffiata via, nel vero senso della
parola. Il versante che guarda sulla valle della Griža è forse il
più selvaggio ed è per questo che ne ricevo suggestioni particolari
da desiderare spesso la sua traversata mentre scendo a Bottazzo.
Baracca aperta, c’è fila per la firma, ma non servirà l’elimina
code, aspettiamo il nostro turno da bravi centogiornisti; il Librone
volge alla fine, ancora qualche giornata e poi bisognerà
sostituirlo, incredibile il successo di questa manifestazione
…popolare. Anche oggi 0°,
infatti gli spruzzi della cascata incominciano ad attaccarsi alle
pareti e le rive del torrente sono striate di bianco rappreso,
ghiaccioli anche più in basso su piante affacciate sull’acqua per
un improbabile bagno: è proprio inverno. Se la temperatura scenderà,
questa neve diventerà cristallo e poi ? Per quanto tempo? Fra 27
giorni sarà primavera, ne avremo prima un assaggio così da godere
anche di qualche bella giornata in queste nostre salite o dovremo
sempre sopportare le intemperie di stagione? Accontentiamoci ovvero
stiamo contenti così, siamo o non siamo in mezzo a una splendida
natura che ci dà la possibilità di riempirci l’animo di
sensazioni positive e disintossicarci dalla quotidianità? Pensatela
come volete per me è così.
SABATO
23 FEBBRAIO 2013
Sembra
quasi strano, a me uomo della notte, venire a Bottazzo con il chiaro
per il 5°
giorno consecutivo e mi sa che anche domani sarà così in attesa
della prevista lucciolata di lunedì giorno in cui ci sarà la luna
piena, visibile soltanto in caso di bel tempo. Pensavo si fosse
attaccata più neve per come erano le previsioni invece all’aumento,
anche se sensibile, della temperatura è corrisposto un’inevitabile,
anche in questo caso sensibile, scioglimento dello strato nevoso. Ciò
non toglie che la Valle all’ennesima giornata grigia ( stamattina
c’era il sole ) risponda con il consueto fascino delle giornate
invernali, almeno per chi le sa apprezzare: vento poco, temperatura
moderatamente fredda, neve al suolo più o meno diffusa, un po’ di
ploch
lungo i sentieri dove la neve o il ghiaccio si sono sciolti, in
chiusura di giornata cade pioggia mista a neve, cielo plumbeo, animi
un po’ spenti, capre al solito posto e pei fatti loro, cascata coi
baffi. Sì proprio così, da alcuni giorni gli spruzzi intorno al
salto acqueo si cristallizzano, grazie anche al calo della
temperatura, sulle rocce antistanti: chissà se più avanti
assisteremo allo spettacolo dello scorso anno con la cascata
completamente gelata e scalabile? I drytoolers
locali saranno in trepida attesa. Oggi, dal momento che la compagnia
è in maggioranza femminile, mi sono dichiarato completamente turista
piuttosto che escursionista e per di più, dedito alla fotografia.
Infatti sono particolarmente attratto dalle conformazioni gelate che
si vengono a creare in concomitanza dei salti d’acqua, anche quelli
piccoli che vanno a superare dei semplici sassi e sollevano spruzzi
poi fermati dal gelo nelle loro parabole. Chiaramente la luce non è
delle migliori e tanto meno la più adatta ma il solo filtrare
l’immagine attraverso l’oculare mi permette di cogliere
l’essenzialità di questo aspetto compositivo, dato dalle forme
così espressivamente naturali, che provo una sorta di eccitazione
che si avvicina molto all’emozione. La natura, sotto qualsiasi
forma, ha veramente il potere di toccare qualsiasi animo sensibile.
Finalmente la Locanda è aperta e la sosta, al tepore della stufa
accesa, è la logica conseguenza e risposta alla odierna mestizia
pomeridiana. Il Librone è lì, anche lui, per il momento, lontano
dall’umidità della cassetta metallica; continuano le vidimazioni,
oggi c’è molta frequenza lungo tutta la valle e quindi anche a
Bottazzo. Turista io, con chiacchiere di giornata e di compagnia,
oggi è così anche se mi concedo una deviazione fotografica
dall’alto della cascata, dove il Rosandra prende lo slancio per il
suo salto perfetto; fa una certa impressione lo sporgersi e vedere
sotto di me l’acqua che si cheta e si allontana fra le pareti
contorte del nostro piccolo canyon. La Valle è anche questo.
DOMENICA
24 FEBBRAIO 2013
Dopo
la bufera di neve di ieri sera ( almeno mi hanno detto che c’è
stata ) e la pioggia di oggi non potevamo trovare altro che il famoso
ploch
triestino lungo tutta la ciclabile e il sentiero 1 di discesa; a
questo punto immagino anche su tutti gli altri sentieri più o meno
pestati dai comunque numerosi passaggi odierni. Sono solo con Perla
per la solita capatina, veloce ma non di corsa, sono ancora con la
pancia piena del pranzo familiare, domenicale ed extra, una
festicciola in famiglia un po’ in ritardo ma sempre un momento
d’incontro. Sembra che la pioggia si sia presa una tregua e
all’orizzonte, sul mare una striscia rossastra mi ricorda che il
sole è ormai al tramonto e che forse domani potrebbe essere una
giornata non così cupa come questa di oggi. La neve ha riempito gli
spazi vuoti di ieri e tutta la Valle si presenta ammantata di un
bianco che le da’ ulteriore luminosità, e domani ci sarà il
plenilunio che renderà il tutto ancor più sfavillante; speriamo che
questa volta la lucciolata con i ragazzi del Ricreatorio di Muggia
abbia maggior fortuna della volta scorsa che alla partenza ha visto
presentarsi soltanto un sognatore. Con il ploch
la tenuta è talmente scarsa che gli scarponi derapano anche sul
dritto, senz’altro più divertente la discesa per il sentiero
flyschoide zuppo all’inverosimile.
Espletata la formalità, a proposito siamo a ¾
di cammino, della 75^ firma, 54 invece per Perla non ci resta che
ritornare sui nostri passi. Non credo di aver mai percorso la strada
camminando così velocemente e spingendo fuori modo sui bastoncini,
attrezzi dei quali ormai non faccio più a meno pur non essendo un
nordicwalker.
La nuvolosità porta a una precoce oscurità ma con luce ancora
sufficiente per non dover accendere alcuna pila e nelle gallerie il
divertimento consiste nel tenere una linea centrale e il più
possibile retta puntando direttamente all’uscita, non è per niente
difficile. Decisamente sta schiarendo, le case sottostanti e quelle
più lontano sono ben visibili, forse domani rasserenerà prima delle
21.00, al momento è questo l’orario delle previsioni meteo.
LUNEDI’
25 FEBBRAIO 2013
- “
Ed ecco alla vostra sinistra la luna piena, finalmente! “-
Sono le 19.10, a metà discesa per il sentiero 1 dalla Ciclabile
avviso tutti gli altri che fra gli alberi si può vedere l’astro in
tutto il suo splendore farsi spazio nel firmamento già stellato da
un po’. Siamo qui per lei, stavolta siamo in 13 ( che porti
veramente fortuna? ) a questa lucciolata organizzata per i ragazzi
del Ricreatorio di Muggia. La volta scorsa, il 29 gennaio, partecipò
un solo ragazzo, oggi ce ne sono 7, un miglioramento c’è stato, ma
chissà se sapranno capire il senso di questa escursione serale al
chiaro di luna ? L’itinerario è volutamente semplice per non
caricare ragazzi già poco avvezzi a camminare, immaginarsi in
condizioni particolari. La neve di ieri si è ben che sciolta, nei
punti meno esposti allo splendido sole odierno è rimasta formando
una scricchiolante crosta, perché adesso la temperatura si è
abbassata di molto. A Bottazzo i gradi sono 0, ma su di noi non si
sentono minimamente forse perché non c’è un alito di vento. Il
sentiero 15 dal Premuda alla Ciclabile è una salita scalda gambe che
serve anche ad abituare i nostri occhi all’oscurità incombente.
C’è anche Maru con noi, una meticcia di 3 anni piuttosto vivace
che a un certo punto si tuffa fra i cespugli all’inseguimento di
una lepre, figurarsi! Le pile frontali sono tutte puntate
sull’inseguita e sull’inseguitrice che però se ne ritorna quasi
subito sui propri passi. Scenetta divertente che mette tutti di buon
umore in attesa della fatidica apparizione. Nelle gallerie qualcuno
vuole riprendere il gioco della volta scorsa, quello di spegnere le
lampade e procedere nel buio pesto contando soltanto sul chiarore
dell’uscita e sul proprio senso di equilibrio. Giochetto divertente
che conferma il buon umore. E siamo al momento della luna piena che
passata un’ attimo per Draga si sofferma adesso sopra Castel
Fünfenberg e ci accompagnerà per il resto della camminata. A
Bottazzo spiego a tutti il significato dei 100 giorni e qualcuno, un
po’ per scherzo un po’ sul serio, comincia la tiritera della
firma e di tutti gli altri dati, hanno ancora la possibilità di
entrare in classifica, specialmente i giovani, se solo ne avessero
voglia. Forse si aspettavano qualcos’altro da questa insolita
escursione, infatti non dimostrano certo l’entusiasmo che potrebbe
derivare dal piacere di trovarsi in un ambiente dai connotati
selvaggi a due passi dalla frenesia cittadina, a quest’ora, alla
luce di una pila e qualora la volessero tenere spenta, della luna
piena. Forse anch’io alla loro età, se me ne fosse stata data
l’occasione, avrei risposto in maniera così tiepida, ma non lo
saprò mai. Quello che so e che se fossi stato da solo avrei tenuto
la zipka nello zaino e mi sarei lasciato guidare dalla sensibilità
che ci vuole in queste occasioni, sarà per la prossima volta. Per
questa, ci ho messo la volontà di trasmettere certe mie sensazioni
nella speranza di venir capito e seguito almeno da qualcuno dei
partecipanti, ma mi devo accontentare del fatto che qualcuno è
semplicemente venuto, indipendentemente da quello che possa aver
provato e di cosa gli sia rimasto dentro. La discesa al Premuda
sembra essere una mera formalità dove tutti si disinteressano dello
splendido tondo luminescente alle nostre spalle e preferiscono
trovare interesse nelle quotidiane chiacchiere, tanto quelle non
mancano mai. Le ombre davanti a noi sono le nostre, ce le calpestiamo
a vicenda e velocemente per arrivare il più presto possibile in
fondo. Chissà se si sono accorti dello scorrere del torrente e
dell’urlo della cascata nel suo millenario precipitare?
MARTEDI
26 FEBBRAIO 2013
Avevo
proprio voglia di tornare alle cose più impegnative allora per
questa giornata ho scelto un percorso da trail, anzi winter trail per
le condizioni del terreno che vi ho trovato, ma un po’ me
l’aspettavo. Base Camp a Sočerb
e via alla volta di Beka accarezzato da lievi folate di bora e lungo
la carrareccia ancora parzialmente innevata, altrimenti pozzanghere e
fango, tutto sommato divertente della serie “
I Remember Lanarogranfondo “.
Si scende a Bottazzo per il Sentiero dell’Amicizia, quello della
Griža che presenta nella parte alta ancora abbastanza neve, si
sprofonda quel tanto che basta per inzupparsi le scarpette da corsa.
La Locanda è aperta e un tè ai mirtilli è particolarmente gradito
e centellinato come si deve mentre tranquillamente seduto scrivo quel
che c’è da scrivere. Si riparte alla grande alla volta della
Ciclabile, sto migliorando in salita, adesso impiego 6/7 minuti per
riemergere dall’apnea del sentiero 1; quando sono impegnato mi va
di tenere qualche riscontro cronometrico. Un passo da recupero è
quel che ci vuole per portarsi alla discesa del sentiero 15 da
percorrere al piccolo trotto verso il Premuda, ci sarà tempo per
scarrucolare. Adesso che la stanchezza comincia a farsi sentire
riprendo il sentiero 1 che mi riporterà in alto ma pian pianino, mi
fanno male le gambe e forse di più ma, stranamente, i piedi, temo a
causa delle scarpe. Transitando davanti alla Grotta delle Iscrizioni
noto come il sole si accinga all’immersione, laggiù all’orizzonte.
Prendo il bianco/azzurro direzione cima del M.Carso mentre il cielo
comincia a tingersi dei caldi colori del tramonto. A questo punto è
inevitabile il fermarsi per immortalare, sono fra gli alberi che in
controluce riempiono la scena con le loro sagome nere. Affretto il
passo per arrivare al Ricovero ed è da qui che tutta la bellezza di
un tramonto sul mare mi regala sensazioni inconsuete. Cerco di
fermare in pose diverse il sole che repentinamente sembra
inabissarsi. E come il sole sparisce cala il buio e le luci della
città esaltate da questo contrasto si moltiplicano da sembrare un
firmamento stellato. Mi sto raffreddando un po’ troppo anche perché
quassù c’è sempre un po’ di vento allora mi dico che devo andar
via e riprendo la mia corsa. Ce la faccio ad arrivare al Base Camp di
Sočerb senza l’ausilio della
lampada frontale, dai che è più bello così, mi dà la sensazione
di dominare le tenebre. Bene, anche questa è fatta, non so se è
stato un vero e proprio allenamento o semplicemente un’escursione
veloce o una corsa rallentata, ma non potevo fare a meno, lì sul
M.Carso, di fronte al manifestarsi della natura attraverso lo
spettacolo del sole che se ne va e lascia il posto alla luna che
subito dopo apparirà dalla parte opposta, di soffermarmi e
sorseggiare con lo sguardo cotanto panorama. Ieri sera mi sono beato
la vista con la luna piena e le stelle intorno a lei, stasera il
sole, domani….
MERCOLEDI’
27 FEBBRAIO 2013
Per
me stasera la luna è dietro le nuvole come pure le stelle, per me
stasera soltanto refoli briosi piuttosto che impetuosi scherzano con
la mia veemenza da fretta. Fretta di andare e fretta di tornare e per
agevolare l’inceder veloce la zipka
si fa largo senza problemi nel buio più totale. Sono solo, almeno
così credo ma chissà quanti altri occhi si celano alla mia vista o
sfuggono il fascio luminoso per non essere riconosciuti? Percepisco
dei rumori, fra i cespugli, sugli alberi o è soltanto una sensazione
che si confonde con il rumore del torrente, stasera più intenso, e
con il beffeggìo del vento: sono confuso e allora accelero il passo.
Sia la Griža
che la Glinščica
sono ingrossate, il caldo di oggi ha sciolto ancora neve, il liquido
è fluito nei torrenti e la cascata ne è ben felice di saltare più
corposa che mai; è proprio un bel vedere, è proprio un bel sentire.
Stasera i rumori della natura dominano i miei pensieri e con questi
vado e torno semplicemente camminando, d’altro canto le gambe di
ieri sono ancora offese e necessitano aria pura, come questa di oggi.
Potrebbe essere tutto per oggi se non fosse per una presenza
clandestina sempre più vicina, zaino, guanti, berretto, sciarpa,
coperta, mutande, camicia tristemente abbandonati a margine del
sentiero, di chi erano fino a ieri quegli indumenti? Chi li
raccoglierà? O faranno la fine dello straccio sotto il sole e la
pioggia come per tutti gli altri resti sparpagliati per mezza Valle e
mezzo Carso?
GIOVEDI’
28 FEBBRAIO 2013
Ultima
giorno di febbraio, ultima firma di febbraio, ultimo tramonto di
febbraio, ultime foto di febbraio 2013. Vado via veloce dal Premuda
fino a Bottazzo che quasi non è la mia meta odierna, l’intento è
di raggiungere il Ricovero su sul Monte Carso per rifotografare il
tramonto con un’ altra macchina e con il cavalletto, ma non sarà
come il tramonto di ieri l’altro. Da Bottazzo m’inerpico per il
46 per fare prima ( ma siamo sicuri ? ), adesso completamente
sgombero da neve e asciugato dalla bora è un piacere risalirlo a
tutta birra. Sella del Monte Carso, forse la zona più umida di tutta
la Valle presenta ancora tratti fangosi da superare a lato per non
scivolare. Il sentiero 25 in salita; taglia i sassi del Castelliere
e qui mi fermo d’istinto o per riprendere fiato, sulla sinistra,
proprio sull’ammasso di pietre immobile se ne sta un capriolo
nell’atto del mimetizzarsi ma ho colto la sua immobilità, un altro
se ne sta nascosto lì vicino, ci guardiamo così per quasi un minuto
poi si allontana tranquillo, avrà capito che il suo trucco era
fallito ma che comunque non aveva niente da temere, però, quello
sguardo così fiero, anche le bestie hanno una loro dignità ed è
per questo che andrebbero rispettate e soprattutto non cacciate. Ed
eccomi finalmente al tramonto programmato ma non è come l’altro,
il cielo non è del tutto limpido e ci manca qualche nuvola di
contorno ma il disco rosso in repentina discesa regala l’emozione
del giorno che se ne va . Rimango nei pressi dei ruderi 45’, c’è
un po’ di vento ma mi sono abbigliato in maniera opportuna. Quando
da fotografare è rimasta soltanto la sera e tutte le luci della
città accendo la mia di luce per un tranquillo rientro scendendo
dapprima a Jama e poi al Premuda.
VENERDI’
01 MARZO 2013
E’
iniziato il mese che ci porterà la primavera e con essa la fine dei
100 giorni a Bottazzo ma i pensieri sul dopo si sono già fatti
avanti da un pezzo, ne parleremo fra qualche giorno. Oggi mattinata
tranquilla da passare con le femmine di casa, moglie e cagnetta. Un
tratto di Rosandra, riva destra orografica e poi c’è un poco
frequentato sentiero da risalire, un’ alternativa piacevole al
sentiero 15 per aggirare il Castello di Moccò con la sua Vedetta e
arrivare in Ciclabile una volta innestatisi sul 15 per la parte
finale. Camminata panoramica ad ampio respiro stamane con il sole che
va a scovare tutte le sfumature nascoste di questa porzione di Valle.
Notiamo dei sassi, anche grossi a bordo carreggiata e il nostro
pensiero va alla pericolosità degli spostamenti ovini sulle pareti
del Monte Stena, perché imputiamo a questi la caduta di quei massi.
Poco più avanti il nostro sguardo si ferma in alto proprio dove due
capre si stagliano contro l’azzurro odierno e sempre il nostro
sguardo quasi non coglie la presenza proprio sopra di noi di due
famigliole che si beano della temperatura odierna davvero più calda
del solito standosene tranquillamente sdraiate a far niente, nemmeno
brucano segno che sono ben pasciute. Giù a Bottazzo c’è
movimento, taglio legna, Locanda aperta, pranzi in preparazione,
temperatura che invoglia a starsene seduti fuori, anche a scorrere
le pagine del Piccolo ( ! ). E poi con la dovuta calma si scende a
Gorni Konec, ci sono tante cose da fare che ci aspettano a casa anche
se il desiderio di starsene da queste parti è davvero forte.
SABATO
02 MARZO 2013
Oggi
la Valle è passata in secondo piano anche se non abbiamo mancato
l’appuntamento ma la splendida giornata ha avuto la sua rilevanza
nel compiere un’uscita con le ciaspole sul Monte Nevoso. E qui
dovrei fermarmi altrimenti raccontare com’è andata porterebbe via
davvero troppo spazio agli eventi che ci riguardano e che sono il
motivo di questo diario. Tuttavia dirò soltanto della temperatura di
-3° C
a Sviščaki alle 11.30 ora d’ inizio
della salita; dirò della tantissima neve fino alla cristallizzazione
del Rifugio sotto la cima; dirò della bora che impetuosa soffiava
nella parte alta spazzando la cima con veemenza tale da costringermi
a stare accosciato ad evitare cadute inopportune; dirò anche del tè
in Rifugio, bollente e buono di erbe di montagna, il più classico
dei planinski čaj
al costo di…1,00 €
! ( soltanto un misero euro quando…);
dirò anche del via vai di gente, chi con gli sci, chi a piedi, chi
come noi con le ciaspe, chi da solo o chi in comitiva. Basta così,
il numero di 440 foto che ho fatto la dice lunga sulla piacevolezza
delle cose che una così significativa natura ci ha dato vedere
quest’oggi. Ultimamente quando transitiamo per Pese, al ritorno non
manca la sosta da Flora, la birra scura media da sorseggiare è un
valore aggiunto ai piaceri della giornata che si va concludendo. Come
dicevo la Valle è passata in secondo piano, era inevitabile, ma da
Draga lanciamo il nostro breve assalto al silenzio di Bottazzo. Sarà
tutto così veloce e da gustare, stasera, c’è soltanto il
completamento di uno sguardo cominciato al mattino: il cielo è
rimasto pulito e in esso le stelle si sono accomodate per disegnare
un altro quadro naturale ben preciso e di grande effetto; pennellate
di bora ( niente a che vedere con quelle sulla cima del Nevoso sia
ben inteso ) hanno permesso di sfumare la serata in un piacevole
rientro con gli occhi ancora pieni delle bellezze catturate
quest’oggi e riposte in fondo al cuore per il ricordo.
DOMENICA
03 MARZO 2013
Ancora
per tutta la mattinata a leccarci le ferite di ieri, muscoli
indolenziti, ossa scricchiolanti e una gran voglia di non fare niente
ma dopo che alcuni lavoretti domestici ci hanno dato l’abbrivio
abbiamo un po’ alla volta riacquistato la verve minima per andare a
Bottazzo in questa che poteva benissimo essere scambiata per la prima
domenica di primavera. Temperatura quasi calda, torrida rispetto a
quella di ieri in cima al Nevoso, sole luminosissimo, cielo terso e
soprattutto tanta, troppa gente a spasso; lungo la via normale per
Bottazzo un’indefinibile numero di persone, famigliole, coppie,
gruppi di amici, piccole compagnie, qualche anima raminga. Per
evitare questa congerie scegliamo ovviamente qualcosa non per tutti
come il sentiero bianco-azzurro che da Jama se ne va su bello diritto
fino al ciglione sopra alla Grotta delle Antiche Iscrizioni. E su di
là si suda forte come forte è la sua pendenza ma è forte anche la
sua selvatichezza che ogni volta regala sensazioni molto intime. Per
uscire deviamo momentaneamente sul sentiero 1 e poi di nuovo sul B/A;
Grotta delle Antiche Iscrizioni , e prosecuzione per M.Carso.
Stavolta non ci andiamo e una volta preso il sentiero 25 giù fino in
fondo valle dove ci aspetta il marasma turistico della prima, questa
volta sì, domenica post invernale. Le cose da vedere sono sempre le
stesse e la gente che incrociamo non ci aiuta a vederle diversamente;
bambini col pallone, ragazzi cresciutelli con lo spinello, mozziconi
di discorso vaneggiante, adesso è il momento del tutti “
fotografi “,
cani al guinzaglio e cani sciolti e ogni giorno che passa, il
sentiero di fondovalle, l’Antica Via del Sale, acquisisce
nuovi…lasciti che si potrebbe
ribattezzarlo la Nuova Via delle M….,
tante sono le fatte canine lasciate sul percorso. Mai vista Bottazzo
così effervescente, ma tutto sommato non è un frizzante piacevole,
niente a che vedere con quello di anni fa. E beh, i tempi sono
cambiati e con loro anche il modo di essere maleducati. Oggi che sono
qui per l’ottantaduesimo giorno consecutivo mi sento talmente
estraneo da volermene andare immediatamente e resettare questo
passaggio, ovviamente non è questa la Valle che ho conosciuto in
quasi tre mesi di abbraccio continuo. Da domani riprenderò a modo
mio, lungo i sentieri dell’anima, quelli dove al fermarsi del mio
fisico intervengono la mente e il cuore e così sono sicuro che vedrò
altre cose e le stesse le vedrò comunque in maniera diversa.
LUNEDI’
04 MARZO 2013
E
così è stato. Uno splendido lunedì pomeriggio, di sole, cielo
terso, temperatura più calda del solito e soprattutto niente
marmaglia da scansare fin che siamo rimasti sul sentiero di
fondovalle, tanto meno sui seguenti: quello che porta al Cippo, la
novità che dal Cippo mi ha portato a incrociare il 46 e il 46 stesso
giù a Bottazzo, con il solito capriolo in fuga. Con me a condividere
la pace della Valle c’era un amico di vecchie avventure montane e
pensiero comune sul senso di trovarci qui in un lunedì pomeriggio.
Era una ricognizione la nostra in zona Cippo Comici e il motivo lo
spiegherò fra qualche giorno. Nonostante la formalità ci siamo
presi il tempo per riflessioni e considerazioni ma anche per
ricordare il passato giovanile. Ricordi che sono riaffiorati anche
stando seduti all’aperto della Locanda a Bottazzo sorseggiando una
dissetante Radler.
Quanto si stava bene oggi all’aria aperta, riscaldati finalmente da
piacevoli raggi di sole inneggianti alla primavera in arrivo. Anche
il Rosandra sembrava gaudente, il suo scorrere era un sorriso di
compiacimento. Pure il nostro era un sorriso di compiacimento peccato
doverlo smorzare appena costretti al rientro.
MARTEDI’
05 MARZO 2013
Oggi
corsa. Il tardo pomeriggio è nuvoloso, si sta preparando al ritorno
della pioggia, lo prevede il meteo per i prossimi giorni. E allora
godiamoci questa volata finale dei 100 giorni, scandita da
incredibile velocità. Non ho un itinerario fisso, andrò un po’a
sensazione e per il momento quella di andare subito a porre
l’autografo a Bottazzo è quella più netta. So già che non avrò
tanti sguardi da lasciare nei dintorni odierni, la mia concentrazione
è rivolta principalmente all’impegno fisico che mi rimanda segnali
di tutt’altro tenore della consueta emozione. Il gocciolio della
fronte la dice lunga sullo sforzo compiuto per correre sulle seppur
poco impegnative balze del sentiero 1 e arrivare a Bottazzo in un
tempo insolitamente breve. Il mio corpo trasuderà intensità
sportiva arrampicandosi letteralmente per il sentierino parallelo
all’1 e che porta sotto un ponte della Ciclabile a riprendere
proprio questo sentiero per salire al monte Stena. Ci sono già i
segni per il Kokos Trail di domenica prossima, allora ecco che mi si
apre l’itinerario da seguire. Lo faccio almeno fin dove i segni ci
sono poi invento qualcosa aiutato da altra segnaletica. Ma non c’è
più tanta luce a supportarmi allora abbandono l’idea del Concusso
e mi pongo al rientro. Toh, guarda un cinghialetto, se ne sta
tranquillo su un prato alla mia sinistra, se ne va trotterellando.
300 metri più avanti ce n’è un altro sul prato a destra e questo,
un po’ più cresciutello cerca di capire con chi ha a che fare, mi
guarda, mi fissa e poi si allontana, ma non di certo per lo spavento.
Da adesso in avanti evito di andarmi a perdere nella boscaglia e
scelgo percorsi certi per un rientro il più veloce possibile.
Raggiungo San Lorenzo per strada e poi giù per “
el scovazon “
e il 15 nella semioscurità al Premuda. Forse oggi la Valle mi ha
dato poco, ma sono stato io a cercare niente di più, comunque
soddisfatto anche della corsa.
MERCOLEDI’
06 MARZO 2013
Non
posso fare a meno di Perla per tre giorni consecutivi allora vado a
casa a prendermela, tanto oggi si fa una camminata tranquilla e
defaticante dopo la corsa di ieri. E non solo, oggi piove, quella
fine, ma bagna lo stesso. Decido di prendermela tutta e allora né
ombrello né berretto a ripararmi il capo ma quell’acquerugiola che
ti accarezza quasi impalpabile a posarsi sui capelli. Finalmente una
Valle ingannevolmente autunnale ma dopo le giornate di freddo e
quelle di sole la pioggerellina di marzo ci voleva proprio; qualche
mandorlo è già fiorito, qualche primula è già sbocciata, pure una
violetta abbiamo visto ieri l’altro, al prossimo sole avremo le
prime sfumature verdi e qualche bocciolo in più e forse i primi
asparagi e con essi la prima frittata di stagione. Ci siamo messi in
cammino un po’ tardi e in più col cielo nuvoloso la sera si è
fatta sera prima del previsto ma non disdegno di lasciare la zipka in
fondo allo zaino, anche se la scivolata ad inizio sentiero 1, dalla
ciclabile, me ne consiglierebbe l’uso. Forse sono un po’ testardo
o un poco m… a non volerla usare, potrei
farmi male, sassi e radici sembrano unti e le suole ormai lise dei
miei Meindl non mi aiutano di certo. A Bottazzo mi serve soltanto per
leggere la temperatura, la firma la faccio in baracca, ma poi la
rimetto in tasca. Sulla via del ritorno rincontriamo cane e padrone
incrociati sulla Ciclabile, qualche battuta accecato dalla sua
lampada e poi via nella luce del buio. Se qualcuno mi chiedesse come
mai non accendo la lampada sarei pronto a rispondere che non mi serve
perché, forse presuntuosamente, io vedo con l’anima. Non ci ho
pensato molto su, mi è venuta spontanea probabilmente perché in
tutte le volte che ormai l’ho fatto ho veramente acquisito una
sensibilità visiva che mi permette di riconoscere ogni passaggio
sicuro ed evitare gli intoppi certi.
GIOVEDI’
07 MARZO 201
Oggi
si ricostituisce la triade e assieme ci addentriamo nell’ insolita
coltre che rimpicciolisce la Val Rosandra. Oggi, almeno all’inizio,
è soltanto l’umidità che bagna ma poi si appesantirà
trasformandosi in pioggia, sempre marzolina, che unita a una
temperatura omai mite non infastidisce più che tanto. C’è poco da
vedere forse nulla se non constatare che il torrente si è nuovamente
ingrossato, ma questo se lo intuiva anche dal suo vociare fattosi di
nuovo più intenso. Come ieri anche oggi lungo il sentiero di
fondovalle sono ricomparsi i laghetti, le pozzanghere dai, quelle che
piacciono tanto ai bambini e a certi adulti che come loro si
divertono a fare splish splash
passandoci sopra. Mi piace osservare le forme scheletriche di certi
alberi che con lo sfondo opalino diventano marcate più che mai. Dopo
i fasti domenicali Bottazzo è tornato a richiudersi; come uno
scrigno a celare i suoi tesori o un riccio a difendersi dalla natura
cattiva? La luce lattiginosa gli fa assumere un aspetto ancora
diverso dal solito, se non fosse pei segni di vita al di là delle
finestre illuminate, sembrerebbe un paese fantasma dove i ruderi
delle palazzine in vendita sembrano racchiudere anime maledette per
l’eterno. Non ci sono brividi da spartire con l’intorno e dopo un
dialogo tecnico e ulteriore scambio di impressioni con il boss
dei fotografi colà incontrato ecco la misurata risalita. Niente di
speciale, anche oggi deve essere una passeggiata godibilissima almeno
fino alla discesa pel 15 al Premuda, che da Moccò in giù non a
tutti è concesso far uso dello sguardo interiore e così mentre io
insisto a voler vedere ad occhi spenti, la mia donna cavalca un
potente fascio di luce che alla fine porterà la triade al completo
nel piazzale al di là del Rosandra.
VENERDI’
08 MARZO 2013
8
marzo Festa della Donna e con me non ce n’è alcuna, soltanto una
femmina, Perla, peraltro piuttosto e insolitamente tranquilla.
Tranquilla è pure questa tarda mattinata all’insegna della nebbia
e di estemporanei scrosci di pioggia che fortunatamente non ledono il
nostro frettoloso incedere. La Valle non ci resta che immaginarla da
qualche parte, scendendo da San Lorenzo soltanto i primi piani
alberati e sullo sfondo un’impenetrabile coltre a malapena trafitta
da qualche rumore in fondovalle compreso quello dello scorrere
nervoso del Rosandra. Acqua scende anche in un rivolo lungo il solco
del “
scovazon “,
se domenica piove divertimento assicurato per i kokstrailers,
noi ci divertiamo adesso ma poi seguiamo la linea più dolce che è
quella della strada. Movimenti impercettibili nell’intrico dei
cespugli, è un capriolo che mimetizzandosi cerca di sfuggire al mio
sguardo e poi agilmente si allontana verso i ruderi del mulino sul
sentiero che porta alla cascata. Locanda aperta a Bottazzo per una
comoda scrittura e una bibita dissetante, tutto sommato ci stava. Le
suole consunte dei “
meine “
Meindl, ma l’ho già detto in altra giornata, non mi aiutano di
certo per risalire il ripido e scivoloso sentierino che porta
direttamente sotto il ponte della ciclabile a innestarsi sul marcato
1 del c.a.i., ma se non mi complico in qualche modo la vita, non mi
diverto più, forse. La Ciclabile oggi è talmente anonima che
nemmeno le sue gallerie sembrano tali. Per un attimo la nebbia è
rimasta più in basso e sembra addirittura che al di sopra di tutto
un raggio di sole si sforzi, inutilmente, per uscire. Dura poco
l’idea di vedere affiorare il Monte Carso dalla parte opposta,
risalendo il sentiero 15 è tutto ritornato come prima. Soltanto al
momento di salire in automobile il “
caligo “
di giornata mi sbeffeggia diradandosi a tratti, giusto in tempo per
salutare il Crinale e la Sorgente Bukovec e poi via, la città
incombe.
SABATO
09 MARZO 2013
Ancora
nebbia e quella pioggia non pioggia che bagna un po’ alla volta ma
bagna. Giornata dedicata ai preparativi per domani, avrà luogo il
Kokoš Trail, una gara di corsa trail con partenza dal Campo Sportivo
di Basovizza, discesa sulla Ciclabile per Le Rose d’Inverno e San
Lorenzo, risalita per il sentiero 1 sul Monte Stena e poi passando
per le jazere
si raggiunge il Cocusso e poi discesa a Basovizza. Questo è quanto,
ma io sono interessato perché faccio parte dell’Organizzazione e
in questi giorni il pensiero per Bottazzo è secondario. Mi spiace ma
non per questo rinuncio ad andarci, anzi mi organizzo in modo di
effettuare delle visite mirate, nei tempi e nell’itinerario. La
prossima settimana, l’ultima piena, ci sarà un grosso impegno che
porterà il sottoscritto ma anche la Sottosezione di Muggia del
C.A.I. ad effettuare un passaggio in Valle, ne parlerò. Trovandomi a
Basovizza ed essendo tardi opto per la discesa da Draga, l’approccio
più veloce, infatti mi bastano 12’ per essere alla firma; scendo
per il 17 e poi per quello che ormai chiamo 1 bis, quello ripido che
si snoda fra l’1 e quello di Fünfenberg. Ovviamente il fondo è
scivoloso ma il grip
delle nuove LaFuma è ottimo e la discesa diventa un piacere anche se
non mi sono preparato per correre. Nella baracca la radio è accesa,
dimenticanza alla quale ovvio staccando la spina e poi me ne vado.
Vorrei andarmene ma arriva un runner
compagno di squadra, ben più veloce di me e in tenuta da corsa
appena sceso da San Lorenzo. Tanto vale risaliamo assieme, faccio io
l’andatura ritornando su per l’1 bis, si chiacchiera; mi sta
bene. Sulla Ciclabile lo lascio al suo allenamento che lo porterà
sul Stena, per me che allenamento odierno non è un rientro onorevole
sullo sterrato della Ciclabile con incontri serali. Definiamola pure
una presenza interlocutoria, né carne né pesce, e siamo a 88 senza
emozioni e nessuna impressione da segnalare salvo che la nebbia si è
un po’ diradata e forse questa pioggia non bagna più che tanto.
DOMENICA
10 MARZO 2013
Dopo
aver visto tanta gente correre nel fango e sotto l’acqua non avevo
certo voglia, in serata, di imitarli, anche se nel tardo pomeriggio è
addirittura apparso il sole e nel cielo notturno si fanno largo le
prime stelle. Il Kokoš Trail di stamattina ha visto alla partenza
più di 400 atleti, un altro successo viste le premesse atmosferiche
di ieri, nebbia alternata a pioggerellina, e quelle di stamattina,
ancora nebbia che poi si trasformerà in pioggia. Non sapevo se
invidiarli, completamente bagnato per più di 3 ore sotto
l’intermittenza di una pioggia autunnale piuttosto che primaverile,
o compatirli per lo stato in cui si sono ridotti lungo i 14 km del
percorso che toccando anche la Valle portava poi sulla cima del
Concusso; dopo aver partecipato alla Lanaro Granfondo di gennaio,
questo Kokoš Trail a confronto sarebbe stato una passeggiata. Allora
una cosina semplice semplice tanto per tornare a casa presto e
mettere a riposo le stressate ma mai stanche membra. Un’A/R per il
fondovalle mi è più che sufficiente per ricaricare le pile, tanto
più che sono in assetto da escursione e piuttosto umidiccio di tutta
l’acqua assorbita in mattinata. Decisamente ne è venuta giù
abbastanza, l’ultima neve slovena si è sciolta ed è così che
Glinščica e Griža sono più corpose che
mai, si sente dal rumore fattosi più intenso e dal colore dei salti
diventati bianchi e spumosi, ma tutto il resto intorno è nero
bagnato che soltanto il cielo pulito di questa serata rende meno
cupo.
LUNEDI’
11 MARZO 2013
Sono
incerto fino all’ultimo sul sentiero da prendere, alla fine mi
decido per il sole del Monte Carso e allora su per la linea
verticale, continuo a chiamare così quel sentiero che prima c.a.i.
porta verso Crogole, poi si inerpica a sinistra per uscire sulla
forestale che sfocia sul sentiero 1 nei pressi della Vedetta omonima.
Lasciato l’1 si prende a destra il bianco azzurro della Vertikala
per arrivare sulla Sella dei Parapendii ( so che non si chiama così
però da lì si gettano nel vuoto i paragliders
). Per la 12^ volta nel corso dei 100 gg sul M.Carso e poi, siccome
mi piace da matti, vado ad affrontare la discesa del 46. Dimenticavo,
c’è molto fango e quindi si scivola non poco specialmente in
salita nei tratti ripidi dove anche le scarpe da trail fanno fatica a
tenere. Sul divertente ripido del 46 trovo il tempo per sbagliare
appoggio e andarmi a sedere, per fortuna soltanto sedere, su una
placca flyschoide.
Per fortuna non mi ha visto il runner amico che sovente incontro da
queste parti, ieri ha fatto bene il Kokoš Trail e oggi è di nuovo
qui, ma non certo per defaticare, è uno tosto e si sta facendo il 46
in salita, complimenti! Siamo all’imbrunire e vorrei evitare di
accendere la pila frontale allora cerco di velocizzare il tutto.
Accendo la Baracca, stasera senza musica, autografo veloce e poi giù
quasi a rotta di collo verso Gorni Konec e da qui a Jama. Sono
concentrato nel non sbagliare appoggio, qui potrei veramente farmi
male in caso di caduta. In questo momento l’udito è forse l’unico
senso, beh no anche il gusto, che si estranea dall’intensità della
corsa andandosi a prendere il rumore intenso del Rosandra mentre la
gola secca non offre altra possibilità alla lingua che di gustare il
sapore della primavera, staserà sì, dopo la pioggia dei giorni
scorsi, si comincia a sentirla. Sulla strada che porta a Bagnoli ho
voglia di lanciare uno sprint, cosa che non faccio quasi mai, ma sto
bene e sono felice e quando la condizione è questa mi sento di fare
cose per me insolite, evviva! Chissà cosa avranno pensato quel
signore che sta leggendo seduto a fianco dell’Antro sfruttando la
luce del lampione, quelle due amiche transitate di lì nella loro
passeggiata prima di cena, quel tizio imbacuccato con tanto di
berretto e cane al guinzaglio, chissà cosa avranno pensato nel
vedere questo pazzo (?) a torso nudo togliersi il sudore con l’acqua
corrente del lavatoio? Non so cosa avranno pensato ma per me l’idea
era divertente e il lavaggio, per niente roba da matti, un tonico
rinfrescante e salutare per il mio corpo. Eh sì, si comincia a
gustare la primavera, il termometro dello scooter segnava 14°
C ed erano già le 7 di sera.
MARTEDI’
12 MARZO 2013
Terminate
le operazioni casalinghe si può finalmente uscire, si sta
avvicinando la sera e altri impegni incombono quindi spazio alla
velocità ma scorie accumulatesi nei giorni precedenti mi scoraggiano
fin da subito e allora mi metto a disposizione di Perla che mi
accompagna. Sarà anche una scusa ma così posso dedicarmi al
tramonto che si mimetizza con certi nuvoloni da paura, laggiù
sull’adriatico orizzonte. Il sentiero 15 che si spezza a metà è
un ottima salita per rompere il fiato e presentarsi sulla piattezza
della Ciclabile già ossigenati. La postazione della Ciclabile è
ottima per certe inquadrature panoramiche ma anche per accaparrarsi
gli ultimi raggi del sole di giornata, contrariamente a una risalita
del fondovalle. Per quell’itinerario è preferibile il ritorno, più
breve e senza impegno alcuno. Ed è proprio quel che faremo per
rientrare all’automobile senza affanno. Nell’aria si effonde
l’odore caratteristico del bagnato primaverile, quel particolare
aroma di flora inumidita dalla pioggia. E poi c’è sempre la voce
grossa del Rosandra che si fa sentire di più, in questi giorno ha
accumulato anche l’acqua dei suoi piccoli affluenti con il compito
di portarla fino al mare.
MERCOLEDI’
13 MARZO 2013
Forse
ha finito di piovere per quest oggi, almeno lo spero perché non ci
siamo portati l’ombrello, Perla e io. Come ieri anche oggi
nell’aria odore di bagnato primaverile, è inconfondibile quel
misto erba, muschio, foglie secche, sassi, arbusti. Andiamo a
curiosare lungo il fiume per capire quanta pioggia è venuta giù: ha
la voce da tenore il Rosandra ma non incute timore alcuno e nemmeno
la cascata, più cascata che mai terrorizza gli animi. Sembrava quasi
che uscisse il sole ma non ce l’ha fatta, stavolta è stato
sopraffatto dalle nuvole. Curioso vedere questo gregge di capre così
vicino ai passaggi continui, la fame è più forte del disturbo che
ne possono ricevere, infatti si stanno letteralmente avventando sui
rami più alti di certi cespugli per non dire alberi, dove le gemme
belle fresche vorrebbero, da qui a qualche giorno, poter fiorire ma,
ahimè, sono incappate nel morso ovino. Un tale, col quale mi
soffermo a guardarle, mi rende edotto culinariamente di come in
Serbia siano maestri quando si tratta di preparare capretti o caproni
o montoni: a lui è piaciuta tantissimo quella carne. Per fortuna che
Perla nel suo tentativo di contatto abbia fatto fuggire, beh diciamo
allontanare le bestie. C’è molto via vai di gente
all’approssimarsi della sera, specialmente runners o per meglio
dire trailers, impegnati questi ultimi a discendere, come una volta,
tratti di ghiaione. Anche la Ciclabile, una volta raggiuntala
attraverso il sentiero per Funfenberg, constatiamo esserne infestata;
si intuisce l’aumento di temperatura o il non abbassamento
eccessivo visto la leggera rinfrescata dovuta alle piogge quale
motivo invitante all’uscita podistica.
GIOVEDI’
14 MARZO 2013
Incredibile
ma vero, nevica! Sono ancora nel cortile del Rifugio Premuda che mi
sto abbigliando per la corsa che ho la sensazione di veder cadere
micro fiocchi di neve, dopo poco non è più soltanto una sensazione,
eufemisticamente ma nevica. Superato lo stupore mi avvio incontro ai
refoli di bora che oggi è ricomparsa assieme a una temperatura
piuttosto invernale, quasi una promessa mantenuta da parte del Meteo.
Ho fatto bene ad aggiungere un antivento, avevo perso in poco tempo
l’abitudine al clima invernale e si sente sulle mani e la testa
privi di copertura alcuna. Oggi sono solo e anche senza velleità
fotografiche, non mi resta che impegnarmi, per quanto possibile,
nella corsa, non foss’altro per scaldarmi ovvero non raffreddarmi.
15 ‘ e sono già alla vidimazione, altri 3’ e sono già in
risalita lungo quel sentierino ripidino ripidino che diparte dall’1
sulla destra e va a finire sotto il ponte della ciclabile, sì ne ho
già parlato ma lo rinomino volentieri. Anche qui la “
roba jazada “
cade e assieme alle “
refolade “
sono un inevitabile sollecito ad aumentare l’andatura del rientro,
la Ciclabile sfila sotto la mia falcata. Giù per i sassi del 15
pregando di non inciampare o mandare le caviglie di traverso; si
cambia, niente Moccò, via a sinistra ad aggirare il Castello e
incanalarsi in quel “
buriso “
flyschoide che scende al torrente. Arrivo anch’io laggiù e
sportivamente felice accelero per attraversare il Ponte degli Alpini
e andarmi a bere una piccola ma fresca e tonica Dreher: quando ci
vuole ci vuole.
VENERDI
15 MARZO 2013
La
bora rimasta, nel pomeriggio continua a pulire il cielo nuvoloso e
l’arrivo del sole cheta qualsiasi spirito burrascoso
predisponendolo a ben altri intenti. Dopo la ricognizione di 11
giorni fa, siamo di nuovo qui sullo sperone di roccia dove il Cippo
dedicato a Emilio Comici fa da riferimento per uno dei più begli
scorci sulla Valle. Siamo qui per la posa di una targa dedicata a un
ragazzo che un anno fa, proprio da queste rocce, ha trovato la morte.
Era un giovane amico del C.A.I. di Muggia e domani i Soci lo
ricorderanno con una camminata e lo scoprimento di questa targa, che
ci accingiamo a porre sul sasso. Il pomeriggio di sole ci fa stare a
nostro agio in mezzo a questa natura, la bora ci ricorda che anche
noi siamo di queste parti e che le sue folate sono carezze per i
nostri animi. Un problema tecnico ci fa desistere rimandando
l’operazione a domattina presto. Non fa caldo, testimoni ne sono
guanti e berretto che indossiamo; continuano le stranezze di
stagione. Ci separiamo e mentre l’amico scende per il sentiero 13
io vado a Bottazzo per il mio preferito, il sentiero 46, che in
realtà è l’ex 46 ma è ritornato in auge ed molto frequentato. A
Bottazzo mi rilasso, me la prendo comoda al tepore della Locanda. Un
paio di saluti convinti e poi anch’io faccio ritorno, devo
prepararmi mentalmente per domani.
SABATO
16 MARZO 2013
La
giornata è splendida, forse la più bella da quando è partita
questa simpatica follia dei 100 giorni a Bottazzo. Il sole è
luminoso, il cielo è terso e l’aria si presenta mite. A Jama ci
ritroviamo quasi in trenta persone; non c’è allegria nei nostri
animi, siamo consapevoli del motivo forte che ci sta portando a
raggiungere il Cippo Comici. La colonna che guido non è quella
solita della spensierata escursione in montagna, ognuno si pone di
riflesso nei confronti di chi lo precede o segue e i discorsi si
allontanano il più possibile dall’immagine addolorata del genitore
che fa parte di questa giornata. C’è già chi ha pensato a
sistemare la Targa sul sasso lasciato ieri in bianco, sopra, a
celarla c’è la nostra bandierina della Sottosezione. Baciati dal
sole pieno, ci disponiamo al ricordo con parole che mi riesce
difficile pronunciare tanta è la commozione e la convinzione che
qualsiasi cosa possa dire può risultare come minimo banale. Siamo
qui, numerosi, per dimostrare il nostro affetto alla famiglia e
ricordare, a un anno di distanza, il povero ragazzo; che altro dire?
A che servirebbe andare a cercare parole per riempire degli spazi
affettivi che non ci sono propri? Chiedo 1’ di silenzio dove ognuno
è libero di formulare mentalmente una sua personale preghiera, di
rivolgere un pensiero al significato della sua presenza in questo
luogo e in questa giornata. Lacrime bagnano la bianca e dura pietra
mentre il padre scopre le parole scritte che abbiamo donato alla
memoria di suo figlio. “
Signore delle Cime “
cantato e rubato all’emotività dei presenti chiude la breve
cerimonia. Piano piano il verbo si fa discorso e così tutti
ricompongono l’attualità per potersi allontanare da quassù con
l’animo sereno. Bottazzo diventa la formalità di ogni giorno anche
per chi non c’era ancora venuto. Tanto è il sole alto di
mezzogiorno che tiene assieme piccoli sorrisi e un grande abbraccio,
per questa giornata va bene così.
DOMENICA
17 MARZO 2013
Il
cruccio di questa mia giornata sarà quello di essere a Bottazzo
entro la mezzanotte per apporre una delle ultime firme prima della
conclusione di questo …viaggio. Oggi
siamo in gita con il C.A.I. di Muggia, sono anni che non
partecipavamo, mia moglie ed io, ad una gita in pullman, ma la
proposta era alquanto allettante: visita di Orsera, camminata fino a
Cul di Leme passando per Klostar, quindi dapprima su strade forestali
e dopo su sentiero ricavato fra i risalti rocciosi che sovrintendono
al Canale, una volta in fondo il barcone che ci attende dovrebbe
portarci a Rovigno ma il mare aperto è mosso e il comandante non se
la sente, dobbiamo accontentarci di una navigata A/R lungo il Canale.
Per finire l’escursione, visita di Rovigno ( per me l’ultima
volta 33 anni fa ! ). E poi tutti a Gimino per grande festa di fine
gita. Non potevamo non essere presenti e abbiamo fatto bene; la
giornata non è stata meteorologicamente delle migliori, ha
cominciato a piovere soltanto a sera, ma ci siamo divertiti un mondo.
E poi via a scandire i minuti del rientro per una seguente toccata e
fuga a Bottazzo ormai in fase rem. Arrivo all’ultimo istante utile
per confermare la mia presenza il giorno 17 marzo.
LUNEDI’
18 MARZO 2013
Girovagando
nelle immediate vicinanze mi prendo anche il lunedì appena iniziato.
Pioviggina ma non fa freddo, mi lascio accarezzare dall’umidità di
questa notte che lava via una stanchezza che soltanto percepisco.
Lunedì è appena iniziato ma per me è come fosse già finito, vuol
dire che oggi mi riposerò più del solito, forse ne ho anche
bisogno. A quest’ora è tutto così lento ma altrettanto veloce,
sento di disturbare qualcuno o qualcosa, la natura sembra dormire
dalla grossa ma piccoli rumori mi spingono alla ricerca luminosa e
infruttuosa, meglio pensare al rientro e basta, ci sarà ancora un
po’ di tempo da riservare alle riflessioni.
MARTEDI’
19 MARZO 2013
Nel
rispetto delle tradizioni, questo 19 marzo si trasforma in una
giornata finalmente primaverile. Era ora dopo la pioggia di ieri
caduta incessantemente per tutto il giorno, che il sole illuminasse
già di buon mattino questa un po’scaduta Festa del Papà. Il poco
lavoro mi consente una fuga anticipata e così vado a godermi un’ora
prima la solitudine di Beka e del Sentiero dell’Amicizia che mi
consentirà, nonostante acqua e fango, un arrivo diverso dal solito a
Bottazzo. Ho sentito parlare di una cascata che si forma, quando
piove parecchio, nei pressi di Castel Fünfenberg. La trovo, c’è
per davvero, una cascata effimera che saltuariamente va ad
aggiungersi alla ben più nota. Scendendo quasi sulla Glinščica
a un certo punto sulle rocce strapiombanti dalla parte opposta si
sente e si vede una discreta massa d’acqua che si lascia scivolare
su di esse. Direi bella perché articolata nel suo scendere, non è
un salto ma è pur sempre una cascata, peccato che a quest’ora del
pomeriggio sia illuminata soltanto a metà. Avrei dovuto venire
prima, ma è già tanto se sono riuscito a vederla; la prossima volta
cercherò di anticipare la venuta. Anche il torrente offre spunti
interessanti in tempo di piogge, il suo alveo si gonfia, l’acqua
scorre impetuosa, si formano delle rapide continue grazie ai massi e
ai salti di roccia lungo il suo corso. Prima o dopo bisognerà che lo
risalga, ci sono tante sorprese, come questa cascata, che mi
aspettano. Pel momento accontentiamoci di arrivare a Bottazzo in
maniera così inusitata, cosa che non faccio quando decido di
risalire per i ripidi del sentiero 46. Una volta raggiunta l’umidità
della Sella del Monte Carso si ritorna a Beka seguendo all’inverso
il tracciato sloveno dello Jamarun, dalla grande quercia fino alla
ex-caserma dove ho parcheggiato lo scooter. Lungo il rientro, vedo
fuggire 3 caprioli verso Sočerb e
poi un altro scendere nel ventre della Griža; poi ne vedrò un altro
ancora mimetizzato con le tenebre, allontanarsi spaurito dal
passaggio dello scooter, questo prima di Ocisla. Ormai concluse le
foto di un lontano tramonto mi prendo tutto il buio di questa serata
di nuovo fattasi fredda dopo i fasti primaverili di giornata, e
domani? Le previsioni danno nuovamente pioggia, allora l’effimera
cascata insisterà nella sua apparizione, un motivo in più per
ritornarci, chissà?
MERCOLEDI’
20 MARZO 2013
Cari
amici centogiornisti,
domani
è il 21 marzo, il primo giorno di primavera e l’ultimo, il
centesimo di questa bellissima rincorsa iniziata il 12 del 12 del
2012 alle ore 12. Il Librone parla chiaro del successo che ha avuto
questa 3^ follia degli incommensurabili amici de Le Vie del Carso,
basta leggerne i numeri e sfogliare i dati sulle pagine ogni giorno
più umide, per il tanto sudore lasciatovi ma anche per le intemperie
che hanno contraddistinto questi giorni scanditi per lo più da
pioggia, vento e neve; il sole si è ricordato solo ogni tanto che
anche lui è parte della vita di questo nostro piccolo universo. Di
sudore ne è rimasto tanto anche lungo i sentieri per e da Bottazzo,
soprattutto quelli in salita, sulle cui balze sono rimaste impresse
anche le emozioni più forti e vive.
La
maggior parte di presenze le ho fatte al buio riscoprendo un mondo,
quello notturno, e soprattutto un modo di vivere la natura che si
cela, ormai sopito da decenni, da quando bambino avevo cominciato ad
avere paura del buio ovvero dei misteri che avrebbe potuto contenere.
Fantasia, soltanto atavica fantasia che mano a mano gli occhi di
queste notti cercavano di riprendersi, io invece scoprivo la realtà
di un silenzio fatto soltanto di piccoli, fuggevoli rumori e di
piccole, impercettibili luci.
Ma
tutte le sensazioni, le impressioni, le emozioni vissute e provate in
questo periodo le ho riportate su un diario moooolto personale che
appena riuscirò ad attivare il mio blog vedrete pubblicato assieme a
qualche significativa foto, così se avrete piacere di riprovare
qualche sensazione che mi auguro abbiate anche voi provato in questi
giorni ,potrete dare un’occhiata.
Oggi
è il 99°
giorno utile della “
sfida “,
per me e per altri sei compagni di “
fuga “.
Tranquilli, so che di sfida non si è trattato ma di fuga sicuramente
sì ed è bello pensare ad un’evasione totale dalla oppressione
quotidiana; non vi dico quante volte, approssimatomi all’inizio
del cammino il mio grido d’entusiasmo si è levato alto in cielo e
il largo sorriso si è trasformato in lacrima emotiva.
La
mia compagna più fedele è stata Perla, la cagnetta che per 65 volte
ha annusato in lungo e in largo tutti gli odori della Valle e
dintorni, a lei che non so se potrà mai comprendere il significato
di tutto ciò ho riservato e riserverò tutte le coccole di questo
mondo. Che dire della mia compagna di vita che volente o nolente, (
propendo più per la prima ipotesi ) è venuta, con me ma anche senza
di me, per 50 volte a Bottazzo. Il mio è stato un intimo piacere,
forse non del tutto manifestamente espresso, ma i 100 giorni di
Bottazzo hanno fatto bene anche all’amore.
Domani
è il 21 marzo, il primo giorno di primavera e l’ultimo, il
centesimo di questa bellissima rincorsa iniziata il 12 del 12 del
2012 alle ore 12, ebbene, il mio centesimo giorno l’ho consumato
oggi. La 99^ firma per me vale 100 ! Mi fermo qui.
Sin
dal primo giorno mi sono detto che stavolta, a meno di accidenti vari
( come per il M.Carso e il Cocusso ), avrei fatto tutti i 100 giorni.
Ma un po’ alla volta, scandendo i giorni e le notti, si è fatta
strada in me la consapevolezza di questa mia decisione: mi sarei
fermato al 99°
giorno. Mia moglie mi ha detto subito “
te son tuto mona “,
mia figlia, scuotendo il capo mi ha dimostrato la sua perplessità,
mio figlio, al contrario, ha esclamato “
grande! “.
A quale delle tre reazione dare ragione o torto, forse a nessuna
delle tre perché l’unica realtà che conta è l’idea personale
che mi sono fatto per decidere di rinunciare alla 100 ^ firma.
Se
uno non ha problemi fisici e di salute, se uno ha tempo a
disposizione ( leggi è in pensione ), se uno non lo ha ma lo trova
rinunciando a fare altre cose ( leggi come il sottoscritto ), se uno
trova di che condividere l’idea con degli amici, se uno è
appassionato di natura in generale e dell’ambiente alpino in
particolare, se uno, come già detto, sente il bisogno di evadere
dallo stress di ogni giorno, se uno ha un minimo di volontà, se uno
ha tutte queste possibilità non farà fatica ad andare per 100
giorni consecutivamente fino a Bottazzo; potrà andarci anche 200
volte o anche di più, basta che ne abbia semplicemente voglia.
Da
quasi 40 anni vado in montagna e sono salito su diverse cime, perché
l’idea principale di chi va in montagna è quella di …conquistare
assolutamente una vetta e non semplicemente il godersi la montagna
standoci, in un bosco, sulla riva di un ruscello, sdraiato su un
prato a primavera, beandosi delle suggestioni di un ambiente
innevato. No! Bisogna salire la vetta del monte costi quel che costi.
L’Everest insegna, dove già sulla via normale hanno trovato la
fine tanti alpinisti che proprio per quel “
costi quel che costi “
non hanno né voluto né saputo rinunciare. In quasi 40 anni di
montagna tante volte ho preferito rinunciare alla conquista di una
vetta per riconquistare il diritto a tentarne la scalata la volta
successiva. Ma quanto mi è stata di peso quella rinuncia?
Assolutamente niente perché ero preparato anche a quella
eventualità. Quanto mi sarà di peso la mancata centesima presenza a
Bottazzo ? Niente, perché “…
se uno ha tutte queste possibilità non farà fatica ad andare per
100 giorni consecutivamente fino a Bottazzo; potrà andarci anche 200
volte o anche di più, basta che ne abbia semplicemente voglia. “
; ma avrà la forza di rinunciare a un passo dalla…vetta
? Bottazzo, come la montagna rimane al suo posto, sono io che mi
sposto a mio piacimento, che decido di morire a 1 metro dalla cima o
di andarci in altra occasione, quando mi sarà concesso. Ogni giorno
la vita ci riserva delle rinunce più o meno accettate, un amore
impossibile, un acquisto importante, una promozione facile, un
viaggio straordinario, un lavoro che, ahimè, viene a mancare; ma
quanto siamo disposti a mettere sul piatto pur di non perdere
l’oggetto del desiderio ancorché di necessità? La nostra vita?
Chissà, forse anche sì. Allora è meglio tenere da parte una
cartuccia, la centesima, chissà che non mi torni utile più avanti.
Amici,
vado a concludere ringraziandovi tutti della splendida compagnia, è
stato un viaggio stupendo.
Un
caloroso abbraccio
LUCIANO
COMELLI
C.A.I.-S.A.G.
MUGGIA
P.S.
: Venerdì 22 marzo, di mattina, sarò a Bottazzo per prendere un
aperitivo, se qualcuno ha piacere di farmi compagnia ci vediamo
intorno alle 11.00
Ripiego
il foglio formato A4 in modo che il Libro dei Pensieri possa
contenerlo e con la Pritt che mi sono portato appresso lo incollo;
così si consuma l’ultimo atto di questi miei 100 giorni a Bottazzo
ovvero penultimo perché, come scritto sopra, domani porterò i miei
pensieri da altra parte ma dopodomani sarò qui di nuovo per tenere
fede all’ idea che mi ha visto decidere di finire al 99°
giorno. Non ho avuto assolutamente alcun ripensamento anzi, mano a
mano che passavano i giorni dopo che mi era balenata l’idea, essa è
andata via via rafforzandosi e io a convincermi di fare quantomeno
una cosa sensata nella sua insensatezza. Qualcuno potrà dissentire o
non capire ma perché, certe cose bisogna averle nelle corde per
poterle sentire ed esternare. Va beh, è andata. Domani sarà
primavera intanto oggi pioviggina con temperatura sui 10°,
me la prendo comoda con gli ultimi bagnati click sulla Valle, tanto
l’obiettivo odierno oltre a quello di arrivare a Bottazzo è quello
di lasciare un saluto e un ringraziamento a tutti i compagni di gita,
di questa gita fuori porta che 100 giorni fa sembrava una cosa
impossibile se non assurda. In realtà a farmi compagnia c’era
gente scafata, già avvezza a queste performance dopo l’Anno del
Monte Carso e i 111 giorni del Concusso, quindi niente di che
meravigliarsi per l’esito grandioso di questa appassionante
escursione. Allora come d’accordo, domani si va a portare ogni e
qualsiasi altro pensiero da un’altra parte e senza adire a
confronti di sorta, sarebbe inutile, il cuore sarà ancora gonfio di
tutte le sensazioni possibili per questa emozionante cavalcata.
VENERDI’
22 MARZO 2013
Ed
eccomi qua come promesso, sono le 11.00 , seduto su una panca in
cortile consumo la solita dissetante Radler,
leggo IL PICCOLO e mi godo la solatia pace di Bottazzo oggi, 22
marzo, secondo giorno di primavera e giornata davvero primaverile.
Manco a dirlo ieri 21 marzo giornata splendida, ideale per delle foto
luminosissime, che invariabilmente ho fatto ma dalle parti di casa,
ritornando a calpestare sentieri famigliari, quelli della Penisola di
Muggia. WOW! So che ieri sera c’è stata una bellissima festa di
commiato qui in questo luogo, bravi ragazzi avete concluso nel modo
migliore anche le vostre mirate fatiche, un’ultima emozione da
vivere tutta in compagnia, altro che la mia selvatichezza. Ma oggi,
ennesimo giorno di Cassa Integrazione, cerco di spegnere i pensieri
negativi beandomi di questa pace e godendo dello splendore odierno,
migliore di quello di ieri, sembrava aspettasse me, anche perché
nulla è cambiato, tutto è rimasto come prima. Chissà se qualcuno
verrà a salutare la mia vezzosità? Ebbene sì, è proprio il buon
Fulvio de Muja, uno dei 6 con l’en plein, un amico, che di ritorno
da una …corsetta sul Taiano ha voluto
condividere con me questo mio giorno 99+ 1. Grazie Fulvio, anche per
l’SMS di ieri che mi hai mandato immediatamente attestandomi la tua
comprensione e grazie per la Radler
che hai voluto offrirmi in questa mattinata radiosa. Bene, adesso
posso tornare a casa e ben che soddisfatto. Arrivederci alla festa
finale dove tutti ci racconteremo tutto.
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